Baby 2, parlano le due protagoniste e i creatori: "La serie è cresciuta anche nei mesi in cui eravamo fermi"
Le protagoniste, il regista e gli sceneggiatori raccontano cosa è successo tra la prima stagione di Baby e questa seconda
È di nuovo Andrea De Sica a dirigere, il collettivo GRAMS a scrivere e in più il team si arricchisce di una seconda regista, Letizia Lamartire (Saremo Giovani e Bellissime). Si tratta del prodotto teen di punta della televisione italiana, e probabilmente anche del cinema italiano, l’unico che è riuscito negli ultimi anni a generare interesse, l’unico che si è proposto di rappresentare qualcosa di sottorappresentato nel nostro paese: la potenza della sessualità adolescenziale.
Le serie teen stanno esplodendo. È accaduto poco prima dell’uscita di Baby, durante e poi anche dopo, in quest’ultimo anno. Le guardate?
GRAMS: “Noi ci siamo visti, ognuno separatamente, un buon numero di prodotti teen, alcuni anche quando ormai Baby era scritto come Elite o Sex Education, più che altro per passione”.
ANDREA DE SICA: “Io sono sempre stato un grande consumatore di cose teen, da Porky’s (quando lo trasmettevano l’estate) a I ragazzi della terza C, recentemente anche Elite, Euphoria e Skin, le ho viste anche dopo avere fatto Baby per capire dove vada il genere. Del resto anche il mio primo film orbitava intorno a quel mondo. E proprio perché amo il genere io volevo fare proprio quello con Baby, un prodotto teen di riferimento con una mitologia di personaggi da immaginario popolare dei ragazzi. E oggettivamente questo è stato Baby. C’è chi si tatua i volti dei personaggi”.
Cosa avete scoperto di voi, come attrici, con questi personaggi?
ALICE PAGANI: “Ho scoperto un lato di me molto comico, anche se vengo da un mood mio interiore di dramma. Prima non ero a mio agio con la commedia perché non l’avevo mai provata. Con Andrea invece abbiamo portato tramite scrittura e regia il personaggio a far ridere anche quando è seria. Così ho giocato di più con me stessa e ora siamo arrivati a poter far ridere con Ludovica”.
BP: “Il mio personaggio quest’anno ha finalmente paura, perché quel che cambia è che non è più agli inizi, ora sa a cosa va incontro”.
In questo anno che è passato avete approfondito le questioni di cronaca o ve ne siete distanziati?
ADS: “In questo periodo Baby ha continuato a svilupparsi nelle nostre teste in modo continuativo e quotidiano. Ci siamo frequentati e abbiamo frequentato persone dei Parioli, siamo andati a cena con chi aveva qualcosa da raccontarci riguardo vere baby squillo (che è una realtà più estesa di quella della cronaca, anche più angosciante). È la fortuna di fare questa serie essendo romani, continua a crescere anche nei mesi in cui siamo stati fermi.
Abbiamo inglobato nelle riprese alcune di queste persone conosciute nei locali e li abbiamo chiamati a fare figurazioni speciali per inglobare la nostra Roma nella serie”.
GRAMS: “La libertà che Netflix ci dà è un fardello pesante. Quando hai dei paletti ragionare creativamente è più semplice, ora invece dipende solo da noi, quindi non posso dire che non avessimo un po’ d’ansia di finire su una piattaforma. I consigli che ci danno sono piccole cose, ad esempio in Arabia Saudita vengono censurate le scene con sigarette e siccome in Baby fumano tutti praticamente in ogni scena ci hanno chiesto di ridurre. Per il resto Netflix ha voluto qualcosa di molto romano e italiano in primis, e del resto anche noi volevamo allontanarci dalla reference nostre che sono americane. Netflix sostanzialmente si fida della nostra visione sul realismo di questo mondo”.
Trovate la recensione e tutte le notizie su Baby nella nostra scheda.
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