'68 vol. 3: Jungle Jim, la recensione

Abbiamo recensito per voi il terzo volume di '68, serie Image Comics ideata da Mark Kindwell, e portata in Italia da saldaPress

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Dopo quanto letto nel volume 1 (QUI la recensione) e 2 (QUI la recensione), continua la grande saga di guerra e zombie ideata dall'autore Mark Kindwell: '68. Premessa di base di questa serie a fumetti Image Comics, portata in Italia da saldaPress, è quella che, un giorno come tanti, i morti si sono risvegliati affamati di carne umana, rappresentando un gravissimo problema per la nostra specie, perché in grado di uccidere con un morso, trasformando poi la vittima in zombie. Un giorno come tanti, si è detto, ma tale affermazione è forse impropria; quel giorno ha infatti una data e una location specifica:13 febbario 1968, Tay Nguyen, Vietnam. La Storia ci insegna che in quel periodo, in quel Paese era in pieno svolgimento la Guerra del Vietnam, uno dei conflitti più drammatici, disastrosi e unici del suo genere per la nostra specie, che si sarebbe concluso solo nel 1975, lasciando sulla sua scia più vinti che vincitori.

Le cose, in '68, hanno dunque preso una piega piuttosto particolare, grazie a quell'innocente revisionismo storico che la Nona Arte permette: nel panorama bellico, infatti, si è destato un nuovo, pericolosissimo nemico. Un nemico che non fa distinzione tra "bianchi" e "gialli", ma che ha un palato per nulla raffinato, e apprezza le calde carni di qualsiasi razza umana.

Il terzo atto di questa saga, intitolato Jungle Jim, ci narra le vicissitudini di un Marine americano, semper fidelis alla sua causa. Rimasto solo dietro le linee nemiche, straniero in terra straniera, il coraggioso soldato Brian Curliss, non si dà per vinto, ma prosegue indefesso la sua missione. Lungo il suo cammino si imbatterà in svariati imprevisti, oltre alle orde di non morti affamati di budella, soprattutto quello che lo vedrà impegnato a combattere in difesa di una missione cristiana, il cui futuro sarà attentato da alcuni "Charlie" ribelli e crudeli. Oltre che a battersi in difesa degli innocenti, però, il protagonista dovrà portare a termine la sua misteriosa missione. Ma, in tutto questo, chi è veramente Jungle Jim?

'68 si rivela essere una lettura piacevole e interessante anche in questo suo terzo volume, principalmente grazie alla fervida mente dello sceneggiatore Mark Kindwell, in grado sempre di saper tirare un bel coniglio dal proprio virtuale cilindro. L'ambientazione bellica, condita con lo spesso vincente elemento narrativo "zombesco", possiede già di per sé un indubbio fascino, ma anche il sempre pericoloso rischio che la storia possa sfociare nel banale, in qualcosa di già letto decine e decine di volte. Fortunatamente, lo scrittore è capace di riuscire a scovare sentieri nascosti e per nulla battuti, nelle umide tenebre della giungla vietnamita. Questa volta, Kindwell si cimenta in un racconto più soggettivo e misterioso, a tratti quasi intimista, che vede un uomo combattere una propria guerra personale, in una guerra ben più vasta: tale introspezione narrativa condisce questo capitolo della saga con nuovi elementi, dimostrando per l'ennesima volta che spesse volte per avere una buona storia, è "sufficiente" avere dei buoni protagonisti che la possano guidare. Ed è questo il caso. Allo stesso tempo, l'autore è sempre in grado di rendere il raccolto "leggero", e per questo molto accessibile per il lettore, senza che però questo sia mai superficiale: in questo senso, c'è un grande lavoro di ricerca e studio della Guerra del Vietnam (in tutti i suoi aspetti) a monte, cosa che si manifesta nei tanti e precisi dettagli che arricchiscono la narrazione (con tanto di "schede tecniche" di approfondimento in cosa a ogni capitolo).

Ai disegni, ritroviamo Jeff Zornow, pienamente all'altezza di illustrare un racconto di questo tipo: impostazione dello storytelling accademica, quasi cinematografica (che si traduce in piena chiarezza espositiva), ma grande attenzione al dettaglio, elemento che va ad arricchire ogni tavola in maniera determinante. In una serie dove la violenza e lo splatter sono essenziali, una sana dose di crudo realismo, di veri e propri bagni di sangue, è quantomai necessaria. Il primo capitolo della saga, una sorta di prologo che ci mostra l'origine segreta di Jungle Jim, è invece disegnato da Nate Van Dyke, la cui arte, non particolarmente originale né brillante, è il fisiologico punto debole di questo volume.

Se due indizi non fanno una prova, tre probabilmente sì: il terzo volume di '68 è dunque la piacevole conferma dell'originalità e bontà qualitativa di questo apprezzabile fumetto.

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