Ben Stiller a Roma parla dei Sogni Segreti di Walter Mitty

Arrivato a Roma per la promozione di I sogni segreti di Walter Mitty, il regista e protagonista si è lasciato andare alle lodi dell’analogico e le sue paure dell’era digitale...

Critico e giornalista cinematografico


Condividi

Alla quinta regia Ben Stiller sposta l’asticella più in alto. Già l’aveva fatto con Tropic Thunder, realizzando un film tecnicamente molto più complesso dei precedenti, in I sogni segreti di Walter Mitty prende quella complessità per realizzare una trama drammatica, a partire da una sceneggiatura che adatta una storia breve del 1939, già vista al cinema in Sogni proibiti (del 1947) di Norman McLeod.

Arrivato a Roma Stiller, come sempre, non somiglia ai suoi colleghi comici: è molto dimesso, non certo antipatico ma nemmeno protagonista della scena, risponde con frasi brevi e tende a non allontanarsi mai troppo dai due-tre concetti chiave che ci tiene a raccontare.

E’ insomma difficile farlo uscire dal seminato e sembra essere arrivato già sapendo cosa avrebbe detto.

Ogni volta che fai un film è come se ti mettessi a disegnare dove sei nella tua vita in quel preciso momento. In questo caso mi sono spinto in territori per me lontani e inesplorati, che è quello che dovrebbe fare ogni volta un regista, dovrebbe andare in territori che lo mettono alla prova.

Questa volta l’umorismo è davvero ai margini...

E’ stata la storia a determinare quale sarebbe stato lo stile del film, quest'uomo che per tutta la vita ha guardato foto di altre persone che fanno cose incredibili senza fare nulla meritava un tono più cinico dei miei altri film. Nel montarlo e nel farlo vedere è stata una novità per me non dovermi basare sulle risate che solitamente sono il mio metro. Invece dovevo capire le emozioni della storia e la capacità di trasmetterle.

Non crede che la foto che Walter insegue per tutto il film alla fine si veda per troppo poco tempo?

Ho pensato che si vedesse per un tempo sufficiente per capire cosa fosse, non volevo tenerla poco mi sembra la durata giusta.

Nel film il personaggio va molto sullo skate, è una cosa che appartiene alla sua esperienza?

Sono cresciuto facendo skate a New York da quando ho 10 anni. Non sono un grande skater come si vede nel film ma è davvero parte della mia giovinezza e quest'estate ho cominciato a insegnare a mia figlia come fare.

Il film parla molto di come il mondo di oggi ci alieni gli uni dagli altri, lei pensa sia così?

Per me uno dei temi del film è connettersi agli altri e con te stesso. I sogni ad occhi aperti di Walter sono una parte importante della sua vita, perchè lo mandano avanti ma contemporaneamente lo bloccano dal connettersi con gli altri. Nel mondo di oggi che è passato dall'analogico al digitale è difficile entrare in contatto e Walt si è ritirato in questo senso. Ma il concetto di uscire e fare qualcosa davvero, avere una vera avventura per il mondo di oggi è una novità e spero che i più giovani possano sentire un legame.

Questo film parla anche molto del tramonto dell’era della carta e dell’arrivo del digitale, che è qualcosa che tutti stiamo subendo sulla nostra pelle. Lei che ne pensa?

Io ricordo tutti i passaggi dell'arrivo dell'era digitale dal Pong (che eccitava tutti) in poi. Insomma la mia generazione ha vissuto tutto il passaggio potendo vedere come ha influenzato la maniera in cui riceviamo le informazioni. Il fatto che abbiamo moltissime informazioni accorcia il nostro potenziale di attenzione, siamo molto distratti e io in primis sono una vittima di questo. Dunque il film è anche un po' sul cercare di creare una memoria di ciò. Walter è uno che si è preso cura della pellicola, un supporto che sta scomparendo e io me ne dispiaccio. L’ho voluto girare in pellicola a tutti i costi.

Cosa dice ai Walter Mitty del mondo?

Dico che per il personaggio i sogni ad occhi aperti sono molto importanti e nel film alla fine è la sua immaginazione a dargli la forza di fare un passo importante nel mondo vero. Prende il coraggio dalla sua fantasia e per me era un elemento importante della storia, perchè spiega quanto tutto ciò che lo blocchi sia importante per lui. Dunque consiglio ad usare sempre l'immaginazione ed essere creativi anche là dove si fa un lavoro che non richiede creatività.

Com’è venuta l’idea della battaglia con mr. Muscolo?

E’ stata una cosa a cui abbiamo lavorato in tanti per mostrare quanta rabbia walter abbia verso il suo capo, rabbia che non può mostrare nella vita, e ci è piaciuto metterla nel contesto di New York e nello stile dei supereroi.

Si è ispirato al film Sogni proibiti?

L'originale era una commedia musicale da un periodo in cui le commedie musicali erano le migliori di sempre. Il motivo per cui ho voluto fare questo è perchè lo script è più vicino alla storia originale del 1939, più vicino alla nobiltà di quest’uomo comune che nessuno vede ma ha della grandezza dentro di sè. In nessun senso volevo rifare quel che è stato già fatto.

 

Continua a leggere su BadTaste