Cappuccetto rosso sangue - La recensione

Una ragazza è divisa tra due contendenti amorosi, mentre nel villaggio incombe una minaccia spaventosa. Rilettura della celebre fiaba con qualche spunto interessante, ma con molti aspetti poco soddisfacenti...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloCappuccetto rosso sangueRegiaCatherine HardwickeCastAmanda Seyfried, Gary Oldman, Billy Burke, Lukas Haas, Virginia Madsen, Shiloh Fernandez, Max Irons, Julie ChristieUscita22-04-2011 La scheda del film

Non è esattamente difficile capire perché i produttori di Cappuccetto rosso sangue abbiano optato per Catherine Hardwicke come regista. In effetti, non c'è dubbio che prendere la realizzatrice del primo (e nettamente il migliore) episodio di Twilight per parlare di fiabe, leggende e licantropi sia già di suo una scelta facile. Mettiamoci anche la contrapposizione tra due ragazzi che si contendono la stessa donna (ma che dovranno venire a patti), mentre lei è divisa tra l'amore forte ma rischioso del primo e la sicurezza che le offre il secondo, ed ecco che abbiamo una storia che sembra quasi una nuova pellicola di Twilight.

Solo che si tratta di una versione alternativa di Cappuccetto rosso. Ma che a tratti sembra essere più La bella e la bestia. Confusi? Non c'è motivo, in realtà tutto è abbastanza semplice, tanto che il paradosso è che quello che dovrebbe risultare un film destabilizzante, potrebbe essere tranquillamente un convenzionale film in costume. In particolare, la storia risulta divisa tra gli intrighi tipici di un film su una monarchia e le opere alla Jane Austen con protagoniste giovani che scoprono l'amore.

L'inizio farebbe ben sperare. Già in una delle prime sequenze, che mostra i due innamorati da bambini, assistiamo a diversi ribaltamenti rispetto alle attese convenzionali. E' difficile stabilire dei limiti precisi tra innocenza e crudeltà, tra candore e cattiveria, ma è proprio questo l'intento della regista e nella prima parte riesce discretamente bene. In questo senso, Amanda Seyfried risulta la persona giusta per il ruolo, dotata com'è di una dolcezza inquietante che risulta quanto mai appropriata. Peccato solo che a tratti esageri nel voler esprimere platealmente le sue sensazioni.

Un'altra qualità della pellicola sono le scenografie di Thomas Sanders, bravo nell'esprimere il senso di oppressione e minaccia che incombe sul villaggio. Magari, ti viene da rimpiangere che non siano stati sfruttati adeguatamente i boschi, come succede all'inizio e alla fine, ma non è un grosso problema. Insomma, film notevole? Purtroppo no e per varie ragioni.

A mio avviso, la pellicola cala nettamente dall'arrivo (peraltro, dopo poco più di mezz'ora) nel villaggio del personaggio di Gary Oldman, una sorta di sacerdote che dovrebbe arginare il pericolo che tutti temono. Purtroppo, si cade nel macchiettistico, sia perché Oldman che fa il villain perverso non è esattamente una novità, sia perché questo porta il film, da un racconto di atmosfera qual era, su strade più convenzionali e quasi da giallo. Inoltre, su certi aspetti si punta a citare il filone Underworld, che però funzionava meglio.

In effetti, la Hardwicke sembra di fronte al classico dilemma di registi che affrontano film di genere senza essere troppo esperti della materia. Fare un film horror con tutti i crismi (e magari anche gli stereotipi)? O mostrarsi superiore alla materia trattata, in particolare esprimendo messaggi profondi e non puntando molto sul gore, quanto magari su suggestioni pagane e arcaiche? I dubbi (magari accentuati anche dalle discussioni con i produttori) devono essere stati questi, ma sostanzialmente non sembrano essere risolti. Di sicuro, le scene d'azione continuano a non essere la specialità della casa Hardwicke, ma almeno sono ridotte.

In fin dei conti, un prodotto non disprezzabile, ma che alla fine rischia di non convincere veramente nessuno. Ed è un peccato, perché poteva venir fuori un gioiellino...

 
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