Steam, sesso, pornografia, donne, ed il bisogno di diventare adulti
Su Steam appare il primo gioco esplicitamente pornografico.
A parte casi sporadici, quello della sessualità nei videogiochi è sempre stato un argomento tendenzialmente tabù. Tra la rappresentazione non sempre molto realistica, in termini estetici e pratici, delle scene di sesso tra due protagonisti, che rendono il momento spesso un incrocio di due manichini inespressivi, un risultato un po’ dovuto alla tecnologia ma anche alla poca cura nella regia, ed il rapporto burrascoso che il medium e gli utenti hanno con la figura femminile, è stato sempre pericoloso portare l’amore carnale sugli schermi videoludici.
[caption id="attachment_189391" align="alignnone" width="1440"] A parte i contenuti espliciti, Negligee: Love Stories è una visual novel come tante altre.[/caption]
La decisione fa discutere in primis perché, come detto, c’è sempre un po’ di tensione per quanto riguarda il sesso nei videogiochi. Considerati dall’opinione pubblica come un medium di seconda categoria, principalmente rivolto ai giovani (quando i dati parlano di età ben più avanzate per il giocatore medio), è impensabile che si possano mettere sullo stesso piano Super Mario, Call of Duty e Spider-Man, con prodotti in cui si possano vedere due persone amarsi nella maniera più carnale possibile. Mettiamoci anche la generale tendenza alla misoginia che, purtroppo, ancora imperversa nella games industry (non ultime le vicende che vedono Riot Games accusata di perseguire una politica interna tendenzialmente sessista), ed il gioco è fatto.
In mezzo ci sono finiti anche gli onesti sviluppatori di videogiochi erotici, che si sono visti di punto in bianco rimuovere i loro prodotti dalla piattaforma dopo essere stati approvati da Valve stessa. Dopo diverse settimane di diatriba e discussioni anche con associazioni di genitori ed enti generalmente preoccupati per la presenza di questi contenuti sessualmente espliciti, Steam sembra aver fatto pace con sé stessa perché, come detto, ha dato via libera alla pubblicazione del citato Negligee: Love Stories. A prescindere dalla qualità intrinseca del titolo, di cui poco ci importa in questa sede, questo è un passo abbastanza importante, per Valve ma anche un po’ per tutta la games industry.
In quella disperata corsa che il medium videogioco sta facendo verso l’età adulta, non si può non passare per l’accettazione della sessualità. Il cinema, medium verso cui spesso critici, analisti, ed in generale addetti ai lavori si rivolgono come metro di confronto ed ispirazione, racconta il sesso in maniera del tutto aperta, tra generiche scene amorose e prodotti come Nymphomaniac di Lars Von Trier (per non parlare dell’importanza, soprattutto economica, del settore dell’industria video-pornografica). Dal cinema, sviluppatori ed editori dovrebbero imparare a fare proprio questo.
[caption id="attachment_189393" align="alignnone" width="1280"] Ci vorrebbe qualcosa di meno "plasticoso" delle scene piccanti di Heavy Rain, ecco.[/caption]
Sarebbe ora che i videogiochi incominciassero a raccontare storie che comprendano anche la sessualità. Non serve scadere nel pornografico (anche se, un'industria di videogiochi porno ben regolata e controllata sarebbe davvero una manna in termini economici), ma semplicemente narrare i rapporti tra personaggi in maniera totale. Inutile specificare quanto gli intrecci amorosi siano un traino potentissimo per l’attenzione del giocatore/spettatore, soprattutto quando di mezzo ci sono tradimenti o implicazioni di natura sessuale.
Ma pensate anche ad una semplice commedia, magari un’avventura episodica che strizza l’occhio alle sit-com e che, tra le altre cose, racconta anche le acrobazie a letto dei protagonisti. Oltre ad attrarre un nuovo tipo di pubblico, che potrebbe iniziare a non considerare i videogiochi solo come un giochino per ragazzi o più giovani, darebbe al medium intero una nuova legittimazione.
Certo, è difficile chiederlo a quello stesso settore che censura le pose più osé (che poi…) delle protagoniste femminili di Street Fighter V, che ha ancora problemi con Lara Croft e vive sulla scia del GamerGate, delle accuse sessiste, delle animatrici di Bioware accusate di essere incompetenti solo per essere cosplayer (e pure graziose, quindi ancor più incompetenti di riflesso), e che di conseguenza genera situazioni paradossali come la paura di esportare prodotti come Dead or Alive Xtreme 3 fuori dal Giappone, per paura della reazione puritana del resto del mondo, oppure di Hideo Kojima che inventa una sensualissima Quiet con il solo scopo di creare il personaggio da dare in pasto ai cosplayer di tutto il mondo.
Ma chissà, magari questo videogioco per adulti (che probabilmente è senza arte né parte) darà il via ad una nuova consapevolezza, a superare l’estrema suscettibilità generale, a trattare certi argomenti con la giusta intelligenza e sensibilità.