Fabrizio De André - Principe Libero, la recensione

Fabrizio De André - Principe Libero è una dedica sincera che rispetta le varie sfaccettature di una personalità profonda come quella del cantautore ligure

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Recensione a cura di Mirko Tommasino

Nonostante sarebbe stato probabilmente più facile proporre agli spettatori una versione celebrativa e ammorbidita di un personaggio spigoloso tanto sotto il profilo pubblico, tanto nella vita privata, Fabrizio De André - Principe Libero, prodotto da Rai Fiction e Bibi Film TV, offre uno sguardo schietto e onesto sull’uomo dietro l’artista. Luca Facchini, regista del film, intreccia la realtà alle ragioni narrative in modo interessante: è infatti chiaro fin dai primi minuti del film che il lavoro di scrittura sia andato oltre la mera rappresentazione pedissequa della vita del cantautore, raccontando una visione del personaggio estremamente umana.

Trattandosi di un lavoro ispirato a fatti realmente accaduti, è naturale che la trama si regga sulla vita del protagonista, partendo dalla gioventù fino all’età adulta. Scavando, però, un po’ più a fondo, c’è una storia più grande ed universale che viene fuori: il racconto di un’anima tormentata in cerca della libertà, sia essa quella di un artista o di un uomo comune. L’intera storia rientra nel territorio del conflitto legato ai rapporti interpersonali, delle esperienze negative come motore di cambiamento e del viaggio profondo, che dura una vita intera, verso l’emancipazione. La vicenda abbraccia tre generazioni e diverse famiglie, con Faber che, con il suo magnetismo, attira le attenzioni di chiunque gli sia attorno. Quello che nasce come un figlio di papà che racconta le vite degli ultimi immergendosi nelle loro esistenze senza lasciare gli ormeggi della sicurezza economica paterna, cresce come uomo e come personaggio, mostrando molto presto il profondo conflitto interiore che lo accompagnerà per tutta la vita, culminando con l’esperienza del sequestro in Sardegna, dove ha inizio la storia del film. De André è un uomo che soffre, uno spirito anarchico costantemente oppresso da ciò che gli limita la libertà: la figura paterna preponderante, le condizioni lavorative e la stabilità emotiva nelle relazioni. Il protagonista vive ogni scena con un profondo dissidio tra quello che è e ciò che vorrebbe essere, con crisi importanti che lo portano verso l’autodistruzione.

Luca Marinelli rappresenta un De André convincenteLuca Marinelli rappresenta un De André convincente. I dubbi sulla sua interpretazione nati dalla localizzazione geografica della sua inflessione (romana e non genovese) scompaiono davanti ad una recitazione fortemente caratterizzata ed in linea con lo spirito tumultuoso del personaggio, pur prendendo fin da subito binari diversi dall’emulazione vera e propria. Ogni comprimario rappresenta la somma di diverse figure che hanno influenzato la vita di De André, sottolineando la differenza di fondo tra personalità e personaggio che rende questo film un tributo volto ad umanizzare senza giudizi tutte le figure della vita di De André. Le donne che ha amato - Elena Radonicich / Puny e Valentina Bellè / Dori Ghezzi esprimono due facce della stessa medaglia, collaborando alla definizione della sua personalità nei piccoli gesti appartenenti alla vita famigliare. Idem, Gianluca Gobbi incarna un Paolo Villaggio che rende credibili l’amicizia tra protagonista e spalla con un’interpretazione molto convincente.

Il film, che sarà proposto al cinema da Nexo Digital il 23 e il 24 gennaio e su Rai Uno il 13 e il 14 febbraio, ha una regia e una fotografia affini alla produzione della fiction Rai, con una cura particolare per le atmosfere e per le luci, rendendo le immagini pienamente fruibili sia sul grande che sul piccolo schermo. La vicenda, ambientata in circa quarant’anni, scorre davanti agli occhi dello spettatore grazie ad una ricerca minuziosa delle ambientazioni e degli elementi di scena, volti a restituire non solo una coerenza storica, ma anche una differenza netta tra le diverse vite che De André ha vissuto, talvolta contemporaneamente. La colonna sonora è composta in buona parte dalle canzoni scritte dall’autore rappresenta sicuramente il valore aggiunto della produzione che, alternando la voce di Faber alle interpretazioni dello stesso Marinelli e a versioni strumentali dei brani eseguiti dalla London Symphony Orchestra, enfatizza alcuni momenti del film particolarmente toccanti.

Fabrizio De André - Principe Libero è una dedica sincera che rispetta le varie sfaccettature di una personalità profonda come quella di Fabrizio, spogliandolo dalle vesti univoche del De André geniale, in cui si è sempre rispecchiato poco. Il risultato finale è convincente: un giusto compromesso tra realtà e finzione narrativa che, sfruttando l’occasione del ricordo di un personaggio che ha fatto la storia della canzone italiana, racconta una vicenda universale di libertà e crescita.

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