Boy Kills World, la recensione
Dentro Boy Kills World c'è l'imitazione dell'imitazione dell'imitazione di un film che vorrebbe recuperare i B movie
La recensione di Boy Kills World, il film con Bill Skarsgård, prodotto da Sami Raimi disponibile dal 27 maggio su Prime Video
Si tratta di un protagonista che da bambino ha visto trucidata la sua famiglia e che da quel momento si è allenato con un maestro d’arti marziali per anni, fino a diventare la versione grossa e definita di Bill Skarsgård, così da potersi vendicare dei grandi e potenti dittatori di questa città del futuro. Si tratta di un mentore con obiettivi non sempre chiari. Soprattutto si tratta di villain da operetta (Sharlto Copley e Brett Gelman) che non è chiaro se dovrebbero far ridere o cosa. Si tratta ancora di una serie di svolte, che non scriviamo qui per decenza, ma che visto come il film copi da mille fonti famosissime, non sono poi così difficili da intuire, in cui i sentimenti si ribaltano senza un vero cambio di atteggiamento. Succede di tutto, ma i personaggi rimangono uguali a loro stessi.
Sembra di capire che ci sia, da parte del film stesso, una sorta di eccitazione per il suo futuro così carico, con costumi eccentrici (mio Dio!) e atteggiamenti sopra le righe. E allo stesso modo che ci sia un’eccitazione da videogiochi, una specie di strato che viene applicato su queste trame consuete che si rifà alla videoludica, ma più che altro a parole. Tutto, infatti, è tematizzato a picchiaduro, la lotta del mondo “vero” come quella dei videogiochi di menare. Ora: qui non siamo certo persone che si scandalizzano per un film che le prova tutte per acchiappare il proprio pubblico di riferimento, ma anche questa a suo modo è un’arte e va fatta bene, altrimenti è solo presa in giro.