Avatar 2: abbiamo visto le prime scene e parlato con Jon Landau
Cosa c'era nelle prime immagini di Avatar 2: La via dell'acqua e come le ha raccontate e spiegate Jon Landau, produttore della saga
Innanzitutto quello che sappiamo dalle prime immagini di Avatar 2: sono stati girati 4 sequel di Avatar, la produzione dell’ultimo dei quali è quasi finita, ognuno di questi film sarà autoconclusivo e quindi ognuno potrà essere guardato senza aver visto gli altri, tutti però saranno collegati in un’unica grande epica. Sarà una storia di generazioni con trame dei genitori e trame dei figli. In particolare La via dell’acqua racconta di una famiglia di mezzosangue (ibridi e umani) che si trasferisce da una parte all’altra di Pandora, in un nuova dimensione non più fondata sul volo ma sul nuoto, entra in contatto con tribù diverse e a loro deve adattarsi.
La tecnologia di Avatar 2
La prima scena proiettata è quella più pensata per il 3D, una nuotata nelle acque tra creature acquatiche, tuffi e tecnologia. Non ci è possibile scrivere nessuna opinione su quanto visto (per via di un embargo fino a Dicembre), quindi basti sapere che la tecnologia consente una capacità di calcolo superiore al passato dunque ci sono più livelli di profondità, più creature in movimento, un frame rate maggiore (non sempre ma quando serve) e una densità maggiore dell’immagine.
JON LANDAU: “Il 3D al cinema è una finestra sul mondo, almeno noi lo intendiamo così, e non quindi un mondo che esce da una finestra. Dopo l’uscita di Avatar nel 2009 è successo che tutti si sono affrettati a far uscire film in 3D, senza tuttavia impegnarsi seriamente. Quando sono usciti film che erano stati girati in 3D nativo però la differenza si è vista come in Hugo Cabret o Vita di Pi”.
Tra le scene viste ce n’erano un paio di guerriglia nella giungla, tra cui una sotto la pioggia. In quel caso era evidente che nel film ci saranno fazioni di umani e Na’Vi come nel primo e che continua una forma di guerra combattuta con mezzi impari (gli umani con la tecnologia e i Na’Vi con armi bianche e l’aiuto di animali).
JL: “Il New York Times ha scritto che nel momento in cui l’intrattenimento arriva in casa a prezzi modici, il mondo delle sale è finito. Era il 1983 però quando lo scriveva. In realtà i film hanno dimostrato che se proponi un’esperienza diversa e degna di un cinema la gente lo premia, in fondo è come per la musica in cui i concerti non sono soppiantati dallo streaming musicale. I grandi film faranno sempre uscire la gente di casa”.
Una delle scene più interessanti è stata quella nel laboratorio nella quale c’erano immagini di Sigourney Weaver e del suo personaggio all’interno di un monitor e poi c’era anche il personaggio che interpreta, tramite performance capture, un personaggio che ha 14 anni.
JL: “Sigourney interpreta una 14enne adottata tramite performance capture, e in particolare nella scena del laboratorio che avete visto interpreta 3 personaggi: se stessa, la 14enne e poi ha fatto anche la performance capture dell’avatar del suo personaggio che giace in stasi. Per lei è stato incredibile interpretare un personaggio di 14 anni, mi ha detto che non credeva avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Questo è quello che di nuovo consente di fare la performance capture”.
L'evoluzione della tecnologia nei film di Cameron
Abbiamo poi visto un paio di scene di confronto e dialogo in cui i Na’vi recitano. Sono passaggi in cui i ragazzi discutono di cosa fare, confrontando le reciproche irruenze, e una più classica in cui il capo di una tribù riprende dei giovani e cerca di frenare la loro sfrontata arroganza nei confronti delle tradizioni. Sono segmenti mostrati per dare un’idea del livello raggiunto dal performance capture quando si parla di recitazione ed espressività.
JL: “Penso James Cameron abbia sempre lavorato per far avanzare la tecnologia, che abbia sempre spianato la strada per se stesso e per gli altri. Quando girò The Abyss, immaginò quella che poi è stata la prima scena in computer grafica della storia del cinema per capire se poteva fare Terminator 2 come voleva; quando girò Terminator 2 spianò di fatto la strada per Jurassic Park; quando girò Titanic spianò la strada per Il Signore Degli Anelli”.
Infine la serie di scene si è chiusa con una tra un personaggio Na’Vi e una creatura marittima, in cui il primo fraternizza con la seconda levandole un grosso oggetto metallico dalla pinna.
JL: “Una delle sfide maggiori per questo film è stato non solo progettare 4 sequel insieme, scrivere le sceneggiature e fare le pre-produzioni, ma poi gestire la performance capture sott’acqua. Abbiamo costruito una vasca da 2 milioni di litri d’acqua in cui girare e tutti gli attori si sono allenati a trattenere il respiro e lo stesso avere la medesima espressività che avrebbero in superficie. La comunione dei personaggi con l’ambiente è molto importante, è il tema del film. Se pensate al primo Avatar inizia e finisce con un occhio che si apre, un invito per il pubblico ad aprire gli occhi. Ma non intendiamo fare prediche, perché quelle parlano solo ai convertiti, noi semmai vogliamo ispirare. E con coerenza tutta la produzione è stata molto green, abbiamo usato solo bottiglie di plastica e installato pannelli solari ovunque fosse necessario”.
Cosa ne pensate e quanto attendete Avatar 2? Se siete iscritti a BadTaste+ potete dire la vostra nello spazio dei commenti qua sotto!
Trovate tutte le notizie su Avatar 2 nella nostra scheda del film.