Bonelli: Intervista a Giovanni Talami, da Nick Raider a Morgan Lost

Abbiamo intervistato per voi Giovanni talami, artista poliedrico e attuale disegnatore di Morgan Lost

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Abbiamo incontrato per voi una delle matite più apprezzate dai fan di Morgan Lost: Giovanni Talami. Artista poliedrico, fumettista, cartoonist e designer, Talami è un nome ben noto ai lettori delle collane di Sergio Bonelli Editore, non solo in quanto parte del team creativo del nuovo personaggio di Claudio Chiavarotti, ma anche per le sue precedenti incursioni su Nick Raider, Magico VentoBrendon.

Ciao, Giovanni, benvenuto su BadComics.it!
Raccontaci della tua passione per il Fumetto e di come questa sia divenuta un mestiere.

In realtà, fin da giovane, sono stato appassionato soprattutto di moto! [ride] Chiavari è una piccola città, ma può vantare una Scuola di Fumetto e ha dato i natali a tantissimi autori. Vivendoci non puoi non respirare l'aria dei balloon, oltre a quella del mare. Così mi sono iscritto alla Scuola di Fumetto e successivamente sono entrato nella bottega di Renzo Calegari, che è stato un maestro incomparabile per me, con il quale ho avuto l'onore di lavorare nei primi anni della mia carriera professionale.

Ti sei occupato anche di altro, non solo di fumetti, vero?

Sì, è vero. Ho lavorato anche in ambito pubblicitario e per il mondo dei cartoni animati.

Hai debuttato in Bonelli su "Nick Raider", giusto?

Esatto. In realtà dovevo partire subito su "Magico Vento", ma non è raro cimentarsi prima con un altro personaggio. Le mie prove su quello di Claudio Nizzi avevano convinto ed è andata così.

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Poi è arrivato "Magico Vento", come dicevi. Com'è stata l'esperienza sul western atipico di Gianfranco Manfredi?

È stata una bella esperienza. Su "Magico Vento" c'era un ritmo produttivo abbastanza serrato perché le storie erano legate da una certa continuity e ci si trovava spesso in due a disegnarne una per averla pronta in pochi mesi. Io ero in coppia con Stefano Biglia, con il quale si è instaurata un'amicizia fraterna e con cui mi sono divertito tantissimo. I lettori e non solo, ci consideravano quasi un'entità unica e indivisibile! [ride]

Il western, con le sue ambientazioni specifiche e i cavalli, è un genere - a detta di molti artisti - tutt'altro che semplice da disegnare, ma rimane un tassello importante e ambito nella carriera di un disegnatore. Tu come ti sei trovato tra i cowboy?

Bene. Sono cresciuto nello studio di Calegari, che credo sia uno dei pochi autori che potrebbe riempire tovaglie di cavalli in tutte le posizioni. Ricordo che me li spiegò in maniera molto semplice, con questa frase: “Guarda Remington”. Basta. Io poi dovevo tradurre! Renzo è sempre stato molto ermetico. Un'altra volta ho capito la composizione delle vignette, perché avvicinandosi a me, mi ha detto: “Quelle teste... un po' più vicine”. Era uno che parlava poco, ma i suoi insegnamenti erano illuminanti e bastava vederlo all'opera per imparare tantissime cose.

L'unica difficoltà di "Magico Vento" è che si doveva prestare molta attenzione alla caratterizzazione dei personaggi rifacendosi a film piuttosto particolari. Ma il tutto era molto divertente, comunque. Adesso, con "Morgan Lost" lo è ancora di più.

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A tal proposito, come sei stato coinvolto nel nuovo progetto guidato da Claudio Chiaverotti?

Dopo "Magico Vento" ho iniziato a disegnare "Brendon". Da quando l'ho conosciuto come lettore su "Dylan Dog", ho sempre avuto il sogno di poter lavorare con Claudio – se legge ‘sta cosa, so già che mi prenderà in giro! – perché sono cresciuto con le sue storie e le ho sempre trovate intriganti, anche da disegnare. Quindi ho fatto alcune prove per "Brendon" e ho cominciato a lavorare con Claudio, trovandomi subito bene da ogni punto di vista, dalle sceneggiature al suo modo di fare.

Sono stato fortunato, in realtà, perché finora ho lavorato con grandi scrittori, e, anche se molto diversi tra loro, mi sono sempre trovato a mio agio. In fondo basta capire cosa vogliano raccontare e sapersi adattare un pochino.

Dopo "Brendon", Claudio mi ha chiamato per parlarmi di un nuovo progetto e dicendomi che Alessandro Poli aveva realizzato già un certo numero di studi dei soggetti, dai palazzi a "Morgan Lost" stesso (in quel momento aveva i capelli più corti). Mi ha chiesto se avevo alternative da proporgli sui capelli, e tutto è iniziato da lì. La cosa più imbarazzante, per me, è che sono stato il primo del team creativo a cominciare con le tavole vere e proprie. Per qualche mese mi sono sentito leggermente spaventato, per non usare dei termini più coloriti, e mi sono sentito pure un po' solo! [ride]

Alessandro aveva fatto un lavoro grandioso, ma è chiaro che quando devi passare dagli studi a far muovere e respirare i personaggi, a farli interagire con il loro mondo immaginario, bisogna sapere creare l'atmosfera giusta. Io avevo sempre dei dubbi pazzeschi! Claudio però era rimasto soddisfatto e mi aveva subito incoraggiato e rasserenato con frasi del tipo: “Ti affido il mio secondogenito”. [ride]

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Tra l'altro, il tuo albo è stato il secondo in ordine di tempo, "Non Lasciarmi": fondamentale nell'introdurre il protagonista, il suo passato e il suo mondo. Sapevi fin dall'inizio della tricromia, dell'inusuale colorazione in bianco, rosso e nero?

Sì, lo sapevamo, ma la cosa era ancora in fase di studio, per poter capire come renderla al meglio.

Da parte tua ha richiesto un approccio diverso a livello tecnico rispetto a un classico bianco e nero?

Ritengo che un fumetto come "Morgan Lost" debba avere un disegno supportato dal nero, o comunque dalle tinte scure. Mi sono quindi limitato a disegnare come se si trattasse di un bianco e nero privilegiando quest'ultimo. In sostanza è stata la stessa cosa per me, come disegnare un albo in bianco e nero. Non ero in grado di fare quest'ulteriore sforzo dopo aver disegnato l'ennesima finestra di un palazzo. [ride]

Essendo stato il primo, gli altri disegnatori mi ringraziavano e facevano riferimento a me, ma riuscivano a fare molto meglio di me, e io ho finito con il rifarmi a loro, in seguito. Non sono loro che devono ringraziare me, ma io loro! Ci siamo fatti scaletta l'un l'altro e siamo diventati un gruppo davvero affiatato, creando un clima bellissimo tra noi. Penso che "Morgan Lost" stia crescendo con noi.

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Ti lasciamo chiedendoti qualche anticipazioni sui lavori in cui sei impegnato al momento.

In realtà non ho cominciato con il numero 2 di "Morgan Lost", ma con quello che è diventato il 20° episodio, "Sogni di qualcun altro", uscito in edicola lo scorso mese. Contiene le pagine di cui vi dicevo sopra, le più sudate e le più spaventate, per cui... abbiate pietà! [ride]

Per il resto, sto dedicando anima e corpo a "Morgan Lost"… sto lavorando alla mia terza storia che dovrebbe uscire a fine anno, nonostante mi sia da poco lasciato alle spalle il trasloco di casa! [ride]

Foto di Silvia Agar

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