Gli Ultimi saranno Ultimi, la recensione
Al quarto film Massimiliano Bruno sembra aver delineato un proprio stile e un proprio immaginario. Gli Ultimi Saranno Ultimi è la sua opera più completa
Non solo infatti Gli ultimi saranno ultimi è molto ben dialogato, con un ritmo e un’onestà nel mettere in bocca lessico e dialoghi umani ad attori di contorno ottimi, ma trova anche delle inaspettate dolcezze e sottili delicatezze nelle parti più difficili, quelle tra le due star protagoniste (Gassmann e Cortellesi). Come se non bastasse inoltre la decisione di ambientare tutto ad Anguillara, fuori dai grandi centri, in una provincia che si pone come opposto logico dei piccoli idilli (spesso meridionali) che la commedia italiana recente ama così tanto, dona a tutta la parabola un tono marginale di grande efficace.
Purtroppo non tutto scorre così liscio e Gli ultimi saranno ultimi a fronte dell’ottima maniera in cui colpisce cerchi e botti per dire quel che gli preme (l’insostenibile rabbia nell’osservare le persone che subiscono e quelle che se ne approfittano), pecca anche di melodrammaticità. Con una trama che di suo gira molto dalle parti del fiammeggiante e un finale duro, Bruno carica ulteriormente a narrazione aggiungendo un prologo che anticipa la fine e punteggiando il racconto di premonizioni e flash forward. Tutto è finalizzato ad accrescere il senso di pathos di un film che invece, viene spontaneo dirlo, avrebbe potuto averne anche senza sottolineature e anticipazioni che suonano ridontanti e un po’ ingenue. La scelta di mettere da parte la sobrietà nello svolgimento della storia impedisce al film di mostrarsi a tutti per quello che è, ovvero un’opera ben scritta e ben recitata che non fa commedia ma usa la commedia per i suoi fini, e addirittura sembra ambire a mettere in scena un immaginario esclusivo, senza usare quello di qualcun altro.