BadTaste.it intervista Dardano Sacchetti, sceneggiatore degli horror di Lucio Fulci

Abbiamo intervistato il leggendario sceneggiatore dei classici horror di Lucio Fulci, nonché co-ideatore, insieme a Umberto Lenzi, di Er Monnezza...

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A metà ottobre abbiamo dedicato un articolo al restuauro in alta definizione del capolavoro del cinema dell'orrore italiano Zombi 2, l'horror artaudiano di Lucio Fulci, seguito "apocrifo" dello Zombi romeriano di cui manteneva solo il titolo abbandonando del tutto la critica politica per concentrarsi sull'orogine tropicale dei non-morti.

Il film di Fulci era stato sceneggiato da Dardano Sacchetti e sua moglie Elsa Briganti. Sacchetti, nato nel 1944 a Montenero di Bisaccia (località molisana che sei anni dopo avrebbe dato i natali anche a uno degli attuali protagonisti della scena politica italiana, ovvero Antonio Di Pietro), è uno dei capisaldi del cinema italiano.

Oltre ai classici di Lucio Fulci come Zombi 2, Paura nella Città dei Morti Viventi, ...E tu vivrai nel Terrore! L'Aldià e Quella Villa Accanto al Cimitero, si devono al lui le sceneggiature del Gatto a Nove Code di Dario Argento e Reazione a Catena di Mario Bava, il padre degli slasher movie senza il quale Jason Voorhees and co. forse non sarebbero neanche esistiti.

Sacchetti è anche il co-ideatore, insieme a Umberto Lenzi, dell'iconico Er Monnezza di Tomas Milian, personaggio apparso per la prima volta nel Trucido e lo Sbirro (1976), senza contare 1990: I Guerrieri del Bronx, I Nuovi Barbari e Fuga dal Bronx, i film post-apocalittici scritti per Enzo G. Castellari. Non vogliamo stare qua a ribadire l'ovvio, ma Dardano Sacchetti è, come si suol dire, un artista che sa il fatto suo e per BadTaste.it è stato davvero un onore poter parlare con lui del cinema di genere italiano e di un mucchio di altri argomenti in questa intervista decisamente... badass che vi proponiamo a seguire.

Sarò diretto: perché noi italiani arriviamo spesso dopo tutti gli altri? I suoi film all'epoca sono stati incensati dalla critica cinematografica francese, hanno cresciuto un paio di generazioni di registi americani e inglesi, penso agli ovvi nomi di Robert Rodriguez, Quentin Tarantino, Eli Roth o Edgar Wright, mentre i nostri “esperti” negli anni settanta e ottanta, con l'abituale puzza sotto il naso, parlavano generalmente di cinema di bassa lega. Come viveva al tempo questa situazione schizofrenica da nemo propheta in patria?

Noi non arriviamo mai dopo gli altri. O arriviamo per primi o non arriviamo per niente. Il cinema in Italia non è più, come invece era una volta, una struttura portante della cultura, dell'intrattenimento, dello spettacolo e perfino dell'economia. Il cinema oggi è un optional che riguarda poche, pochissime persone, ma la chiave per capire ciò sta nel fatto che in italia si ama solo ciò che è molto popolare e poco raffinato e si amano soprattutto tematiche "familari". Questo si vede molto in tv, ma anche nelle commedie e nei cinepanettoni dove al centro ci sono sempre intrecci familiari: fratelli, mogli brutte e gelose, la prima ragazza... Al tempo me ne fregavo della critica, perchè la mia scelta è stata una scelta politica di fare un certo cinema per andare contro una "poetica" generale imposta da duemila anni di chiesa cattolica e spolverata dal populismo di sinistra.

Ribaltando il discorso, questo amore recente che si è tramutato anche in operazioni di revival tipo Il ritorno del Monnezza, che fonde insieme le caratteristiche del suo Monnezza e di Nico Giraldi, il seguito dell'Allenatore nel Pallone e simili, non equivalgono un po' a voler grattare il fondo del barile con pellicole che non possono neanche lontanamente essere paragonate agli originali?

No, nessun grattare, nessuno spreca soldi e fatica per grattare, semplicemente sono operazioni non riuscite che potevano invece andare bene. Uno dei motivi per cui non sono riuscite è la decontestualizzazione, è come accendersi una sigaretta in anni in cui il fumo è stato criminalizzato, è stata solo una ingenuità fare quei film.

Mentre scrivevo l'articolo sulla riedizione in Blu-Ray Disc di Zombi 2, con tanto di proiezioni speciali in digitale 2k organizzate in alcuni cinema negli Stati Uniti, ho dovuto sedare la rabbia: possibile che il recupero e il restauro di alcune pellicole di spicco del nostro cinema debba necessariamente passare per mani non italiane? Cioè, a onor del vero, parte dell'authoring di questa edizione è stata fatta in Italia, ma comunque su iniziativa statunitense, o sbaglio?

In America amano l'horror, il fantasy, il thriller ecc... fa parte della loro tradizione popolare. In America hanno premiato con 4 oscar Il Silenzio degli Innocenti, da noi ai David di Donatello non hanno mai premiato neanche una volta gli effetti speciali, la musica o la fotografia di un film di genere, eppure tutti sanno che queste discipline danno il meglio in quegli ambiti. Il problema sta nel fatto che l'italia non ama l'horror: Zombi 2 andò così così nel 79 quando uscì in Italia, nessun film di Fulci ha mai superato il miliardo e mezzo di lire d'incasso (solo Argento ha fatto incassi superiori) e poi nella nostra nazione la pellicola non è stata capita sia perchè sembrava una scopiazzatura di Romero, sia perchè parlava di morti viventi, ovvero spazzatura... in America, al contrario, il film ebbe un notevole successo quando uscì con un incasso notevolissimo, milioni e milioni di dollari.

Cosa differenzia Zombi 2 e più generalmente l'horror suo e di Lucio Fulci da quello di altri suoi colleghi più o meno contemporanei?

La contaminazione, la trasversalità attraverso i generi... a me piaceva molto la beat generation, conoscevo le teorie del fold-in e del cut-up di William Borroughs... mescolai elementi horror con elementi avventurosi, thriller, perfino western... Fulci ci mise del neorealismo disperato, niente favola, niente saga all'americana, cupo realismo...

Quale era la vera forza del cinema italiano di genere?

La cialtronaggine geniale, cosa in cui siamo specialisti... il nostro viene spesso definito cinema di artigiani, ovvero di non professionisti, ma di gente che improvvisa... all'epoca di Zombi 2 nessuno sapeva cosa fossero gli zombi, neanche Fulci che fino a quel momento era stato un regista di commedie soprattutto e musicarelli, a parte due gialli classici. Neanche il "famoso" Giannetto de Rossi (truccatore, regista ed artista degli effetti speciali, ndr) sapeva cosa fare e perchè, tutti improvvisarono, ma così fu anche per il western all'italiana, tanto è vero che Sergio Leone si firmò con uno pseudonimo.

 

 

Per degli ovvi motivi cronologici non ho potuto vivere gli anni di piombo italiani. Tutto quello che so l'ho appreso, principalmente, dai racconti di mia madre, che in quegli anni era studentessa a Milano, e tramite i film polizieschi italiani. Ovviamente anche con quelli scritti da lei. La situazione politica italiana oggi, o quantomeno fino alla caduta del governo Berlusconi, seppur profondamente differente da quella di qualche decennio fa è stata connotata da una violenza verbale e non solo, molto marcata. Perché nessuno, con le parziali eccezioni di Michele Placido e Marco Tullio Giordana che comunque sono più interessati al recente passato piuttosto che al presente, riesce più a raccontare l'Italia come negli anni settanta? Non parlo del cosiddetto “cinema d'autore”, ma di film genuinamente popolari che, come quelli di trent'anni fa, riescano a coniugare denuncia sociale, intrattenimento e incassi.

In Italia ci sono tabù. Durante la recente giornata mondiale dell'Aids la direzione della Rai ha spedito una email per proibire a chiunque di pronunciare la parola profilattico. Gli anni di piombo... nel nostro paese c'è il tabù della storia; non abbiamo fatto i conti col nostro passato, neanche con la prima guerra mondiale, tanto che siamo l'unico paese al mondo che non festeggia la fine di una guerra vittoriosa, ne abbiamo eroi. Con la seconda guerra mondiale è andata ancora peggio, è un vero tabù, si discute non per fatti ormai storicizzati, ma per posizioni ideologiche. Non si discute mai di ciò che è avvenuto, ma di quello che c'è dietro e la dietrologia è un depistaggio, una vera disinformazione. Non parlare di cosa è accaduto col sequestro Moro, ma di cosa c'è dietro, quando si parla di ipotesi si scatena la fantasia, ogni ipotesi diventa valida e ne partorisce altre, così diventa difficile raccontare qualsiasi avvenimento... è una difesa che nasconde una gran paura di voler affrontare non tanto la verità, quanto la realtà... sembra che il terrorismo non ci sia mai stato, continua la favoletta di italiani brava gente.

Lei ha anche scritto anche dei cult di genere post-apocalittico ispirati a classici della cinematografia americana come I Guerrieri della Notte di Walter Hill e Fuga da New York di John Carpenter. Senza dimenticare Il Ragazzo Dal Kimono d'Oro. Erano anni in cui noi c'ispiravamo al cinema americano creando prodotti di cassetta di qualità. Ora tutto ciò avviene più che altro in ambito televisivo, con dei risultati artistici che, personalmente, trovo discutibili. Abbiamo perso del tutto l'inventiva in ambito cinematografico, anche se si tratta di riadattare filoni nati altrove?

Non abbiamo perso niente, semplicemente sono cose che non convengono più economicamente, quindi non si fanno... con la tv si guadagna senza rischiare e si guadagna molto di più. Punto.

Il cinema italiano ormai pare diviso solamente in due, massimo tre categorie: il cosiddetto film d'autore che, puntualmente, viene incensato dalla “critica tradizionale” e non viene visto da nessuno, i cinepanettoni (compresi quelli “novembrini” dell'ex partner di De Sica, Massimo Boldi) e commedie più innocue come Lezioni di Cioccolato e Oggi Sposi. Perché, secondo lei, non riusciamo più ad uscire da questa stanza dall'aria ormai stantia? La questione è meramente economica o si tratta di effettiva mancanza d'idee?

E' solo economica, ma nel senso che questi sono i film che poi vengono acquisiti dalla tv e pagati a peso d'oro. Se la tv trasmettesse gialli italiani tutti tornerebbero a fare gialli, è solo un fatto di mercato... quanto al cosidetto cinema d'autore io non vedo autori dalla morte di Antonioni, Fellini, De Sica, Pasolini, Germi, Visconti eccetera.

Dal mio punto di vista per avere successo in generi capaci di esulare da quelli sopra elencati bastano pochi soldi e tanta inventiva. Peter Jackson ha conquistato Hollywood costruendo un impero cinematografico nato da film splatter a bassissimo budget, Oren Peli ha creato il franchise di Paranormal Activity con un investimento inziale che sarebbe anche alla portata delle tasche del più scrauso produttore italiano....

Caz**te, non è una questione di soldi (in italia, se si volesse, si potrebbero investire anche molti soldi), è che il genere non interessa agli italiani. Non tanto ai produttori, ma ai consumatori... su 60 milioni di italiani quelli che consumano genere sono 50 mila, una minoranza trascurabile. Perchè devo fare un film per 50 mila persone quando lo posso fare per due milioni di spettatori?

Lei ha lavorato con alcuni dei più grandi registi italiani. Cosa ci può raccontare di Lucio Fulci, Mario Bava, Sergio Martino e Enzo Castellari?

Non ho mai avuto un buon rapporto coi registi, c'è sempra stata molta vivacità e contrasto, forse anche per questo alcuni film sono riusciti bene.

Cosa le piace e cosa non le piace del cinema attuale? Ci sono degli autori, dei registi o dei filoni che apprezza particolarmente o che le stanno cordialmente sullo stomaco?

Non vedo cinema italiano, mi annoia troppo, e poi non mi sembra che siano usciti buoni film. Comunque ho apprezzato due film di Garrone e un paio anche di Sorrentino.

Ormai è un obbligo dover chiedere a qualsiasi professionista del settore cinematografico “cosa ne pensa del 3D?”, quindi... cosa ne pensa del 3D?

Il 3D è la morte del cinema e l'avvio di un baraccone tipo "circo con la donna cannone, l'uomo serpente, le tigri volanti" e altre caz**te del genere. Odio il 3D: sarà la fine definitiva del cinema come la tv ha stritolato l'idea stessa di film - ovvero di storia - imponendo il concetto di sequel...

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