Omicidio all'Italiana: BadTaste.it sul set del nuovo film di Maccio Capatonda!
Ambientato in un paesino dell'Abruzzo e centrato sull'ossessione per i casi di cronaca nera, Omicidio all'Italiana è già dalle scenografie 100% Capatonda
Ma non solo il sindaco, in questo film Maccio Capatonda interpreta tre ruoli.
CORRELATO - Sul set con Sabrina Ferilli
È Ivo Avido ad accoglierci, in divisa da poliziotto e con la più tipica delle parrucche da Maccio Capatonda. Attraverso un piccolo tour dei luoghi del film, ci scorta nelle 4 strade scoscese che formano il paese totalmente "capatondizzato" dal reparto scenografia.
Ci sono insegne e negozi creati apposta per il film, alcune recano scritte che sprizzano umorismo capatondiano, da “VECCHIUME” a “BAR, FERRAMENTA e LAVANDERIA” e via dicendo. Le comparse che interpretano i paesani sono un campionario di anziani dai volti perfetti. Dagli interni ricostruiti che vediamo è evidente che l’Acitrullo inventata da Maccio è un posto arretratissimo, alla periferia di tutto, abitato da creature quasi medievali, in cui nulla è raffinato e tutto è artigianale. Una provincia esagerata nella distanza dal tempo moderno. Posti scavati nella pietra con scrivanie in legno, un municipio di due stanze e l’ambiente più grande di tutti: la macelleria “AL CAPRONE”.
Infine, nella piazzetta principale di un paese in cui nessuna macchina potrebbe mai transitare, c’è un semaforo piantato dalla produzione. Ivo Avido ci spiega che quello, nella trama, è un regalo che La Contessa ha fatto al comune di Acitrullo, la cui unica utilità è stata dare lavoro al “negro del paese” (ora finalmente ambulante al semaforo), un paesano dalla pelle scura che tutti credono per questo “negro” (ci ha tenuto Ivo Avido a specificare che non è “nero” ma proprio “negro”). Lo abbiamo anche incontrato ed è interpretato da Fabrizio Biggio, di I Soliti Idioti, in tenuta campagnola e carnagione solo lievemente scurita. Non senza una certa fierezza Ivo Avido ci racconta di essere stato proprio lui a contattarlo per chiedergli questo piccolo ruolo.
Biggio è stato autore e protagonista di successi grandissimi sia in televisione che al cinema, ha una fama pari se non per certi versi superiore a Maccio Capatonda, e la cosa più divertente è che qua, oggi, almeno per questa mattinata in cui si gira questa scena sta solo soletto assieme alle comparse. Simpatico e affabile come sempre, ride e scherza con la stampa ma poi rientra nei ranghi con le comparse da solo.
Ultime tappe del tour sono la casa della famiglia Peluria, cioè Maccio ed Herbert (già li avevamo visti così in diversi episodi di Mario), fratelli che dormono con due letti uno accanto all’altro in un buco, e poi la camera delle torture in cui c’è un meccanismo a catena di quelli nei quali una pallina che rotola in un canale scatena una molla, che fa scattare un interruttore, che tira una corda, che solleva un forcone ecc. ecc. Fino a che non si finisce con una coltellata. Non è chiaro a che punto arrivi nel film né a cosa serva.
Di certo si sa che i fratelli Peluria cercano in ogni modo di attirare sempre più televisioni e stampa, di scatenare sempre più morboso nel pubblico per l’economia di Acitrullo. Si sa poi che Roberta Mattei (Veloce Come Il Vento, Non Essere Cattivo) interpreta una poliziotta e Sabrina Ferilli è una spietata giornalista parte del sistema mediatico che prospera con i casi di nera.
Nella scena che viene girata quando arriviamo noi la troupe di Chi l’Acciso, con tanto di regista che dà indicazioni, sta inquadrando La Contessa morta e sta facendo aggiungere più sangue perché è troppo poco. Arrivata la poliziotta di Roberta Mattei a chiedere cosa stia succedendo e intima a tutti di smetterla, la troupe a sua volta le chiede “Chi è lei?” e lei pretende che loro si identifichino. Fino a qui la scena come è scritta, ma nel prepararla e lavorando di ciak in ciak sull’interazione tra gli attori e sui movimenti degli stessi nell’inquadratura, cominciano a farsi strada alcune idee che è chiaro non fossero nella sceneggiatura. Una di queste (non si può dire se poi sarà tenuta ed entrerà nel montaggio finale) prevede che la poliziotta tiri fuori il suo distintivo e tutti quelli della troupe a loro volta esibiscano un distintivo di Chi L’Acciso, come se li legittimasse.
Di sfondo intanto, dietro la scena del crimine e Roberta Mattei, sono in campo i curiosi del paese, un nuvolo di anziani tra cui spicca Fabrizio Biggio, tutti dietro una transenna a guardare cosa accada di fronte ad un negozio che espone dentiere. Davanti a loro il poliziotto Ivo Avido. I primi ciak non vengono bene, nessuno ne è contento, ma a furia di affinare, di provare sembra che tutto prenda forma. È evidente che non sia solo Maccio ad aiutare il film ad uscire, nonostante le idee vengano da lui c’è una forte interazione con gli attori.
In particolare si capisce che la più determinata è Roberta Mattei, la quale sta addosso ad ogni battuta, ricorda anche quelle degli altri, cerca la dinamica migliore per far funzionare la scena, dialoga, si scontra e cerca la soluzione migliore con Maccio. Non è una scena comica ma lentamente sembra diventarlo, anche se sul set non c’è niente da ridere. Siamo in una zona del paese che dà su una vallata sterminata, dai colli adiacenti viene un rumore di motosega, non si può girare perché entra nell’audio, eppure non è nemmeno possibile capire da dove venga e cercare di farlo smettere, la zona è così selvaggia e silenziosa che potrebbe trovarsi anche a chilometri di distanza, nella collina antistante o chissà dove. Cercando un’impossibile soluzione al problema, scrutando la vallata per identificare il punto da cui proviene, la battuta migliore della mattinata la fa uno della troupe: “Sai che ci vorrebbe? Un cecchino”.