Tutti per 1 - 1 per tutti, la recensione
Pensato e realizzato in linea con il precedente Tutti per 1 - 1 per tutti porta con fierezza il disinteresse per ogni coerenza o maestria nella realizzazione
Rimane quindi lo spunto, che è la parte migliore del progetto, cioè l’idea totalmente demenziale di decontestualizzare tutto in barba a qualsiasi logica e qualsiasi rispetto. Una storia francese, ambientata in Francia in cui tutti parlano dialetti italiani tranne uno che parla un inventato italo-francese. I moschettieri è una specie di Armata Brancaleone di Veronesi, cioè un film in costume che non ha nessun interesse per l’accuratezza storica e semmai il desiderio di creare un universo inesistente (nel film seguiamo la fantasia di un bambino) espressionista, paradossale, comico e revisionista, specialmente riguardo la statura e la mitologia degli eroi. Favino, come già nel primo film, fa anche il lavoro di inventare una lingua tutta sua. E di nuovo è l’unica parte che strappi delle risate.
Non importa quindi che l’iniezione di politica (contro le élite, contro il potere, la fedeltà alla regina e a favore del popolo e della sua riscossa) sia stonata e non abbia nessun senso per quei personaggi, come non importa che l’avventura gli faccia incrociare Cyrano de Bergerac o che in una delle scelte più insensate Aramis sia morto e reincarnato in un lupo che parla (in pugliese!). Tutti per 1 - 1 per tutti vuole essere caotico, anarchico e prendere in giro l’intoccabile tradizione di quei personaggi. Nulla è sacro, e questo va benissimo.Quello che va molto meno bene e impedisce qualsiasi divertimento è la maniera grossolana con cui questo film, come il precedente, è realizzato.
Il goffo inizio nel presente con delle mascherine in primo piano e un accenno alla pandemia (che suona come una specie di excusatio per fare commedia in un momento simile) è solo l’annuncio dei semplicismi che vedremo. Ne fanno le spese per primi i bambini che parlano come adulti (a leggere i dialoghi non si direbbe proprio che sono bambini a pronunciarli, a vederli si aggiunge la solita recitazione stentata dei bambini del cinema italiano), ma anche tutte le parti d’azione che cercano di avvicinarsi al modello comico di Bud Spencer e Terence Hill senza riuscire mai ad avere quell’equilibrio fumettistico sono più noiose che dinamiche.Alla fine nel complesso l’impressione è quella del ripiego su target, dialoghi, svolgimenti e conseguentemente anche mestizia delle produzioni popolari per la tv generalista, invece che su quelle più sofisticate della televisione a pagamento. Altrimenti non si spiega come mai non ci sia un dettaglio preciso o curato (ma perché se in scena ci sono dei mandolini suonati con buon ritmo sentiamo musica di chitarra arpeggiata?) o come mai questo sequel come l’originale porti con grande fierezza il suo disinteresse per ogni coerenza, fino anche a personaggi inglesi che parlano un inglese stentato pretendendo che sia invece perfetto, senza che sia una trovata comica.
Sei d'accordo con la nostra recensione di Tutti per 1 - 1 per tutti? Scrivicelo nei commenti dopo aver visto il film su Sky Cinema a Natale.