Baby 2, parlano le due protagoniste e i creatori: "La serie è cresciuta anche nei mesi in cui eravamo fermi"

Le protagoniste, il regista e gli sceneggiatori raccontano cosa è successo tra la prima stagione di Baby e questa seconda

Critico e giornalista cinematografico


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Dopo il successo della prima stagione (10 milioni di account l’hanno vista in tutto il mondo, dati rilasciati da Netflix stessa), realizzata molto in fretta, la stagione 2 di Baby arriva a distendere ritmo, tono e trame e proseguire il racconto di sesso e adolescenza con una nuova annata nelle vite delle due protagoniste.

È di nuovo Andrea De Sica a dirigere, il collettivo GRAMS a scrivere e in più il team si arricchisce di una seconda regista, Letizia Lamartire (Saremo Giovani e Bellissime). Si tratta del prodotto teen di punta della televisione italiana, e probabilmente anche del cinema italiano, l’unico che è riuscito negli ultimi anni a generare interesse, l’unico che si è proposto di rappresentare qualcosa di sottorappresentato nel nostro paese: la potenza della sessualità adolescenziale.

Abbiamo incontrato le protagoniste, il regista e alcuni membri del collettivo di sceneggiatori in occasione della presentazione della seconda stagione della serie partita il 18 Ottobre.

Le serie teen stanno esplodendo. È accaduto poco prima dell’uscita di Baby, durante e poi anche dopo, in quest’ultimo anno. Le guardate?

BENEDETTA PORCAROLI: “No, non le guardo. Non è un genere che mi appassiona. Ad esempio ho visto la prima di Euphoria ma non le altre, è un prodotto lontano da Baby, noi stiamo su una storia vera, loro no. Poi certo appartenendo al medesimo genere alcune dinamiche sono simili…

GRAMS: “Noi ci siamo visti, ognuno separatamente, un buon numero di prodotti teen, alcuni anche quando ormai Baby era scritto come Elite o Sex Education, più che altro per passione”.

ANDREA DE SICA: “Io sono sempre stato un grande consumatore di cose teen, da Porky’s (quando lo trasmettevano l’estate) a I ragazzi della terza C, recentemente anche Elite, Euphoria e Skin, le ho viste anche dopo avere fatto Baby per capire dove vada il genere. Del resto anche il mio primo film orbitava intorno a quel mondo. E proprio perché amo il genere io volevo fare proprio quello con Baby, un prodotto teen di riferimento con una mitologia di personaggi da immaginario popolare dei ragazzi. E oggettivamente questo è stato Baby. C’è chi si tatua i volti dei personaggi”.

Cosa avete scoperto di voi, come attrici, con questi personaggi?

ALICE PAGANI: “Ho scoperto un lato di me molto comico, anche se vengo da un mood mio interiore di dramma. Prima non ero a mio agio con la commedia perché non l’avevo mai provata. Con Andrea invece abbiamo portato tramite scrittura e regia il personaggio a far ridere anche quando è seria. Così ho giocato di più con me stessa e ora siamo arrivati a poter far ridere con Ludovica”.

BP: “Il mio personaggio quest’anno ha finalmente paura, perché quel che cambia è che non è più agli inizi, ora sa a cosa va incontro”.

In questo anno che è passato avete approfondito le questioni di cronaca o ve ne siete distanziati?

ADS: “In questo periodo Baby ha continuato a svilupparsi nelle nostre teste in modo continuativo e quotidiano. Ci siamo frequentati e abbiamo frequentato persone dei Parioli, siamo andati a cena con chi aveva qualcosa da raccontarci riguardo vere baby squillo (che è una realtà più estesa di quella della cronaca, anche più angosciante). È la fortuna di fare questa serie essendo romani, continua a crescere anche nei mesi in cui siamo stati fermi.
Abbiamo inglobato nelle riprese alcune di queste persone conosciute nei locali e li abbiamo chiamati a fare figurazioni speciali per inglobare la nostra Roma nella serie”.

GRAMS: “La libertà che Netflix ci dà è un fardello pesante. Quando hai dei paletti ragionare creativamente è più semplice, ora invece dipende solo da noi, quindi non posso dire che non avessimo un po’ d’ansia di finire su una piattaforma. I consigli che ci danno sono piccole cose, ad esempio in Arabia Saudita vengono censurate le scene con sigarette e siccome in Baby fumano tutti praticamente in ogni scena ci hanno chiesto di ridurre. Per il resto Netflix ha voluto qualcosa di molto romano e italiano in primis, e del resto anche noi volevamo allontanarci dalla reference nostre che sono americane. Netflix sostanzialmente si fida della nostra visione sul realismo di questo mondo”.

Trovate la recensione e tutte le notizie su Baby nella nostra scheda.

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