Darth Maul #1, la recensione
Una belva tenuta al laccio troppo a lungo: i cupi giorni di Darth Maul quando i Sith dovevano nascondersi

In parte è questo il vantaggio di cui gode Cullen Bunn, sceneggiatore della nuova miniserie Marvel dedicata all’apprendista di Darth Sidious, affiancato dall’artista Luke Ross alle tavole. Bunn però si ritrova a mostrarci i giorni di Maul precedenti alle vicende di Episodio I, dopo più di un decennio, un arco di tempo in cui il personaggio è stato ripreso in altre produzioni - prime fra tutte le serie animate Clone Wars e Rebels - dove è già stato sviluppato e approfondito a dovere, a volte anche in direzioni inaspettate.
Bunn si ritrova quindi a un bivio: se da un lato riproporre Darth Maul nella versione mastino ringhiante conosciuta nel film risulterebbe limitativo di fronte al personaggio più complesso e sfaccettato delle produzioni successive, dall’altro non può neanche permettersi di avviare sviluppi caratteriali e narrativi che nell’universo starwarsiano avverranno solo molti anni dopo. Il trucco quindi consiste nel mostrarci un protagonista che di facciata è il fedele strumento nelle mani di Lord Sidious, ma che dentro di sé - nascoste al suo maestro - cova le ambizioni, le frustrazioni e le inquietudini che sono destinate a esplodere successivamente.Da questo punto di vista il gioco funziona, specialmente nel sottolineare i contrasti con Sidious. Le produzioni fumettistiche del vecchio Universo Espanso ci avevano generalmente proposto un Maul totalmente asservito e appiattito nella fedeltà a Palpatine. Bunn e Ross optano invece per un rapporto che anche nella “golden hour” dei due è dissonante e conflittuale, cosa che rende più interessanti le dinamiche tra maestro e allievo, come pure più verosimili e aderenti alla natura dei Sith.
Il tandem creativo se la cava bene anche nelle scene di azione, anche se, come fanno dire allo stesso Maul, si tratta solo di “palliativi” indegni della potenza del Signore dei Sith. Il cuore della storia, in pratica, è l’odio di Maul nei confronti dei Jedi, un odio che travalica la prudenza e la fedeltà, e che nei prossimi numeri porterà l’apprendista a sfidare i veti del maestro pur di poter sfogare tale odio su almeno uno dei rappresentanti del detestato lato chiaro della Forza.
Come spesso accade, il numero #1 è quindi soltanto indicativo della qualità della serie, in questo caso più che mai, dato che funge da preludio o poco più della vicenda e brilla - probabilmente volutamente - per l’assenza degli odiati nemici di cui Maul sente la mancanza. Si sente anche la mancanza di un comprimario/contraltare che possa fare da cassa di risonanza per il protagonista e le sue passioni incontrollate; al di là dello stesso Sidious, che per ovvie necessità narrative non potrà avere un ruolo centrale nella storia, al punto che l’intero numero è quasi completamente costituito da un monologo solitario o da interazioni minime.Interessante per entrare meglio nella psicologia del personaggio, ma efficace solo se nei capitoli successivi la storia raggiungerà un respiro più ampio. Con la prossima entrata in scena della Jedi finita nel mirino di Maul e delle numerose “guest star” che Bunn ha promesso di utilizzare, quello che è un inizio interessante ma di impatto limitato può trasformarsi in una storia avvincente che faccia luce su un personaggio e su un’epoca ancora poco esplorati nel nuovo canone. Ai prossimi numeri la sentenza!
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