Battle Princess Madelyn, un omaggio sentito ma non del tutto riuscito agli action platform 16 bit - Recensione
La recensione di Battle Princess Madelyn, action platform ispirato a classici come Ghosts 'n Goblins e Wonder Boy 3: The Dragon's Trap
La prima evidenza di tale intenzione è la presenza di un canovaccio narrativo che, almeno nelle intenzioni, vorrebbe essere non complesso, ma quantomeno coerente accompagnamento delle vicende della principessa. Impostato su toni più o meno fiabeschi (tutta la storia è un racconto inventato che un premuroso nonno plasma per la sua nipotina, Madelyn, appunto), non pecca nella messa in scena degli episodi che scandiscono la progressione, quanto piuttosto nel mantenere costante la qualità della narrazione, spesso danneggiata da dialoghi che vanno dal banale al terribile, frutto di una scrittura approssimativa. Ecco, la sensazione di approssimazione ricorre spesso nel giocatore, anche nei momenti in cui, messa da parte la storia, si pensa soprattutto a colpire i nemici e a saltare.
![Battle Princess Madelyn screenshot](https://legacy.badtaste.it/media-library/legacy/sites/2/2019/02/battle-princess-madelyn-screenshot-1.jpg)
Battle Princess Madelyn consta di due sostanziose modalità, la principale delle quali, quella Storia, ha una struttura che è la seconda e più netta evidenza della volontà da parte del team di sviluppo di realizzare una produzione propria. Al contrario di Super Ghouls 'n Ghosts e compagnia, infatti, non si articola in livelli, ma attraverso un mondo non complesso quanto quello di un qualunque metroidvania, ma comunque costituito da aree interconnesse. Una scelta che purtroppo non paga: mancano solide basi, quelle che dovrebbero essere costituite da un level design curato, intelligente, ramificato, preciso, che qui risulta invece appena sufficiente, capace giusto di mettere una porta qua, un passaggio là, per collegare aree di gioco che dovrebbero invece avere ben altra organicità. A rendere il problema ancora più evidente sono scelte di design incomprensibili, come l'impossibilità, in disposizioni di piattaforme dettate da un certo gusto per la verticalità, di dare un'occhiata in alto o in basso o, sciagura delle sciagure, la mancanza di una qualsiasi mappa.
[caption id="attachment_193212" align="aligncenter" width="1280"] I boss sono per la maggior parte abbordabili[/caption]
Proprio Arcade è il nome dell'altra modalità, che compatta la struttura delle aree, trasformandole in livelli e ponendoli uno dopo l'altro, secondo una progressione classica, che in ognuno di essi culmina con lo scontro con un boss. La difficoltà della sfida si innalza, a causa della maggior presenza dei nemici e di un incremento nella complessità di certi passaggi squisitamente platform, ma permane il difetto della modalità Storia, la poca ricercatezza di un level design che, a volte, sembra quasi limitarsi a proporre un'accozzaglia di elementi. La più facile interpretazione dei livelli e la maggiore immediatezza potrebbero comunque farla preferire ad alcuni giocatori.
Non è quindi, Battle Princess Madelyn, un seguito spirituale all'altezza dei titoli ai quali si ispira. Ne è un apprezzabile omaggio, notevole più per una direzione artistica stuzzicante, una curata grafica sui 16 bit abbondanti (ma, ancora, con qualche passaggio a vuoto, come i font e molti dei personaggi secondari) e una buona colonna sonora (pregevolissima selezionando le versioni orchestrate dei brani) che per il gameplay. Ma il suo livello qualitativo complessivo, pur non disprezzabile, ne è assai distante.