Personaggi in attesa: avatar alla ricerca della libertà
Una riflessione sulle animazioni d'attesa dei personaggi videoludici
Di recente mi sono ritrovato a pensare con maggiore profondità alle animazioni d'attesa. Colpa di Undertale, titolo indie partorito dalla mente di Toby Fox. Senza scendere troppo in dettagli o spoiler, ho visto il mio personaggio compiere vere e proprie scelte in assenza di input da parte mia. Non esattamente "idle animations", ma la mia mente è ritornata a quel vecchio episodio di Sonic. Nelle sue scelte, nei suoi gesti, il protagonista di Undertale sembrava assumere una coscienza propria.
Mi sono allora messo a riconsiderare l'argomento: che i nostri avatar riacquistino coscienza di loro stessi proprio quando non li controlliamo? Che si riapproprino di un'autonomia altrimenti smarrita solo quando non siamo lì per impedirglielo? Da questo punto di vista molte delle loro animazioni "autonome" sarebbero tutt'altro che trovate simpatiche: sarebbero un'effettiva azione incontrollata, indipendente, una piena affermazione e riappropriazione di sé. Ecco che Sonic, impaziente e teso, non si limita semplicemente ad attenderci ma ci suggerisce una verità sulla sua natura: vuole correre all'impazzata, vuole muoversi a più non posso. In quest’ottica si spiega anche la versione più estrema di questa impazienza: in Sonic CD, stanco di attendere il ritorno del giocatore, il porcospino blu si getta giù dallo schermo scegliendo la via del suicidio.
[caption id="attachment_181619" align="aligncenter" width="1280"] Ehi! Ehi![/caption]
I nostri avatar, quando non ordiniamo loro di fare qualcosa, cedono alla propria visione del mondo e alla propria indole. I loro momenti di solitudine sono a tutti gli effetti delle riconciliazioni con la loro vera, più intima natura; nel frattempo, il videogiocatore si trasforma improvvisamente in voyeur. Nel caso in cui si mettano a giocherellare per intrattenerci, a ballettare o a fare smorfie, come accade con Crash Bandicoot, allora sarà chiaro che son ben consapevoli che li stiamo guardando.
A cura di Stefano Caselli