Alessandro Carloni parla dell'influenza della coproduzione cinese in Kung Fu Panda 3
Cosa significa il fatto che Kung Fu Panda 3 sia una coproduzione USA/Cina nelle parole dello stesso coregista del film Alessandro Carloni
Arrivato a Roma per una lezione speciale su come si fanno i cartoni in computer grafica e nello specifico come si lavori alla Dreamworks, Carloni ha presentato il suo primo film da regista puntando tutto sul processo decisionale, sulle possibili strade che una storia può prendere e su quanto la dimensione visiva conti in questo lungo lavoro.
Bisogna considerare che Kung Fu Panda è stato un successo in Cina fin dall’inizio, per questo siamo stati subito contenti all’idea di poter lavorare con loro. Sono stati i cinesi a dirci proprio: “Voi ad Hollywood avete un fatto un film sulla Cina che ci è piaciuto tantissimo. Come possiamo lavorare assieme? Come possiamo collaborare?”.
Noi allora abbiamo aperto proprio una filiale a Pechino dove i maggiori artisti locali hanno cominciato a lavorare sul nostro film. Il bello è che mentre nei primi Kung Fu Panda i nostri artisti si inventavano le cose sperando fossero corrette, cioè sperando fossero davvero “cinesi”, ora avendo a disposizione artisti locali li abbiamo fatti fare a loro.
Un esempio è la ragazza Panda e il suo vestito. Quando gli abbiamo mandato le prime versioni loro ci hanno risposto che quel tipo di disegno e trama appartenevano ad una dinastia sbagliata per l’epoca scelta. Si parla quindi di un aiuto nel realismo e nell’autenticità dell’aspetto cinese del film.
Questo per quel che riguarda l’aspetto creativo. Dall’altra parte visto che si tratta di una vera e propria coproduzione con la Cina ne abbiamo fatto anche una versione a tutti gli effetti cinese. Non sì è trattato semplicemente del doppiaggio in cinese mandarino ma proprio di rianimare tutti i labiali per farli coincidere con le battute pronunciate in cinese e di cambiare alcuni movimenti dei personaggi ispirandoci a quelli degli attori mandarini.