Ghost Stories, la recensione
Partito con promesse troppo alte, Ghost Stories non riesce mai ad essere all'altezza delle sue stesse premesse
Quando all’inizio vediamo come lavora il protagonista, un debunker che smentisce medium, parapsicologi e maghi di ogni sorta, e vediamo che, convocato dall’uomo che ha ispirato la sua carriera dandogli un esempio (il più grande indagatore di affari paranormali d’Inghilterra), viene sfidato a indagare sui tre casi che hanno fatto cambiare idea addirittura anche a lui, siamo pronti all’incredibile, ad accompagnarlo in qualcosa di terribile e inedito.
Ghost Stories non fa mai mistero, fin dal titolo e dallo spunto, di essere episodico (è l’adattamento di uno spettacolo teatrale di grandissimo successo), di funzionare cioè su tre storie autonome che tuttavia hanno legami e mostreranno alla fine il loro filo comune. Nonostante questa precisazione, che il pubblico capisce fin dall’inizio, lo stesso l’impressione di assistere a qualcosa di eccessivamente frammentato, fine a se stesso e troppo simile al cortometraggio di paura più che al film vero e proprio, è fortissima. Ghost Stories non racconta tanto storie di fantasmi quanto cerca di dare a loro un senso, senza davvero riuscirci. E a ben poco serve il sempre affidabile Martin Freeman, che se una cosa dimostra in questo film è di non essere in grado da solo di fare la differenza.