RIOT: Civil Unrest, pur con tutti i suoi difetti, è un vero videogioco politico – Recensione

RIOT: Civil Unrest racconta delle rivolte in modo particolare: la nostra recensione

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RIOT: Civil Unrest, opera videoludica tutta italiana di IV Productions e Leonard Menchiari, ha fatto già storia (in senso editoriale e giornalistico) per il tema di cui tratta: le rivolte di piazza. Difficilmente si parla così apertamente di politica nei videogiochi, lo si fa in modo molto criptico, parodistico, oppure lievemente accennato, come nel caso di Life is Strange 2. È comprensibile, perché il medium videogioco è ancora troppo giovane, forse immaturo, per potersi concedere di schierarsi apertamente riguardo le questioni sociopolitiche più spinose.

Non lo fa nemmeno RIOT: Civil Unrest, anzi con un messaggio che accoglie i giocatori si dichiara la volontà di voler rimanere il più imparziali possibile, nonostante Menchiari stesso abbia partecipato alle rivolte No Tav in Val di Susa. Ne parla però, ampiamente, rievocando alcune delle vicende più importanti degli ultimi anni. E con lo stesso messaggio invita i giocatori ad approfondire e informarsi sui fatti accaduti. Il gioco mette infatti in scena le rivolte più intense che la storia recente europea e mondiale abbiano visto. Un argomento sempre caldo, ancora di più in questo periodo se pensiamo ai Gilet Gialli che, da mesi, protestano ogni sabato in quel di Parigi.

Videoludicamente parlando il gioco è composto da quattro campagne, di quattro missioni l'una, che mettono in scena altrettante storie riguardanti sommosse popolari: la citata protesta No Tav in Val di Susa; la Primavera Araba; le sommosse di Keratea; le vicende del movimento degli Indignados. Ognuno di questi quattro scenari comprende quattro atti, ispirati e decodificati dalla vicenda reale di riferimento, che possono (e devono, se si vuole completare il titolo) essere interpretati nei panni di entrambe le fazioni, manifestanti e forze dell'ordine, ognuno con il proprio obiettivo.

Qui sta il valore aggiunto di RIOT: Civil Unrest, l'idea di giocare nei panni di entrambe le parti in causa è quanto lo rende un gioco da ricordare, a prescindere dal game design e dal gameplay che, purtroppo, sono ben lontani dall'essere almeno discreti.

[caption id="attachment_193093" align="aligncenter" width="1280"]RIOT: Civil Unrest screenshot Lo scenario della Val di Susa, nel suo primo atto[/caption]

Il gioco è infatti uno strategico in tempo reale in cui si controllano alcuni manipoli di personaggi alla volta, ai quali è possibile assegnare dei comandi oppure l'impiego di oggetti. Ci sono delle differenze, ovviamente, nella giocabilità di entrambi schieramenti. I rivoltosi potranno fare uso, tra gli altri, di megafoni, Maalox per mitigare l'effetto dei fumogeni, petardi e bombe carta, ma anche chiedere sostegno al pubblico dei social network, che darà un sostegno morale alla fazione, oppure fotografare gli eventi per rendere l'opinione pubblica consapevole della realtà dei fatti. Dall'altro lato, le forze dell'ordine potranno schierarsi in varie formazioni utili a difendere, caricare, oppure controllare le masse, così come impiegare granate fumogene, muoversi a testuggine, arrestare i ribelli e addirittura aggredire i manifestanti, usando le maniere forti.

"Tutto è incredibilmente coerente e riesce nell'intento di non patteggiare per nessuna delle due parti in causa, semplicemente raccontando ciò che succede nelle manifestazioni"Il dualismo di RIOT: Civil Unrest si vede proprio nella costruzione delle due fazioni. Tutto è incredibilmente coerente e riesce nell'intento di non patteggiare per nessuna delle due parti in causa, semplicemente raccontando ciò che succede nelle manifestazioni. Un esempio di questo atteggiamento è il fatto che sia i ribelli che i rivoltosi possiedono macchine fotografiche e telecamere, le quali aiutano a portare l'opinione pubblica dalla loro parte (fattore che influisce sul punteggio finale della missione).

L'idea alla base del titolo è quindi ottima e aggiungiamo all'analisi anche la possibilità di equipaggiare e costruire la propria forza in gioco, con tanto di equipaggiamento da scegliere per ogni scenario. Purtroppo, però, la realizzazione è dozzinale. In primis non c'è un tutorial di nessun tipo, pur testuale che sia. Parlando di un titolo del genere potremmo credere (o meglio, immaginare) che si tratti di una scelta dettata una volontà artistica precisa, una forma di sottotesto narrativo che suggerisca al giocatore il fatto che, in situazioni come quelle raccontate, non ci sia qualcosa in grado di prepararci (addestramento in Polizia escluso). Tuttavia la sua assenza è ancora più pesante alla luce dei problemi che emergono durante le partite.

[caption id="attachment_193094" align="aligncenter" width="1280"]RIOT: Civil Unrest screenshot L'orientamento dell'opinione pubblica può essere molto importante, qui come nella realtà[/caption]

Tutto è molto caotico e la pixel art molto sporca e grezza aiuta a restituire una sensazione di disagio e poca consapevolezza, ma dall'altro lato nella maggior parte delle situazioni si fa estrema fatica a distinguere quali ammassi di pixel compongano la nostra fazione e quali l'altra. Non aiuta neanche l'interfaccia, fin troppo minimale e priva di informazioni, che costringerà a fare almeno 3-4 partite prima di iniziare solo a capire come il gioco funzioni. A questo proposito la difficoltà all'inizio è soverchiante anche solo al livello intermedio, perché oltre a non sapere quali siano i valori di causa e effetto rispetto alle azioni del giocatore, capiterà fin troppo spesso di disperdere le forze o ritrovarsi con i propri ribelli in fuga, annientati psicologicamente dalle forze dell'ordine, senza neanche capire il perché.

In tutto ciò è presente anche un vistosissimo ritardo tra l'esecuzione di un comando e la sua effettiva realizzazione. Questo è giusto almeno a livello teorico, perché non siamo di fronte ad uno strategico classico con protagonisti eroi e super soldati di qualche tipo, ed è qualcosa che genera sentimenti molto affini alla realtà dei fatti, come incertezza, paura e la necessità di fare scelte importanti in pochissimo tempo, così come di rivederle all'istante. Non funziona affatto però in termini ludici e nella maggior parte dei casi si finisce per fare cose quasi a casaccio, al limite dell'istinto, nella speranza di aver azzeccato quella giusta da fare. A questo proposito ci è capitato anche di superare uno scenario dei manifestanti che prevedeva l'occupazione di un'autostrada con solo una manciata di persone nell'area designata a fronte di decine di poliziotti che ignoravano i manifestanti in questione.

[caption id="attachment_193095" align="alignnone" width="1280"]Riot Civil Unrest La primavera araba offre uno scenario leggermente diverso.[/caption]

Ingenuità a livello ludico, quindi, frutto probabilmente delle ridotte dimensioni dello studio di sviluppo (e del budget, immaginiamo). Un peccato, perché RIOT: Civil Unrest offre anche una modalità multigiocatore cooperativa ed un'altra, definita Globale, nella quale cui si affrontano gli scenari della campagna scegliendo una delle due fazioni, con una classifica che tiene conto dei risultati nelle partite.

Nonostante sia imperfetta dal punto di vista ludico si tratta comunque di una produzione importantissima. È fondamentale che esista perché non fa sconti nel raccontare le parentesi più violente di ogni vicenda trasposta in campagna, con dei filmati che, pur con la pixel art, non lasciano spazio all'immaginazione.

Giocare nei panni di manifestanti e forze dell'ordine, gestire la volontà pacifista o aggressiva dei primi così come l'assetto tattico dei secondi, vedere i messaggi che, in tempo reale, fanno da commento alle vicende in gioco, tra persone (di entrambi gli schieramenti) ferite o uccisi per errore (o meno), così come le reazioni dell'opinione pubblica riguardo le nostre azioni: tutto ciò fa riflettere. Sul senso della rivolta, su come questo troppo spesso si perda quando le cose vanno per le lunghe e alla ragione e le volontà subentrano l'odio e l'isinto di prevalere. Quanto spesso accade che un videogioco permetta al giocatore di riflettere su temi sociali e politici così delicanti e ben lontani dalla dicotomia bene-male? RIOT: Civil Unrest è un'opera - nel senso più alto del termine - da approcciare con una estrema consapevolezza, quasi rara per il medium videogioco.

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