Bedelia: Leo Ortolani ci parla della genesi della storia e del finale alternativo
Abbiamo parlato con Leo Ortolani, che ci ha raccontato le origini della storia e il finale alternativo del suo nuovo fumetto Bedelia
Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.
Leo Ortolani - Bedelia è nato perché volevamo fare qualcosa di inedito per accompagnare la ristampa di Venerdì 12, che conoscono in tanti. Davanti a me avevo due strade, quella semplice e quella difficile. La semplice era fare una storia con Aldo e Giuda, magari in versione Fantasma dell'Opera, ce l'ho nel cassetto da tanti anni. La difficile era pensare qualcosa che fosse legato a Venerdì 12 ma anche autonomo. Non volevo realizzare un Sabato 13, raccontando cos'era successo dopo il "Vissero felici e contenti"... sappiamo che non è sempre così, in una coppia possono esserci dei problemi. Ho deciso di puntare l'attenzione invece su Bedelia, perché in Venerdì 12 lei è sostanzialmente un quadro.
L'idea era interessante, perché io non sapevo niente di lei, avevo voglia di scoprire come fosse la sua vita e cosa le era successo nel frattempo. Erano le 3 di notte, ho iniziato a segnarmi sul cellulare alcune idee e gag. Ho anche dei quaderni in cui mi scrivo tutte le battute quando mi vengono in mente, così posso pescarle da lì se mi servono... anche se poi non li uso mai. Ho preso questa abitudine tanto tempo fa, ero in autobus e mi venne in mente una bellissima battuta, ma non sapevo dove scriverla e così me la sono scordata. Da allora ho iniziato a segnarmele.Dalla conclusione di Venerdì 12 sono passati sedici anni, sono tanti. Per la mia esperienza, dei miei amici e delle coppie che conosco, a volte ci sono delle cose che non funzionano oppure hanno bisogno di un momento strano in cui si riparano. Ho deciso di mettere Aldo in una fase particolare della sua vita, in cui da una parte capita di ripensare alla vecchia fiamma mentre dall'altra c'è la persona con cui hai deciso di costruire il resto della tua vita. Però non mi interessava molto di Aldo... esattamente lo stesso sentimento che prova Bedelia.
Aldo incontra brevemente Bedelia e questo fa sì che la sua vita prenda una direzione particolare, anche se in quel momento lei è già morta. È un po' come nei film di Frank Capra, dove un angelo porta un personaggio a salutare per l'ultima volta i luoghi e le persone importanti per lui. Qui Bedelia vuole mettere fine alle fantasie di Aldo, ma lui potrebbe essere uno qualsiasi dei suoi altri amanti; così facendo lei si redime, questo è l'unico aggancio che ho voluto inserire con Venerdì 12. Avrei potuto inserire un altro uomo, ma era divertente osservare questa dinamica, a distanza di sedici anni. Negli appunti che avevo preso alla fine c'era anche un'apparizione di Dulcistella, ma poi l'ho esclusa: chissenefrega, quelli sono affari di Aldo e questo non è il libro di Aldo.
Di Bedelia non sapevamo nulla, gli unici racconti su di lei erano anche distorti dal desiderio di vendetta di Aldo. Quando mi è apparso il titolo in testa, sono stato colpito dalla curiosità morbosa di scoprire cosa fosse successo a questa donna. Scoprire come una donna così terribile conducesse la propria vita. Il fatto che alla fine muoia è un elemento importante, perché volevo che entrasse nella leggenda, come Marylin Monroe, James Dean o Kurt Cobain. Lei non può invecchiare, quindi questo era l'unico modo in cui rimarrà in eterno quella dei suoi manifesti, il tempo non la scalfirà. Le ho donato la bellezza eterna.
Vivere una certa vita, avere delle figlie... cambia il modo in cui vedi le cose. In questo caso, ripensando alla storia con la "mia Bedelia", quella vera, non era tutta colpa sua se ci eravamo lasciati, anch'io ero insopportabile. Col tempo diventi più compassionevole nei confronti delle persone e del genere umano, hai più consapevolezza, le capisci di più. Ognuno di noi ha delle guerre personali che sta combattendo. Quando sei giovane sei talmente concentrato su te stesso, che certe cose non le vedi. Se una ti fa del male, automaticamente è una stronza. Ma è perché a quell'età non riesci a vedere tutte le sfaccettature, come invece può fare una persona più matura. Quindi forse Bedelia non era una stronza, ma semplicemente una persona sola. Si comporta da dura perché la vita è stata dura con lei. Ma dentro ha qualcosa che vale la pena mostrare, l'ho fatto emergere per un attimo, prima che si spegnessero i riflettori su di lei.
Nella scena del tassista andava ancora peggio, ho cambiato alcune parole. Lei ne usciva scottata anche se era abituata a scontrarsi con ogni tipo di "ammiratore", perché in questo caso c'era di mezzo una violenza. Ho deciso di cambiare perché non mi sembrava giusto che subisse qualcosa di simile, le avrei fatto troppo male, non volevo essere troppo cattivo. Quando lei commenta la cosa, nella prima versione c'erano delle frasi diverse, alla fine ho voluto evidenziare il suo spirito di lotta.
Nella prima stesura mentale c'era qualcos'altro che portava avanti la storia di Bedelia: l'arrivo di un figlio. Sarebbe stato divertente, una sorta di viaggio on the road per la città alla ricerca del padre, chissà chi è tra i tanti? Solo che era un elemento difficile da portare avanti per me, perché noi abbiamo adottato le nostre figlie, quindi non ho vissuto con mia moglie delle gravidanze, non avevo il punto di vista di chi osserva una donna che sta per avere un bambino. Non mi bastava avere racconti di amici e parenti, così ho scartato questa idea, anche se avevo già pensato anche al finale, in quella famosa notte alle 3. Tutto ruotava attorno al fatto che Bedelia non avesse un cuore, durante la storia si vedeva proprio un elettrocardiogramma piatto, come se fosse un mostro. Nel momento in cui l'elettrocardiogramma ha un battito si scopre che non è il suo ma quello del feto. Però era un discorso più complesso che non sarei riuscito a gestire.