Babygirl, Nicole Kidman: "Una storia sul desiderio femminile che volevo raccontare con tutta me stessa"
Nicole Kidman, Harris Dickinson, Antonio Banderas e Sophie Wilde hanno presentato Babygirl, thriller a sfondo erotico di Halina Rejin
È il giorno di Babygirl al Festival di Venezia, e la sala stampa è gremita per la sua protagonista, una raggiante Nicole Kidman che torna al Lido a venticinque anni da Eyes Wide Shut.
Il film racconta le vicende di donna d'affari molto potente ma anche sessualmente frustrata da un matrimonio nel quale - scopriremo - non ha mai avuto un orgasmo. Si lascerà trascinare in una tresca da uno stagista che da una parte libererà quella parte che aveva a lungo represso, e dall'altra creerà tensioni e crisi esistenziali. Oltre al ribaltamento dei sessi - qui è la donna al potere - la grande differenza con le pellicole a cui si ispira Babygirl è nell'assenza di una punizione finale: "Il film parla di sesso, di segreti, di famiglia, del consenso: il linguaggio, nel sesso, è molto complicato", spiega Nicole Kidman. "È una storia liberatoria, parla dell'amore verso se stessi, e la cosa che mi ha attirato di più è il fatto che offre il punto di vista di una donna, con una regista donna che tiene le redini". "È bello lavorare a un film sul desiderio femminile, un film con una donna in crisi esistenziale", aggiunge Rejin. "Volevo parlare del sesso dal punto di vista delle donne, ma anche di potere". Quando le si fa notare che in film come Attrazione fatale, alla fine, la donna viene punita aggiunge: "Le donne non hanno mai avuto molti spazi, nella società, per esplorare i loro diversi lati, le loro debolezze e le loro forze. Penso che tutti gli esseri viventi siano uguali, e che il fatto che siamo sia buoni che cattivi non debba essere soppresso. È per questo che nessun personaggio, per me, dovrebbe essere punito: deve semplicemente ESSERE. E in questo modo sentirsi meno solo".
A chi chiede se abbia iniziato a utilizzare il proprio corpo "come un'arma" nella lotta femminista, Kidman risponde che "per quanto mi riguarda, non penso in termini di corpo ma di come posso raccontare al meglio la storia incarnando la visione del regista. Sono sempre stata al servizio dei registi".
E sebbene il film si spinga molto sul fronte sessuale, la Kidman non si è mai sentita sfruttata. Non solo perché sul set c'erano i coordinatori d'intimità che hanno contribuito a coreografare e rendere tutte le scene molto naturali e autentiche, ma anche perché l'attrice ci teneva molto a raccontare la storia scritta dalla regista: "Sapevo che non sarei stata sfruttata. Era esattamente la storia che volevo raccontare, ci siamo tutti aiutati a vicenda, ci siamo tutti impegnati molto a essere gentili uno con l'altro. Abbiamo girato il film in fretta, ma il risultato è molto autentico e molto reale".