The Exorcist 2x07, "Help Me": la recensione
Nel settimo episodio di The Exorcist, Marcus e Tomas devono fronteggiare il demone che insidia Andy, che distorce i ricordi dell'uomo
La possessione perde, in Help Me, le caratteristiche più oggettive che abbiamo osservato nella prima stagione di The Exorcist, per modellarsi con eccezionale aderenza sui traumi mai debitamente elaborati della vita di Andy. Il demone che lo insidia ha infatti preso le fattezze della moglie defunta, Nikki (Alicia Witt), e fa leva sul rimorso dell'uomo per non essere riuscito a impedire il suicidio della compagna; il piano diabolico segue tappe precise e agghiaccianti, e addita i ragazzi della casa famiglia come diretti responsabili della morte di Nikki, per spingere Andy alla violenza contro i propri stessi figli affidatari.
La distorsione dei ricordi dell'uomo avviene secondo meccanismi sottili, che insinuano il dubbio non solo in Andy, ma anche nello spettatore: ecco quindi il diavolo diventare parassita tanto della memoria del protagonista quanto della percezione del pubblico. Il parallelo si rompe quando vediamo Marcus e Tomas prendere l'aspetto distorto di demoni, con denti marci e bava alla bocca, in una sequenza terrificante e inedita che sovverte le posizioni e trasforma i soccorritori in carnefici. La nostra consapevolezza ci ricorda che i due uomini di Dio sono i buoni, nella battaglia a cui stiamo assistendo, ma la coscienza di Andy è certo più alterata di quella dello spettatore, e viene sballottata continuamente, in un rimbalzo tra gli esorcisti e la pseudo-Nikki.Finora, The Exorcist aveva enfatizzato il lato più terrificante del demonio; con Help Me (e, in prospettiva, con la presenza di Grace in tutta questa prima stagione) ci ha invece mostrato il volto più falsamente rassicurante del Male, la trincea entro cui riparare per non fronteggiare il proprio dolore e, nel caso di Andy, le proprie responsabilità, reali o immaginarie che siano. La lotta di Marcus e Tomas - supportati, in questo, dal pragmatismo di Rose (Li Jun Li) assume quindi una duplice valenza: non si tratta solo di salvare un'anima buona dall'assalto del maligno, ma di evitare che un uomo finisca per soccombere al peso di recriminazioni che lo stanno facendo affogare tra le acque della più cupa miseria, enfatizzandone una solitudine irreale e dimentica dell'affetto dei suoi figli.