American Horror Story 6x03 "Chapter 3": la recensione
Terzo episodio per My Roanoke Nightmare: American Horror Story continua a giocare sul non detto
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Ma, dato che ci troviamo con questa informazione in più, prendiamola per buona e usiamola come sostegno ad uno stile che finora – e il terzo episodio non fa eccezione, anzi – non ha convinto. L'autore ci chiede fiducia, e noi ci fidiamo volentieri. Fino alla svolta anticipata, non parleremo più del tono da falso documentario della serie. Detto questo, il terzo capitolo della stagione fa registrare un passo in avanti rispetto alla scorsa puntata. Vediamo le conseguenze del rapimento di Flora, la figlia di Lee portata nel fitto del bosco da entità misteriose che nel corso dell'episodio assumeranno ora i contorni dei pazzi vicini, ora di spettri dal passato. I protagonisti brancolano nel buio e nella paura, e noi con loro.
I coniugi Shelby e la sorella di lui si gettano nel fitto del bosco e qui non trovano risposte alle loro domande, solo nuovi misteri. Dopo anni a cercare di livellare il tono dell'orrore sulla più alta digeribilità, è difficile disturbare o, ancora meglio, spaventare lo spettatore. Almeno adesso American Horror Story ci prova. Non si può dire che ci riesca, ma in un'annata diversa come questa è comunque un tentativo da apprezzare. Ecco quindi due redneck beccati a vivere come animali, un uomo bruciato (davvero, il personaggio di Mason e la sua sorte quanto ci sono indifferenti?), apparizioni spettrali. La scrittura accumula e accumula senza risolvere e senza che la storia evolva, e anche per questo motivo è difficile dare una lettura critica di ciò che vediamo. Certo che negli ultimi anni siamo stati abituati a una serie di storyline mal correlate o non correlate del tutto.La vera novità dell'episodio è rappresentata dalla piccola figura del sensitivo Cricket (Leslie Jordan, l'avevamo già visto in Coven), che si offre di aiutare la famiglia a ritrovare la piccola. Non lo fa per compassione, ma per denaro, e almeno il primo dei loro incontri non terminerà bene. Scopriamo però qualcosa di più su Priscilla, il fantasma che sarebbe responsabile della scomparsa della piccola. Un breve flashback incentrato sulla colonia di Roanoke, che come era facile aspettarsi fa capolino, non ci offre molti più dettagli, se non l'ennesimo personaggio di Kathy Bates dall'uccisione facile.
Ancora una volta la scrittura lavora all'ombra del non detto, della cappa di dettagli che qualcuno sa, ma ancora non ci rivela. Sono i protagonisti esterni che in continuo foreshadowing, anticipano ciò che avrebbero dovuto fare, l'orrore che ancora non sapevano si sarebbero trovati ad affrontare. Un gioco di hype che ci domandiamo quanto effettivamente pagherà.