The Walking Dead 5x03, "Four Walls and a Roof" ("Un tetto e quattro mura"): la recensione
Terzo episodio riuscito per The Walking Dead. Tanta crudeltà nelle azioni di Rick e dei suoi
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Con questo episodio si conclude l'antropofaga parentesi dedicata agli abitanti di Terminus. Gareth e il restante gruppo di cannibali, in cerca di vendetta per quanto accaduto pochi giorni prima, hanno rapito Bob e si sono nutriti della sua carne. Con un trollaggio da premio Oscar, l'uomo però ride loro in faccia, rivelando di essere stato morso e di aver quindi fornito loro carne infetta di prima scelta. Ritornato quindi con Sasha e il gruppo, Bob agonizza, mentre Rick e gli altri uniscono le forze per accogliere degnamente Gareth e i cannibali rimanenti.
Una lunga ed enfatica, in puro stile The Walking Dead, scena di dialogo e dibattito vede i nostri mettersi d'accordo con il trio diretto a Washington, che acconsente ad aiutarli a patto che Glenn e Maggie vadano con loro in seguito. Così sarà. Non si erano mai visti tante uccisioni in una chiesa dal finale della seconda stagione di Banshee, ma a colpire è soprattutto la brutalità con la quale Rick infierisce sul corpo esanime di Gareth. Nessuna zona grigia, nessun rimpianto, nessuna pietà. Nel morire, Bob si rende utile allo show più di quanto abbia fatto in una stagione da vivo, aprendo le porte a nuove possibilità, finora non sfruttate, per la serie.Chiusa una parentesi se ne apre un'altra. Il gruppo si divide per l'ennesima volta, era solo questione di tempo prima che accadesse. Glenn e Maggie seguono una nuova strada, ma non c'è tempo per riflettere. Dal bosco Daryl, che si era lanciato all'inseguimento della macchina sulla quale era stata fatta salire Beth, rientra nel gruppo. E non è solo.