Alec Utgoff da Stranger Things a Venezia: "Abbiamo bisogno di qualcosa che ci renda umani"

Abbiamo intervistato l'attore di Stranger Things a Venezia (e sì, gli abbiamo chiesto anche del meme)

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Non capita tutti i giorni di parlare con il protagonista di un meme. Perché, per chi non lo sapesse, Alec Utgoff è proprio quel ragazzo che sorseggia la bibita su una decappottabile con un sorriso ironico. E anche se non lo avete mai usato, vi è sicuramente capitato di riceverlo come “ooops” reaction. Ok, se ancora non vi viene in mente nulla arriviamo dritti al punto: è uno dei personaggi più amati della terza stagione di Stranger Things, l’attore che interpreta il russo dal cuore d’oro Alexei.

Alec Utgoff, nella realtà, non potrebbe essere più lontano dalla comicità di quel meme. Perché con ben poca ironia, alla domanda sulla sua particolare fama digitale, quasi è stranito, e con grande serietà risponde: “Beh, alle persone piacciono i personaggi e quindi condividono il loro amore per questi… perché gli hanno fatto sentire qualcosa”.

Ma proprio la comicità (meme a parte) è una degli elementi più importanti che sono serviti ad Alec Utgoff per interpretare Zenia in Non cadrà più la nave. Nel film della regista polacca Malgorzata Szumowska (realizzato in collaborazione con Michal Engler) in concorso a Venezia 77, Utgoff interpreta un silenzioso massaggiatore ucraino che presta i suoi servizi a domicilio in un ricco quartiere polacco. E anche se da questa presentazione potrebbe sembrare un film estremamente divertente, Non cadrà più la neve è invece una seria riflessione sul dolore e sul contatto con noi stessi: perché Zenia, durante le sue sedute, rievoca i mali delle persone e li mette di fronte alle loro angosce più profonde.

“Quella comica è la vera qualità che abbiamo usato per rendere il personaggio più umano. Grazie a questa qualità Zenia è capace di entrare in contatto con gli altri personaggi, anzi di diventarne un vero e proprio un riflesso. Che si tratti di vizi, amori, solitudine, rabbia o frustrazione, i personaggi devono vedere i loro problemi per poterli curare e stare poi meglio”.

Zenia è come un alieno rispetto alle persone con cui entra in contatto. Anzi, ha una consistenza quasi divina: il suo arrivare tranquillo con il borsone da massaggi in spalla mentre imbocca il pulito vialetto del quartiere diventa quasi una trasfigurazione divina agli occhi dei suoi clienti, che passano il tempo attendendolo ansiosamente della finestra in attesa di una sua apparizione. E in effetti l’idea originale della regista non è poi così lontana da quella impressione.

“Malgorzata [la regista] mi ha proprio detto: “Sei il personaggio di Woland in Il maestro e Margherita di Michail Bulgakov, ovvero sei il diavolo…”. Per lei Zenia è come il diavolo Woland che arriva e salva le persone. Quel libro ha davvero come guidato la regia di Malgorzata: perché in Zenia c’è proprio la stessa antitesi del diavolo che arriva per salvare qualcosa, l’antitesi ovvero di avere dei poteri che sono potenzialmente pericolosi ma che vengono invece usati per salvare qualcuno”.

Se quindi la metafora religiosa era già originariamente nell’idea della Szumowska per la costruzione del personaggio, la preparazione attoriale non ha seguito un iter altrettanto chiaro, ma è stata una costante prova su campo… soprattutto per il fatto che Utgoff non parlasse la lingua del suo stesso personaggio.

Un sacco della performance è stata improvvisazione, perciò ho dovuto fare sia un lavoro a monte che un lavoro proprio sulla scena. Nel mezzo della scena mi potevo ritrovare a chiedere: “E questo come lo dico in polacco?” – io non parlo affatto polacco!”. Eppure, aggiunge Utgoff, “Tutto il processo è stato estremamente intuitivo, non tradizionale. Qui non ci sono un inizio, un punto centrale e un finale, non ci sono personaggi e relazioni da sviluppare linearmente. Non è proprio il modo in cui lavora Malgorzata. Lei ti dà solo un orientamento generale e poi se tu in quanto attore, pur sempre nei confini del personaggio, che trovi il tuo modo per rappresentarlo. Malgorzata ne prende poi le varie sfumature, i vari colori di cui ha bisogno per raccontare la storia. Tutto ciò ti rende molto più consapevole della tua recitazione, ti fa prestare attenzione agli elementi anche degli altri attori e ti fa tirare fuori certe emozioni, qualunque esse siano”.

Dotato di una presenza calma e conciliante e di un magnetismo misterioso, Alec Utgoff se non sembra l’Alexei del meme è invece proprio la versione reale di Zenia. E sebbene non ne condivida i poteri magici o lo studio dell’ipnosi, d’altro canto ne condivide la stessa visione del mondo.

“Ora più che mai abbiamo bisogno di qualcosa che ci renda umani. In questo senso sento di essere platonico: ho questa idea che il materiale, il corporeo, non sia un male, ma solo un “bene minore” rispetto a quello spirituale. A volte le persone non riescono ad arrivare allo spirituale perché bloccate dai loro desideri materialistici: Zenia rappresenta invece l’elemento umano del suo mondo. In una comunità chiusa come quella in cui lui agisce, lui è invece un outsider, un alieno che permette alle persone di raggiungere qualcosa di più grande. Proprio per questo penso che abbiamo tutti bisogno di personaggi come lui, qualcosa che venga da un territorio sconosciuto. E proprio i suoi poteri magici rappresentano bene tutto ciò: qualcosa che non capiamo ma che dovremmo invece accogliere”.

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