Bones and All: Luca Guadagnino ci racconta come è stato lavorare di nuovo con Timothée Chalamet
Nel nostro incontro con Luca Guadagnino abbiamo parlato anche di Timothée Chalamet e del suo lavoro in Bones and All
Uscito il 18 novembre nelle sale italiane, Bones and All è l’ultimo film di Luca Guadagnino in cui ritorna a lavorare, dopo il grande successo di Chiamami col tuo nome, con uno dei giovani attori più famosi degli ultimi anni: Timothée Chalamet.
GUARDA L'INTERVISTA COMPLETA
Su un set diverso a quello a cui siamo abituati (ovvero la cucina di “Casa Alò”), Guadagnino racconta a Francesco Alò come è stato dirigere di nuovo Chalamet che, per la prima volta, è anche produttore.
Noi abbiamo lavorato molto insieme dall’inizio, da quando gli ho mandato il copione. Abbiamo lavorato molto su evolvere il copione in una direzione in cui Lee non fosse la figura maschile protettiva di Maren, ma al contrario fosse quasi più fragile di Maren. Questo è stato proprio uno degli input grossi che ha dato Timothée al personaggio.
Quando tu giri un film sul set, non stai vedendo un film. Avendo tante cose a cui pensare e, soprattutto, cercando di tenere la barra del timone, segui l’istinto di quello che sta succedendo e navighi la nave al porto. Poi dopo ti rendi conto di tante cose che sono agite o sulle quali si è agito da tutti, da me, dagli attori e che nascono da un pensiero o anche dall’inconscio di quello che accade. Nel caso specifico ho visto fiorire da Timothée un’interpretazione molto dolente, molto commovente, di una solitudine estrema e di un’impossibilità estrema in questo personaggio di Lee che, a mio avviso, era come qualcosa che lui aveva bisogno di fare uscire fuori come attore. Contemporaneamente, ci sono gli aspetti estetici più esteriori. È importante sapere che un personaggio non può essere uguale all’altro. Un personaggio fatto da un attore non può essere uguale al personaggio precedente fatto da quell’attore con me. Ed è un gioco. Divertimento.
Capelli rossi e ribelli, camicie colorate aperte sul petto, jeans sdruciti. Il look di Chalamet è sicuramente iconico e, racconta Guadagnino che nasce…
…da un lavoro molto preciso e rigoroso della costumista Giulia Piersanti che ha molta ossessione per un momento specifico dell’America. Ha come avuto l’intuizione che Lee fosse il primo dei grunge.
Non solo Timothée Chalamet, ma un ricco cast che comprende Mark Rylance e l’astro nascente Taylor Russell di cui Luca Guadagnino parla nel resto dell’intervista che potete vedere abbonandovi a BadTaste+!