Rango - la recensione
Un eroe improbabile deve salvare una cittadina del West dalla siccità e da nemici spietati. Senza dubbio, Rango è uno dei prodotti di animazione più curiosi e particolari degli ultimi anni...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloRangoRegiaGore VerbinskiCastJohnny Depp, Isla Fisher, Abigail Breslin, Ned Beatty, Alfred Molina, Bill NighyUscita11-03-2011La scheda del film Non c'è dubbio che un film come Rango rappresenti un'eccezione nel cinema di animazione contemporaneo. In particolare, l'ambientazione western fornisce una novità curiosa e anche coraggiosa, considerando che non è sicuramente la scelta più commerciale possibile. E d'altronde, l'inizio non è certo banale e tirato via: ci troviamo di fronte a un personaggio completamente solitario e di finzione, che all'inizio disquisisce sul senso delle storie, come se si trattasse di Robert McKee in una lezione di sceneggiatura. Insomma, siamo dalle parti del protagonista di Cast Away o di Wall-E, anche se, proprio per rispettare certe regole che vengono annunciate, il periodo di isolamento e quiete dura poco.Il film, peraltro, è un mix di riferimenti che, tranne rari casi, non stanca come avviene con altri prodotti simili. In primis, è un chiaro omaggio a Sergio Leone, tra citazioni di frasi, situazioni, musiche e quant'altro. A dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, che il suo cinema è ancora modernissimo.E ancora, un saloon che sembra uscire dal primo Guerre stellari per la varietà di creature strampalate. Una sequenza onirica che risulta quasi un trattato di arte moderna, mentre il sindaco è chiaramente il John Huston di Chinatown, e in una scena vediamo l'equivalente degli scheletri di Harryhausen, oltre a l'ennesimo riferimento alla cavalcata delle valchirie di Apocalypse Now (questa si poteva evitare, ormai è una citazione abusatissima). Ma a parte i numerosi riferimenti, c'è un notevole insieme di idee divertenti e in grado di soddisfare un pubblico quanto mai variegato.
In effetti, non mancano le scelte quasi visionarie o sovversive (personaggi che vengono distrutti come nei corti di Chuck Jones, un bambino che gioca pericolosamente con una pistola, un occhio deturpato da una freccia, ironia di cattivo gusto a manetta). E si riesce in un'impresa tentata da molti, ma che riesce a pochi: rendere tutto cool e affascinante, senza neanche dare l'impressione di sforzarsi molto.Forse, la seconda parte non è esplosiva e trascinante come la prima, anche se probabilmente contiene la scena più lirica e suggestiva di tutta la pellicola. E pur in un doppiaggio assolutamente soddisfacente, lasciano perplesse alcune libertà di traduzione, che magari rendono il prodotto più appetibile da un pubblico generalista.
Ma è veramente difficile trovare difetti seri in un prodotto come Rango, che potrebbe diventare il Dragon Trainer di quest'anno, un titolo che magari non parte con grandissime attese, ma che riesce a farsi apprezzare dal pubblico, che lo porta a guadagnare bene per diverse settimane. Fosse cosi, sarebbe un risultato assolutamente meritato...