Ci piacerebbe cantarle:
"Tanti auguri a te!" con una voce da quattro ottave, quella che aveva l'inglese del Surrey
Julie Andrews prima della famigerata operazione alle corde vocali del 1997 che le riduce per sempre quella meravigliosa estensione vocale indimenticabile ancora oggi grazie a dischi e copie homevideo di
Mary Poppins (1964) di Robert Stevenson e
Tutti Insieme Appassionatamente (1965) di Robert Wise. Per il primo film la Andrews, oggi pronta a spegnere ben ottanta candeline nella sua grande e meritata torta, vince
Oscar,
Grammy,
Bafta e
Golden Globe. Per il secondo si deve accontentare solo del premio per Miglior Attrice di Commedia o Musical assegnato dai giornalisti della Hollywood Foreign Press nonché un nostro David di Donatello. Sono i due ruoli forse più iconici per la ragazza del Surrey nata il 1 ottobre del 1935 e svezzata giovanissima alla musica nonostante un'infanzia non proprio canonica per non dire infelice accanto a un patrigno ubriacone che prova in più di un'occasione di approfittarsi sessualmente della figliastra. Sono anni così difficili da spronare la giovane Andrews ad uscire il più velocemente possibile da una situazione familiare piuttosto caotica (aggiungete il fatto che la nostra Julie è il frutto di una relazione clandestina di sua madre) per calcare presto i palcoscenici del music hall londinese e bazzicare radio e televisione.
E' una bambina prodigio o forse non è una bambina normale, tanto che viene il sospetto che i due ruoli di protettrice e correttrice dell'infanzia Mary Poppins (1964) e Tutti Insieme Appassionatamente (1965), in cui la vedi letteralmente in estasi accanto ai pargoli, le abbiano tirato fuori il meglio di sé proprio per via di quel vuoto interiore legato a suoi anni di crescita tra stenti e violenze domestiche. Nella vita privata avrebbe avuto un figlio naturale dal primo matrimonio e due adottati con il secondo marito (fra poco ci arriviamo).
Eccola pronta a debuttare a soli 20 anni a
Broadway. Il resto è Storia: Oscar a soli 29 anni per il ruolo della governante dotata di poteri magici uscita dalla penna di
P.L. Travers, la quale ebbe un'infanzia non meno tormentata di quella della divina Andrews. Qual è il suo tratto d'attrice? La pulizia. Julie Andrews è sempre stata sinonimo di solarità, efficenza e positività.
Mary Poppins è lei e lei è Mary Poppins. Quando capita una tale osmosi tra persona e personaggio, di solito le carriere si interrompono per non dire... crollano miseramente, disintegrandosi come castelli di sabbia sovrastati dalle onde. Basta qualche flop dopo i tre successoni di
Stevenson,
Wise ed
Hitchcock (con lui
Il Sipario Strappato accanto a
Paul Newman) per farci capire che la sua carriera cinematografica può anche dirsi conclusa nel biennio 1964-1966. D'altronde a questa cantante straordinaria basta andare in sala di registrazione e incidere un disco oltre che esibirsi dal vivo, a teatro o per la tv. Perché incaponirsi a cercare di creare un'immagine cinematografica altra dopo quelle due pietre miliari della settima arte? Il successo al cinema torna grazie alla naturalezza con cui il secondo marito
Blake Edwards la inserisce dentro la sua impertinente filmografia a partire da quel capolavoro sull'andropausa che è
10 (1979) in cui il connazionale della diva
Dudley Moore è terrorizzato dal fatto di invecchiare a fianco di quella donna così matura, articolata e opposta all'ideale della pin-up bambolona (non è un caso che Moore la chiami con il diminutivo da maschio
Sam per tutto il film) rappresentata da una sgargiante
Bo Derek. La Andrews è diventata una matura signora ormai di quarantaquattro anni. Bellissima e autonoma. Nessuna magia per lei in quel film, solo una grande pazienza. C'è da aspettare che il maschio bambino torni a casa dopo aver inseguito quell'apparizione femminile in fondo così evanescente. Se si è sposati con un genio (la cosa in questo caso vale sia per la Andrews che per Edwards), è possibile che ci riscappi il capolavoro. Accade con
Victor Victoria (1982) dove lei fa la parte di una donna che fa finta di essere un uomo confondendo ed eccitando un macho man piuttosto rozzo come
James Garner (seconda volta che la coppia fa faville sullo schermo dopo
Tempo di guerra, tempo d'amore del 1964). L'ex bambina del Surrey ha ripreso a volare e per poco non porta a casa il secondo Oscar per la bellissima commedia adulta del marito (la batte l'immensa
Meryl Streep de
La Scelta di Sophie). A proposito:
dove trovate un coppia di star hollywoodiane che riesce a stare insieme ben 41 anni? Riuscite a immaginare Mrs. Andrews in Edwards al capezzale del regista de
La Pantera Rosa (1963) e
Hollywood Party (1968) mentre lui, ottantottenne, esala l'ultimo respiro cinque anni fa? Noi sì. E pare che sia andata proprio in questo modo. I due si adorano fino all'ultimo minuto prima dei titoli di coda. Tale era la loro complicità e sintonia sessual/sentimentale (
10 parla di una possibile crisi scongiurata all'ultimo minuto?) che ecco quel diabolico geniaccio di Edwards mostrare per la prima volta all'umanità le tette di Julie Andrews in
S.O.B (1981) satira niente male sulla supposta città delle stelle dove Mary Poppins esibisce per la prima volta il petto creando un divertente scandalo di costume. La decade degli '80 iniziata alla grande con
S.O.B. e
Victor Victoria l'avrebbe poi vista ancora diretta dal marito per il remake dal
Truffaut de
L'Uomo che Amava le Donne (
I Miei Problemi Con le Donne con
Burt Reynolds) e accanto a
Jack Lemmon per
Così è la vita. Scatta anche una grande sintonia umana con il giovanissimo
Rupert Everett per il sottovalutato dramma di ambientazione musicale
Duet For One (1986) diretto dal russo
Konchalovskiy in una delle sue trasferte hollywoodiane (l'affetto per Everett avrebbe fatto sì che sarebbe comparsa nei panni di se stessa nello sconclusionato ma dolcissimo
Insieme per caso del 2002 con lui protagonista). Gli '80 sono forse la decade della Andrews più a dimensione puramente cinematografica. Difficile infatti sentirla cantare per più di qualche secondo in uno di questi film. Sarebbe tornata direttamente davanti alla macchina da presa nel nuovo millennio grazie al veicolo
Disney che lancia la ventenne
Anne Hathaway Pretty Princess dopo l'operazione alle corde vocali del 1997 che tanto l'avrebbe fatta penare. Gli incassi della favola diretta da
Garry Marshall sono così alti da spingere la Andrews a indossare nuovamente i panni della
Regina Clarisse Renaldi dell'immaginario regno di Genovia.
E' il momento forse più emozionante di questo finale di carriera: nel sequel Principe Azzurro Cercasi (2004) la vediamo cantare a otto anni da quell'infausta operazione alle corde vocali e nonostante non riesca più a raggiungere le quattro ottave... sembra sempre di ascoltare un angelo.
Marshall avrebbe poi descritto un'intera troupe in lacrime durante quel momento.
Dopo sarebbe stata ancora voce, anzi solo voce. Quella un po' roca e ruvida post operazione con cui avrebbe interpretato la Regina in ben tre Shrek per la Dreamworks, la narratrice in voice off di Come d'Incanto (il veicolo per Amy Adams) e la non proprio angelica mamma di Gru in Cattivissimo Me (2010) quando gli anni sono già 75.
Ma è con quella scena di Principe Azzurro Cercasi che vogliamo chiudere questo biglietto d'auguri.
Una Andrews regale che canta in un duetto inusuale con Raven-Symoné per una versione anche leggermente hip-hop di Your Crowining Glory circondata da ragazzine in pigiama festanti, compresa una ventiduenne Anne Hathaway nel ruolo della nipotina.
Julie Andrews che canta circondata da una gioventù scalmanata... oddio... ricorda qualcosa?
Auguri Mary Poppins!