Hahithalfut - The Exchange, la recensione

[Venezia 2011] Divertente, congelato, ambizioso e misterioso. Il nuovo film dell'israeliano Eran Kolirin è uno dei più audaci della mostra...

Critico e giornalista cinematografico


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Raggelato è dire poco. The Exchange è un film in cui non avrebbe sfigurato Bill Murray, un racconto tutto espressioni fisse e colme di humor, in cui un uomo, un dottorando in fisica, torna a casa un giorno al di fuori dei soliti orari e gli sembra di riscoprire un mondo. Da quel momento in poi diventa come drogato di queste esperienze fuori dai canoni, guardare ambienti vuoti, scrutare gli altri mentre non sanno di essere visti.

Sebbene non sia la chiarezza il punto principale del film (che più che narrare un conflitto o la sua risoluzione preferisce suggerire e magari stimolare) il suo incedere a passo lento ma spezzato da frequenti risate, che confermano come regista e sceneggiatore siano ben consci dell'assurdità e del grottesco delle situazioni descritte, dona una consapevolezza inedita a questo tipo di opere.

Il percorso anticonvenzionale del protagonista verso sguardi nuovi sul solito mondo è consapevolmente grottesco, una consapevolezza che rende subito autore e pubblico complici nello sguardo.

Con un'audacia e un'ironia decisamente fuori dal comune The Exchange non è però un film da grande pubblico. Pur avendo il pregio di descrivere un mondo nuovo partendo e rimanendo in un condominio, compie un viaggio tortuoso e dalla meta incerta che non tutti potrebbero essere disposti a compiere assieme a lui.

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