Wandersong, un'emozionante e toccante avventura musicale - Recensione

Un eroe improbabile ma volenteroso, una storia semplice ma intrigante, una narrazione semplice ma emozionante: la recensione di Wandersong

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Per capire quanta cura Greg Lobanov abbia riposto nella realizzazione di Wandersong basta guardare un piccolo dettaglio, il volto del protagonista del gioco, un allegro bardo, un fiore di speranza e un baluardo di (quasi) incrollabile convinzione: un faccino tondo, con due occhioni neri e una bocca appena accennata, ma capace di esprimere in maniera credibile e incredibile i sentimenti del buffo personaggio, che nella maggior parte dei casi sono anche quelli del giocatore, in uno qualunque dei tanti, tantissimi momenti emozionanti che la produzione custodisce. Basta una piccola curvatura della bocca, gli occhi che si chiudono appena o si fanno piccoli, e l'ammiccamento o anche il cazzottone emotivo arrivano al giocatore. Wandersong è infatti un gioco fatto col cuore e che parla al cuore, nonostante il suo aspetto allegro e scanzonato trova in un pubblico maturo la sua ideale destinazione.

Il bardo è l'eroe, o meglio vorrebbe essere l'eroe, visto che ha la volontà, ma non la forza (fisica), come vediamo subito nella primissima sequenza del gioco, quella che lo vede impugnare una spada e andare incontro ad un mostro: peccato che il nostro con la spada non possa farci assolutamente niente, e allora subito ci viene esplicato che non sarà con le armi che si cercherà la salvezza del mondo, ma con la voce, quando la lama cade a terra e si alza, al suo posto, il bel canto del protagonista. Il canto è la chiave del tutto, è l'elemento attraverso il quale il giocatore deve risolvere puzzle ambientali di ogni tipo, ed è una canzone quanto può fare la differenza tra la buona riuscita della missione e la fine del mondo. O forse no, forse non basterà nemmeno quella, perché nulla in Wandersong è scontato.

[caption id="attachment_189882" align="aligncenter" width="1280"]Wandersong screenshot Il rapporto tra il bardo e la strega Miriam si sviluppa in maniera bellissima, pieno di situazioni esilaranti, ma anche toccanti[/caption]

Emergono infatti nell'opera una molteplicità di tematiche che costantemente ribaltano la visione che il giocatore ha del mondo e dei personaggi che lo popolano e allo stesso modo la trama offre inaspettati scossoni. In quella che è solo apparentemente una rappresentazione scanzonata è evidente un certo realismo, il bardo è il centro delle vicende e il riferimento valoriale del giocatore (è simbolo di virtù, per quanto sempre fallibile), coloro che gli stanno attorno sono per la maggior parte buoni e affabili, ma hanno piccoli o grandi difetti, umanissimi, che la produzione si diverte a indagare con dei dialoghi anch'essi solo all'apparenza leggeri, ma dai quali escono spesso frasi in grado di colpire fortissimo colui che ha il pad in mano. Si parla di fiducia, amore, destino e tante altre cose in Wandersong, in una maniera semplicissima e forse proprio per questo incredibilmente diretta; allo stesso tempo però, capace di evitare senza sforzo ogni tipo di banalità.

"Si parla di fiducia, amore, destino e tante altre cose in Wandersong, in una maniera semplicissima e forse proprio per questo incredibilmente diretta"In quello che è un platform con numerosi enigmi ambientali da risolvere si attraversa un mondo bellissimo, la cui realizzazione è ancora una testimonianza di come il gioco sia capace di rendere moltissimo con molto poco. Forme geometriche semplici e coloratissime sono lo sfondo sul quale si muovono personaggi realizzati deliziosamente. È tutto in 2D, non ci sono nemmeno chissà quanti livelli di parallasse, eppure Wandersong è comunque bellissimo da vedere e il merito è per la maggior parte di una direzione artistica capace di mettere insieme scene di grande impatto, riprendano queste piccoli borghi, boschi o luoghi assolutamente onirici. Le peregrinazioni del bardo seguono i ritmi di un'avventura lineare, che praticamente mai si concede il lusso dell'esplorazione, una scelta funzionale all'efficacia del racconto, che veramente riesce a stupire e appassionare, per ritmo, varietà di situazioni e sorprese e memorabilità dei personaggi incontrati.

[caption id="attachment_189883" align="aligncenter" width="1280"]Wandersong screenshot Ah[/caption]

Com'è facile, poi, parlare della colonna sonora in una produzione che fa della canzone la sua base. Ci sono i classici brani di accompagnamento, ovviamente, anche se meno ovvia è la loro qualità, visto che sono per la stragrande maggioranza ottimi; quello che fa realmente la differenza però è il peso della musica, utilizzata ai fini del gameplay, emulando occasionalmente anche i giochi ritmici, ma anche in momenti di grande coinvolgimento, che sembrano tratti da musical, o addirittura come semplice passatempo, come quando viene chiesto al giocatore di creare motivetti, che potrebbero essere bellissimi o bruttissimi e nulla cambierebbe in termini di progressione, ma sui quali si perde qualche minuto perché si vuol essere all'altezza di quanto la produzione offre.

Ecco, Wandersong offre tanto, in maniera del tutto inaspettata, ed è questo quanto maggiormente lo rende una perla. Perché sembra un giochino da pochi minuti ed è invece un'avventura da una dozzina di ore, perché sotto la sua patina di leggerezza nasconde temi profondi, perché con semplici parole ma scritte magnificamente arriva dritto dritto all'animo e alla coscienza del giocatore.

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