Cattivi vicini, la recensione
Su un canovaccio classico Nicholas Stoller con Cattivi vicini fa quel che sa fare meglio: raccontare una coppia che intraprende una battaglia, mescolando Project X e Superbad
Su questo spunto molto forte, quello dell'esigenza assoluta di fare festa senza un perchè, l'etica autolesionista del party pieno di eccessi che già Project X aveva sublimato alla grande (accennando marginalmente al tema di questo film, il fatto che anche i maschi adulti e più responsabili reprimano a forza e in modi diversi quest'istinto quando lo riconoscono), si inserisce una sceneggiatura goduriosa di O'Brien e Cohen diretta da Stoller (già sceneggiatore del riuscitissimo Dick & Jane - Operazione furto) che dimostra di sapere quali siano le corde che vanno toccate e con quali gag farlo.
Seth Rogen e Zac Efron sono proposti da subito come due facce di una stessa medaglia, potenziali amici tra i quali si frappone il fatto che uno dei due "deve" fare il padre di famiglia e per questo tradisce il vincolo di fiducia dell'amicizia, causando la guerra a suon di scherzi e inganni (gli adulti vogliono far cacciare i giovani dal vicinato, i giovani vogliono vendicarsi fino a farli desistere). E anche un finale inaspettatamente dolceamaro sembra echeggiare la grande svolta di Superbad, quella del nuovo sentimentalismo maschile.Eppure in questo film apertamente sugli uomini, in cui a dominare è l'etica dell'amicizia virile (su l suo tradimento e sulla sua forza si giocano diverse svolte di trama) è la bravissima Rose Byrne a dare tempi e comandare, giocando su un'immagine per nulla facile: quella della neomamma che non ha assolutamente dimenticato come aveva vissuto fino a pochi anni prima. Anche lei sente forte il richiamo delle grandi feste, della dissoluzione attraverso il party, del ribellismo immotivato contro una generica forma d'autorità che però vorrebbe confinare solo in certi orari e certi momenti.
Come già in Dick & Jane - Operazione furto quindi anche questa coppia straordinariamente affiatata, in marcia come una macchina da guerra per il più assurdo degli obiettivi (far cacciare dei vicini), è un bellissimo complesso d'amore e anarchia, follia e sentimento d'appartenenza l'uno all'altro che non viene mai sbandierato a parole ma si percepisce in ogni inquadratura, in ogni sguardo in ogni piano portato maldestramente a termine (o no) insieme.