Fabrizio De André - Principe Libero, la recensione
Fabrizio De André - Principe Libero è una dedica sincera che rispetta le varie sfaccettature di una personalità profonda come quella del cantautore ligure
Recensione a cura di Mirko Tommasino
Trattandosi di un lavoro ispirato a fatti realmente accaduti, è naturale che la trama si regga sulla vita del protagonista, partendo dalla gioventù fino all’età adulta. Scavando, però, un po’ più a fondo, c’è una storia più grande ed universale che viene fuori: il racconto di un’anima tormentata in cerca della libertà, sia essa quella di un artista o di un uomo comune. L’intera storia rientra nel territorio del conflitto legato ai rapporti interpersonali, delle esperienze negative come motore di cambiamento e del viaggio profondo, che dura una vita intera, verso l’emancipazione. La vicenda abbraccia tre generazioni e diverse famiglie, con Faber che, con il suo magnetismo, attira le attenzioni di chiunque gli sia attorno. Quello che nasce come un figlio di papà che racconta le vite degli ultimi immergendosi nelle loro esistenze senza lasciare gli ormeggi della sicurezza economica paterna, cresce come uomo e come personaggio, mostrando molto presto il profondo conflitto interiore che lo accompagnerà per tutta la vita, culminando con l’esperienza del sequestro in Sardegna, dove ha inizio la storia del film. De André è un uomo che soffre, uno spirito anarchico costantemente oppresso da ciò che gli limita la libertà: la figura paterna preponderante, le condizioni lavorative e la stabilità emotiva nelle relazioni. Il protagonista vive ogni scena con un profondo dissidio tra quello che è e ciò che vorrebbe essere, con crisi importanti che lo portano verso l’autodistruzione.
Il film, che sarà proposto al cinema da Nexo Digital il 23 e il 24 gennaio e su Rai Uno il 13 e il 14 febbraio, ha una regia e una fotografia affini alla produzione della fiction Rai, con una cura particolare per le atmosfere e per le luci, rendendo le immagini pienamente fruibili sia sul grande che sul piccolo schermo. La vicenda, ambientata in circa quarant’anni, scorre davanti agli occhi dello spettatore grazie ad una ricerca minuziosa delle ambientazioni e degli elementi di scena, volti a restituire non solo una coerenza storica, ma anche una differenza netta tra le diverse vite che De André ha vissuto, talvolta contemporaneamente. La colonna sonora è composta in buona parte dalle canzoni scritte dall’autore rappresenta sicuramente il valore aggiunto della produzione che, alternando la voce di Faber alle interpretazioni dello stesso Marinelli e a versioni strumentali dei brani eseguiti dalla London Symphony Orchestra, enfatizza alcuni momenti del film particolarmente toccanti.
Fabrizio De André - Principe Libero è una dedica sincera che rispetta le varie sfaccettature di una personalità profonda come quella di Fabrizio, spogliandolo dalle vesti univoche del De André geniale, in cui si è sempre rispecchiato poco. Il risultato finale è convincente: un giusto compromesso tra realtà e finzione narrativa che, sfruttando l’occasione del ricordo di un personaggio che ha fatto la storia della canzone italiana, racconta una vicenda universale di libertà e crescita.