BAO Publishing: Flavia Biondi ci parla di accettazione di sé con Le maldicenze
Abbiamo incontrato virtualmente Flavia Biondi per parlare di Le maldicenze, la sua ultima graphic novel edita da BAO Publishing
Giovedì 10 giugno è uscito Le maldicenze, la graphic novel firmata da Flavia Biondi, pubblicata da BAO Publishing.
Le maldicenze raccoglie due storie autoconclusive: Barba di perle e L’orgoglio di Leone, scritte da Biondi quasi dieci anni fa, e originariamente pubblicate dall'editore Renbooks. Entrambe esplorano il modo in cui il giudizio da parte della società può influenzare la capacità degli individui di accettare sé stessi, la propria identità.
La seconda, L’orgoglio di Leone, è invece la vicenda di Thomas, un trentenne in carriera prossimo a una promozione sul lavoro, con annesso trasferimento da Siena a Milano, e a un matrimonio con la sua fidanzata. Anche Thomas ha un segreto: tramite un’applicazione di incontri ha settimanalmente appuntamenti con dei ragazzi. Durante una di queste serate conosce Leone, un giovane che lo costringerà a confrontarsi con il suo orientamento sessuale e la sua omofobia interiorizzata.
Durante la presentazione del suo volume, Flavia Biondi ha parlato in primo luogo del tema centrale del suo fumetto: l’accettazione di sé. L’autrice ha sottolineato come, pur essendo un argomento sempre attuale per la comunità LGBTQ+ e non solo, nei dieci anni trascorsi dalla nascita di queste due storie sono cambiate tante sfumature nella società e nel modo in cui questo tema può essere affrontato. Se dovesse riscrivere le vicende di Santo e Thomas, oggi, userebbe espedienti diversi, modi più attuali per poter trasmettere lo stesso messaggio.
Le due storie riproposte da BAO Publishing, però, non risentono del passaggio del tempo. Seppur con un tratto più acerbo, tavola dopo tavola si può godere dello stile di disegno inconfondibile dell’artista e della sua sensibilità nel rappresentare i sentimenti umani, arricchita da quella che è stata, citando le sue stesse parole, la giovanile “urgenza” di raccontare di certe tematiche.
Biondi si è soffermata anche a spiegare la scelta di utilizzare personaggi maschili per esprimere quelli che, nell’introduzione al volume, sono definiti come “pezzi” di lei, “cocci rotti” della sua persona. La risposta risiede sia nelle necessità narrative sia nell’idea che potesse essere di maggior impatto raccontare le fragilità degli uomini, meno avvezzi – per pregiudizio e consuetudine – a mettere a nudo i propri sentimenti. Di recente, però, a partire da Mia, protagonista di La giusta mezura, l’autrice ha lavorato a varie opere con personaggi femminili: la già citata Ruby Falls, la Casa delle magnolie, fumetto a cui sta attualmente lavorando per BAO Publishing, e altri due progetti che hanno entrambi protagoniste femminili.
Abbiamo colto l’occasione per porle a nostra volta una domanda a proposito delle ambientazioni dei suoi fumetti, delle quali fornisce sempre scorci realistici, capaci di restituire la sensazione di camminare per le strade delle città:
Una delle caratteristiche che più salta agli occhi dei tuoi lavori sono le ambientazioni. Nei tuoi fumetti ci sono spesso scorci delle città in cui le storie sono ambientate. Il tuo primo fumetto che abbia mai letto è stato “La generazione”, che fa parte della collana di BAO Publishing chiamata “Le città viste dall’alto”, presentata come una serie di storie “che non potrebbero succedere altrove ma potrebbero succedere a te”. Volevo quindi chiederti: pensi che le tue storie potrebbero accadere davvero solo nel luogo in cui le hai ambientate? E quanta influenza ha l’ambiente sugli eventi che narri?
Biondi – Penso possano accadere anche in altri luoghi, sempre che siano assimilabili a quello della storia. “La generazione” è ambientata in un piccolo paesino e non sarebbe la stessa storia se fosse in centro a Milano. Per quanto riguarda “Barba di perle” e “L’orgoglio di Leone” sono due fumetti che potrebbero essere ambientati ovunque. Io tengo in modo particolare a dare una collocazione precisa perché, oltre ad avere un amore per gli edifici storici e trovare sempre una scusa per inserire nei miei lavori cose che mi piacciono esteticamente, amo percorrere e vivere le città che racconto.
In maniera fantasiosa, immagino i miei personaggi che fanno delle cose quotidiane vivendo la loro città, e quindi conoscere questi posti in prima persona mi permette di avere questo approccio, che è molto difficile utilizzando solo Google Maps. Ho dovuto fare affidamento a Maps per “Ruby Falls”, anche se è ambientato in una città immaginaria, perché ho preso come riferimento alcuni piccoli paesi americani.
Quando è possibile cerco sempre di andare di persona nei luoghi, perché mi piace scoprire scorci o posti che mi ispirano a raccontare la storia. Questo è successo in particolare con “La giusta mezura”, che è ambientato a Bologna, la città in cui vivo. Ho passeggiato per giorni in ogni stradina per trovare ispirazione; la casa dove vivono i protagonisti esiste davvero, e anche quella di “L’orgoglio di Leone” è una vera casa in una via di Siena.
Io vado in questi posti e scatto delle foto… Al tempo di “L’orgoglio di Leone” era il 2009 e non avevo neanche uno smartphone, perciò usavo una macchina fotografica digitale come un turista e fotografavo le case delle persone anziché il palio!!
Mi piace rubare nei luoghi reali per poi portarli nei libri.
Ringraziamo ancora l'autrice e BAO Publishing per la disponibilità.