The Conspirator - la recensione
Si potrebbe dire che un film con James McAvoy nelle sale basta e avanza, ma questo non è il caso, perché tra X-Men: L'inizio e The Conspirator è il secondo quello da andare a vedere...
Un film sull'assassinio Lincoln senza il presidente Lincoln, tutto centrato sui dialoghi e sul genere courtroom drama, per prolungare l'indagine che Robert Redford già aveva iniziato in Leoni per agnelli. Come l'America sta reagendo a questa guerra, come gli eventi e gli atteggiamenti della politica stanno cambiando la mentalità della gente e cosa accade al fronte interno.
E' dunque un film di dialoghi e di attori The Conspirator, in cui Redford cerca di ridurre al minimo la sua presenza a favore dello script di James D. Solomon e a favore della recitazione. E se i comprimari stentano un po' a decollare, sia per la performance fuori parte di Justin Long, sia per le infelici caratterizzazioni, la lenta battaglia del protagonista Frederick Aiken (l'avvocato che deve difendere la madre di uno degli attentatori che tutti vogliono impiccare senza interessarsi di scoprire se sia colpevole davvero), interpretato da James McAvoy, è organizzata secondo una rigorosa geografia dei volti, che lungo tutto il film mutano le loro espressioni dalle declinazioni della rabbia fino a quelle della pietà.