Into Darkness - Star Trek: la recensione da fan della saga
Nei confronti della saga di Star Trek, Into Darkness - Star Trek risulta molto godibile ma troppo ancorato al passato...
LA RECENSIONE CONTIENE SPOILER
Ciò che J. J. Abrams e il team di Bad Robot fecero nel 2009 fu un vero miracolo insperato: riportare in vita Star Trek. Un compito arduo il loro, ma riuscirono a realizzare un film di intrattenimento brioso, dinamico e visivamente accattivante. Il pregio più grande fu l'evitare l'azzeramento di oltre quarant'anni di continuity, cosa che accade fin troppo spesso nei giorni nostri, ideando una storia che fosse visibile per sia i non appassionati della saga che per il trekker più integralista, grazie a un escamotage che rendeva il film un nuovo inizio, ma anche un sequel di quell'universo tanto amato.Dopo quattro anni di attesa da quel film e a dispetto di come il finale lasciava intendere, “arrivare là dove nessuno è mai giunto prima”, Into Darkness riparte esattamente da dove la storia si interrompe riproponendo nuovamente, come centro delle vicende, la dicotomia tra Kirk e Spock, ancora incapaci di comprendersi l'un l'altro nei sentimenti e nelle azioni, fino ad arrivare a un punto di rottura, come da prassi per tutte le migliori coppie. Nel frattempo, quello che si delinea all'orizzonte è uno scenario geopolitico interessante, una federazione sempre più ai ferri corti con i Klingon e ancora ferita dalle azioni di Nero nel precedente episodio. Qui va il plauso al trio di sceneggiatori Orci, Kurtzman e Lindelof per aver dimostrato, nuovamente, una conoscenza certosina del canone sia per gli elementi di solo sfondo, sia per gli elementi cardine su cui poggia tutta l'avventura del film, dettata in parte dalle conseguenze del film del 2009, creando quindi un filo conduttore che risuona nell'intero Universo Trek, come accade nella realtà. Star Trek, in questo senso, è sempre stato molto realistico nel riuscire a mettere insieme gli eventi, grandi o piccoli che siano, per arricchire uno scenario che diventava sempre più ricco e tangibile, puntata dopo puntata. Gli sceneggiatori riprendono questo aspetto con mano ferma.
Dove il film inizia a cedere e a farsi incerto è, tuttavia, l'elemento che fa muovere i protagonisti da un posto a un altro: l'antagonista. Quel John Harrison interpretato da Benedict Cumberbatch, che ha preso possesso della campagna marketing e che dovrebbe essere il punto di maggiore forza, si rivela essere però l'elemento più ruffiano e vigliacco, per così dire, trasformando di colpo il film in un remake distorto di uno degli episodi classici più famosi di sempre, anche tra i non appassionati. Il punto è proprio questo: risulta chiaro che scegliere di rifare un cattivo così famoso è uno specchietto per le allodole per creare un certo tipo di sentimento nei fan, e una volta scoperto il colpo di scena, quel che ne segue è un fan service piuttosto gretto. L'altra fetta di pubblico crederà che ci si trovi di fronte alla nemesi dei protagonisti come il Joker con Batman, un classico fumetto pulp. La delusione, dopo quattro anni di attesa, è dovuta quindi nel constatare che, invece di tentare una storia totalmente originale e intellettualmente più stimolante, come sembrava avvenire nella prima metà del film, ci si è aggrappati alla strada più banale possibile per accontentare facilmente tutte le fasce di pubblico.A dispetto dell'episodio precedente, risulta esserci molta meno azione e molti meno eventi concatenati, dando la sensazione che ci sia poco da fare per i personaggi del film. In realtà non si lesina certo sul lato avventuroso, i protagonisti sono sempre sotto il fuoco nemico e impegnati in combattimenti e inseguimenti, di stampo molto starwarsiano piuttosto che trekkiano. Tante le citazioni trek del film, ma anche citazioni cinematografiche, su tutte una fuga che ricorda I Predatori dell'Arca Perduta e un momento di intenso confronto tra Cumberbatch e Peter Weller che sembra uscito fuori da Blade Runner.
I protagonisti fissi si riconfermano scelte azzeccate e vincenti, divergendo dalle loro controparti originali in maniera sempre più netta, ma è giusto e doveroso che sia così per una maturazione di questa nuova serie, che non deve limitarsi a essere un ricordo della serie classica. In questo senso, le critiche che vengono rivolte allo Spock di Zachary Quinto (l'essere troppo emotivo) sono il risultato di una cattiva interpretazione di scelte di scrittura che distanziano i due Spock, dando a quello nuovo una dimensione più simile a quella di un altri due vulcaniani famosi: T'Pol della serie Enterprise e Tuvok della serie Voyager. Il Kirk di Pine porta a compimento il percorso di maturazione intrapreso nel primo film: il bulletto attaccabrighe diventa un uomo consapevole del grado e delle responsabilità che comporta sedere sulla poltrona del capitano. E mentre il resto del cast precedente si riconferma, benché senza particolari evoluzioni (molto significativo il personaggio di Pike - Bruce Greenwood - che riprende questo bizzarro ruolo di padre surrogato di Kirk), quel che delude sono le nuove aggiunte a partire da Alice Eve che risulta molto più sacrificata. Quando poi arriva il suo momento, la scena risulta eccessivamente enfatica e quasi fastidiosa.
Cumberbatch è chiamato a dover interpretare il cattivo ambiguo, dalle motivazioni apparentemente giuste e dai voltafaccia repentini. Risulta il maggiore difetto del film: non trasmette niente, risulta freddo e facilmente dimenticabile. Ben lontano dal Nero di Eric Bana e dalla sua passionale crociata iraconda. La sorpresa, mista però a rammarico, la regala Peter Weller, alla sua seconda incursione Trek dopo il breve momento di Enterprise, che interpreta il personaggio più interessante del film, ma anche uno di quelli più sacrificati e che avrebbe meritato maggiore spazio, portatore della tematica cardine del film: il terrorismo e la guerra al terrore. Altro rammarico è sicuramente l'assenza vera di una battaglia stellare, che veniva paventata nell'ultima parte della campagna marketing, ma che si rivela molto meno consistente del previsto, benché comunque la scena non lesini per spettacolarità.
Il film, nonostante le osservazioni di cui sopra, risulta comunque molto godibile. Non vi è dubbio che meriti di portare il titolo Star Trek: rispetta tutte le caratteristiche tematiche e visive della serie di fantascienza e sicuramente diventerà un classico, con il tempo. Ora, però, è giunto il momento di far finalmente partire questa saga cinematografica slegandola dai legami con il passato.