BAO Publishing: Jordi Lafebre ci parla del suo lavoro per Un'estate fa | LuccaCG19

Grazie a BAO Publishing, a Lucca Comics & Games 2019 abbiamo avuto il piacere di intervistare Jordi Lafebre, disegnatore di Un'estate fa

Nella vita spaccio libri e fumetti e mangio piadina e refusi.


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In occasione di Lucca Comics & Games 2019 abbiamo incontrato Jordi Lafebre, illustratore di Un’estate fa, serie scritta da Zidrou di cui BAO Publishing ha da poco proposto il primo volume.

La storia segue le vicende di Pierre, un fumettista belga, e della sua famiglia. I primi tre capitoli contenuti nel cartonato vanno a ritroso nel tempo per raccontare tre estati della vita di questa famiglia così particolare e allo stesso tempo così simile a tante altre…

Con il disegnatore abbiamo parlato del lavoro di creazione della serie svolto assieme allo sceneggiatore Zidrou, delle fonti di ispirazione e del mondo del Fumetto spagnolo, dal quale proviene.

Ringraziamo Lafebre e la casa editrice milanese per la disponibilità.

Ciao, Jordi, e benvenuto su BadTaste.it!
Come ti sei appassionato al Fumetto? E quando hai deciso di fare della tua passione un lavoro?

Un'estate fa, copertina di Jordi Lafebre

Ciao a tutti, sono Jordi Lafebre, vengo da Barcellona e non ho deciso io di fare questo lavoro! [Ride] Quasi tutti i bambini disegnano stando stesi per terra, e uno dei miei primi ricordi è legato a questo. Mio nonno una volta disse: “Questo ragazzino è tranquillo solo quando disegna”, ed è una cosa che mi è sempre rimasta in testa. Sono una persona piuttosto nervosa, ma il disegno è ciò che mi rende sereno. Sono stato un artista per praticamente tutta la vita.

Per quanto riguarda il quando, mi sono innamorato di fumetti e animazione. Quando ero bambino trovavo interessante tutto ciò che aveva a che fare con l’arte. Verso i diciassette anni, ero già un fumettista e avevo iniziato a creare i miei personaggi. Per la mia intera famiglia era ormai ovvio che avrei seguito questa strada. E soprattutto... non sono in grado di fare altro! [Ride] Per cui, fare questo è okay per me.

Quando hai conosciuto Zidrou e quando avete deciso di collaborare per creare la serie “Un’estate fa”?

Innanzitutto, ho cominciato la mia carriera come fumettista in Spagna, ma quello è un mercato piuttosto difficile, quindi stavo cercando nuove opportunità, magari in Francia o negli Stati Uniti. Per me, all’epoca, aveva molto fascino l’idea di lavorare in Francia, e nello stesso periodo – ti parlo di dodici o quindici anni fa – Zidrou stava cercando nuovi artisti in Spagna, perché riteneva che avessero un'energia diversa e un nuovo modo di lavorare.

Ci siamo conosciuti in maniera molto casuale, bevendo una Coca Cola a un festival del Fumetto a Barcellona – come questo, non così grande ma comunque piuttosto grande – e abbiamo cominciato a parlare, accorgendoci che stavamo cercando le stesse cose nei fumetti e che avevamo interesse per lo stesso genere di storie e di personaggi. Poi abbiamo cominciato a lavorare insieme.

Il primo fumetto su cui abbiamo lavorato è una raccolta di storie brevi, poi abbiamo lavorato alla nostra prima opera che ha riscosso un certo successo in Francia, “Lydie”, che è pubblicata anche in Italia da Comma22. Da lì abbiamo ritenuto di essere abbastanza conosciuti dal pubblico e di poter continuare a lavorare insieme. E siamo arrivati a fare “Un’estate fa”.

Quali sono le dinamiche dietro la vostra collaborazione: vi date consigli a vicenda oppure la fase di scrittura e quella del disegno sono completamente separate?

Un'estate fa, pagina 10

In fase di creazione della storia abbiamo parlato tanto, davvero tanto. Abbiamo creato la serie insieme discutendo moltissimo tra noi. Ci siamo seduti a un tavolo, abbiamo cominciato a discutere di cosa volessimo fare con questa storia e abbiamo avuto la sensazione che quel che desideravamo raccontare non fosse già presente nel mercato, in quel periodo.

Abbiamo parlato per tre giorni di fila e, alla fine di quel weekend, avevamo la sensazione di aver già in mano qualcosa a proposito della famiglia, della vacanza e dell’energia positiva e luminosa che volevamo dare alla storia. Zidrou ha dunque cominciato a scrivere la sceneggiatura. Anche quando è tutta definita, mi prendo una certa libertà nella visione dei personaggi: non cambio mai le loro battute, ma mi capita di modificare il clima delle sequenze grazie alle loro espressioni o alla loro gestualità. Zidrou è consapevole di questo ed è d’accordo. Dunque, all’inizio parliamo tanto, poi ci diamo a vicenda un sacco di libertà.

Come ti sei trovato a lavorare su personaggi che vengono rappresentati in diverse fasi della loro vita, il cui design cambia con l'avanzare dell'età?

È stata una sfida. Ogni artista ha l’obiettivo di conoscere perfettamente i propri personaggi, e questi mi hanno portato a dover prendere in considerazione ogni fase della loro vita. Per farlo ho preso spunto dalle persone che conosco nella vita reale, ho osservato l’evoluzione del loro aspetto nel corso del tempo e poi l’ho messa nel fumetto. Mado è ispirata alla mia vera moglie, mentre Pierre, il padre, è il mio vero padre. Quindi, prendo ispirazione della realtà per due ragioni principali: la prima è che posso disegnarli più facilmente e l’altra è perché sento di conoscerli, e quindi posso mettere delle cose di me stesso in loro. Ogni componente della famiglia è qualcuno che ho conosciuto e io, come artista, posso immaginare come invecchieranno… È una sfida, ma è anche piuttosto tenero trovarsi a farlo.

Una delle cose che colpiscono di più di “Un’estate fa” è il modo in cui hai rappresentato le atmosfere estive. Posso chiederti da dove hai preso l'ispirazione?

Un'estate fa, pagina 19

Be’, sono di Barcellona! Diciamo che l’estate lì è nove mesi all’anno! [Ride] Però, voglio provare a rigirare la questione e raccontare che tempo fa stavo lavorando a un’altra serie ambientata in Belgio. Ho preparato le tavole per l’editore, il quale mi aveva risposto che, sì, avrebbe pubblicato il fumetto, che lo trovava bello ma che dovevo studiare la luce in Belgio! Perché il tipo di luce che avevo disegnato è solo sul Mediterraneo, solo a Barcellona, mentre in Belgio non c’è quel tipo di luce!

Perciò le luci, le atmosfere e le sensazioni [di “Un'estate fa”] vengono tutte dai luoghi in cui sono cresciuto, e diciamo che per me è davvero difficile disegnare qualcosa di diverso, mentre quegli elementi mi vengono spontanei, perché è come se fossero già dentro di me, quei colori sono già nella mia testa.

Nella storia sono citati numerosi brani musicali: mentre lavori, ascolti della musica? Quella che hai ascoltato mentre disegnavi questo fumetto è simile a quella che c’è nel libro?

Non disegno mai in silenzio. C’è sempre della musica attorno a me, e non ascolto neanche la radio, ma solo musica, che può essere classica, Pop, Jazz o di qualsiasi genere... che sia però affine alla storia.

Ci sono degli autori o delle canzoni particolarmente legati a questa serie?

Quando lavoro a un libro, ho bisogno di qualcosa che accompagni le atmosfere di quello che sto disegnando, quindi se trovo un album che è particolarmente adatto posso ascoltarlo anche centinaia di volte di fila! Poi mi rimane nella testa e mi aiuta a procedere con la storia.

La serie è attualmente in corso… Avete già pianificato quando finirà?

No, non abbiamo pianificato la fine. È una serie aperta, e per adesso abbiamo in mente sei volumi [il corrispettivo di due di BAO - NdR]. Abbiamo intenzione di continuare a seconda di come ci sentiremo in proposito.

Ora ti farei una domanda a proposito del mondo del Fumetto in Spagna…

È difficile.

Volevo proprio chiederti con che aggettivi descriveresti la scena fumettistica spagnola, ma mi hai anticipato.

Un'estate fa, pagina 25

È ironico perché in Spagna c’è una grande tradizione di lettori, editori e artisti, ma… Devi sapere che il mercato del Fumetto era molto florido e popolare negli anni della dittatura in Spagna, e quando questa è terminata il pubblico ha cominciato a percepire i fumetti come qualcosa di legato al periodo del regime. C’erano solo dei fumetti underground che tentavano di combattere la mentalità legata al regime dell’epoca, ma poi sono scomparsi del tutto e il pubblico se n’è andato. Quando parlo a coloro che sono della generazione di mio padre – non a mio padre nello specifico, perché conosce me! – pensano che i fumetti siano solo una cosa per bambini o per persone molto anziane, con una mentalità antica.

Ora si sta provando anche lì a proporre al pubblico nuove tematiche attraverso le graphic novel, che rimangono comunque non troppo popolari: sono percepite come qualcosa per gente intellettuale, non per tutti. In ogni caso, la Spagna non è un Paese di lettori - anche per quanto riguarda i romanzi - e il loro numero sta calando. Quindi, per tante ragioni, è difficile continuare a fare fumetti lì, anche se ci sono tanti “ribelli” che continuano a tenere il mercato in vita, ma riuscire a farlo diventare più grande sarà dura.

Ultima domanda! Oltre a “Un’estate fa”, stai lavorando a qualcos’altro?

Sì, sto lavorando a una graphic novel da solo, ed è una storia d’amore.

Jordi Lafebre, Lucca Comics & Games 2019

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