Punk Mambo, la recensione
Cullen Bunn non scava abbastanza nella psicologia di Punk Mambo e ci consegna una storia ritmata ma fin troppo canonica
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
La protagonista deve indagare su una serie di rapimenti, cosa che la porta ad allontanarsi dal suo territorio, New Orleans, per approdare ad Haiti, altra località dove la magia e l’esoterismo camminano di pari passo; lungo il percorso, varie minacce la costringeranno a dar fondo a tutte le sue capacità per venire a capo di un intrigo che coinvolge persino alcune divinità del settore. Mambo si vedrà privata dei compagni di viaggio e dei super poteri, e in questa condizione di svantaggio imparerà a conoscere meglio i propri limiti, oltre a lanciarsi in una riflessione sul potere.
Per il suo esordio in casa Valiant, Bunn decide di mantenere un approccio molto lineare, confezionando una storia che procede secondo uno schema canonico. Se l'operazione convince è merito della buona gestione del personaggio, molto aderente alla caratterizzazione primigenia. Lo sceneggiatore fa sue tutte le peculiarità della sacerdotessa e le sfrutta per imbastire un racconto dal ritmo serrato, in cui emerge un'eroina tostissima alla prese con mostri provenienti dagli angoli più disparati della realtà. Come vengono trattati costoro non è difficile da immaginare; d’altronde è proprio la natura ribelle e aggressiva di Mambo che ha saputo conquistare i lettori con la sua attitudine sfrontata e irriverente.
Cose che invece riscontriamo nel one-shot scritto da Milligan, il quale ci permette di entrare in contatto con gli aspetti più profondi di un personaggio ancora tutto da scoprire. Molto buona anche la prova di Gorham: il taglio fresco e dinamico del suo stile conferisce grande appeal a ogni tavola, accompagnando la narrazione con soluzioni che esaltano le diverse sfaccettature del racconto.
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