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Twister è un monster movie

Twister è più monster movie che disaster movie. Perché i tornado sembrano avere una loro personalità e sono il personaggio più presente

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La leggenda narra che Twister distrusse gli impianti audio di alcuni cinema grazie al suo potente suono. Non ho verificato la notizia, e non voglio farlo. Mi piace pensare che il primo impatto degli esercenti di tutto il mondo con il film di Jan de Bont fosse all’insegna del timore di rimetterci il proprio cinema.

Il suono del tornado è tutto in Twister. È potente, pretende di essere realistico (insomma...) e sfrutta al massimo i canali della colonna sonora. Al contempo è un suono totalmente cinematografico, spettacolare e metaforico. Per farlo usarono un bramito di un cammello modificato e mixato in post produzione. L’effetto finale è potente: le nuvole nere ruotano per formare qualcosa di più di un tornado… un mostro!

La sceneggiatura di Michael Crichton e Anne-Marie Martin era passata tra diverse mani. Spielberg avrebbe dovuto dirigerlo, ma preferì limitarsi a produrre con la sua Amblin. Ci provarono James Cameron, Robert Zemeckis e Tim Burton, ma il progetto decollò solo dopo che Speed mise gli occhi della Hollywood action sul promettente de Bont. Erano gli anni in cui i film ancora facevano venire voglia ai ragazzini (ma anche alle ragazzine) di passare dal sogno di diventare astronauti a quello di archeologi (Indiana Jones), paleontologi (Jurassic Park), e meteorologi. O meglio, cacciatori di tempeste, cercatori di tornado, per quanto riguarda Twister

Uno dei primi film ad arrivare in edizione DVD negli Stati Uniti, è stato il precursore di una serie di disaster movie da cassetta tra tempeste perfette, vulcani e meteoriti. Dalla sua parte c’è l’incredibile capacita di essere visto e rivisto senza stancare. Un po’ per gli effetti speciali, all’epoca rivoluzionari, oggi reggono abbastanza bene con alcune cadute in piccoli momenti. Un po’ per una storia così lieve e sciocca da poter essere seguita facendo altro. 

JoAnne Thornton era una bambina quando suo padre gli è morto davanti agli occhi cercando di proteggere la sua famiglia da un tornado nel 1969. Numeri invertiti, nel 1996 la ragazza cerca di studiare le tempeste e il movimento dei tornado. Vuole prevederli, entrare metaforicamente nel "cervello" del fenomeno atmosferico. L’ex marito Bill Harding torna da lei per una firma mancante sui documenti di divorzio. Si trova invischiato in una missione che aveva iniziato lui e che ora sta per entrare nella fase operativa. Al richiamo all’azione non si resiste, così Bill si trova con futura moglie ed ex moglie a lanciare nei tornado La piccola Dorothy ovvero un centinaio di sensori che possano monitorare l’interno del fenomeno e aiutare a prevedere il suo movimento distruttivo.

Conosci il tornado e conosci te stesso

I tornado di Twister non si presentano mai come semplici eventi catastrofici della natura, sembrano avere una personalità. I cacciatori di tempeste ne parlano come se fossero esseri senzienti e così sono presentati sullo schermo. C’è dell’orrore cosmico man mano che ci si avvicina al mostro finale di classe F5. La plausibilità si ritira man mano che la scala diventa enorme. Il vento travolge e solleva tutto, tranne la macchina dei ricercatori (!). Il tornado è devastante, ma basta agganciarsi ben bene per sopravvivere. Il film è da prendere così: con il sorriso e un po' di implausibilità. Non c’è ecoansia, ma tanta adrenalina nel cercare di sfuggire al mostro.

È qui che, come monster movie, Twister diventa piuttosto originale. Tutta la missione non consiste in una vittoria contro la forza della natura da sconfiggere. L’uomo è in una posizione di totale inferiorità che non si può ribaltare. Con intelligenza, scienza e senza prudenza, si può però trovare un modo per aumentare le possibilità di mettersi in salvo.

Più Twister che cuore

La chimica al minimo tra Bill Paxton e Helen Hunt non permette alla sottotrama amorosa del film di raggiungere un livello sufficiente di interesse. Va molto meglio sotto il profilo dell’azione, girata benissimo. Il via libera per il film arrivò comprensibilmente dopo un pitch in cui si dimostrava la fattibilità degli effetti speciali. È incredibile, a pensarci oggi, quanto il mostro sia presente. Si vedono tantissimi tornado, tutti con una propria identità visiva distintiva (è qui che si vede la mano del produttore Spielberg), dall’inizio alla fine. 

Psycho, Shining, Il mago di Oz, La divina commedia (letta da un personaggio all’inizio. Ovviamente come riferimento alla forma dell’Inferno) sono i riferimenti interni al film come easter egg e citazioni. A volte sono piuttosto insistenti, come quella al Drive-in, decisamente un po’ troppo compiaciuta. Twister però gioca nel suo campionato. Sembra più debitore a Ghostbusters che ai film citati. Mischia commedia e brivido trovando in mezzo la vera avventura. 

Una storia di gente che cerca di sfuggire dai propri mostri, atmosferici e relazionali, ma che alla fine capisce come buttarsi al loro interno, affrontarli e uscirne incolume. Non c’è molto di più. Eppure tutto questo è fatto con un tale senso dello spettacolo che, anche alla luce dei difetti, delle ingenuità, delle debolezze e delle assurdità, hanno reso Twister uno dei film più riguardabili nel suo decennio.

Riuscirà Twisters a fare lo stesso? Lo scopriremo presto in sala. 

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