Metamorphosis, Paradise Lost e Worse Than Death: i tre volti dell’inquietudine

Alla Game Developers Conference 2019 abbiamo provato vari titoli horror, tra i più meritevoli Metamorphosis, Paradise Lost e Worse Than Death

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Il rifornimento di giochi horror, o comunque dalle tinte inquietanti, non manca mai e, anche quando in zona tripla A le suggestioni del disagio vengono a mancare, ci pensa la scena indie a garantirci la nostra dose di ansia quotidiana. Alla Game Developers Conference 2019 i giochi più o meno inseribili nella categoria, specie se interpretata in senso ampio, non mancavano di certo. In questo articolo ne inquadriamo tre, molto diversi eppure uniti dal filo conduttore dell’inquietudine, che in qualche modo e in qualche forma li percorre tutti.

Vita da scarafaggio

Sviluppato dal team polacco Ovid Works, Metamorphosis si ispira dichiaratamente all’opera di Franz Kafka, proponendo una rilettura del suo racconto più famoso e, in un certo senso, pop. Del trio di titoli che menziono in questo articolo è senza dubbio quello meno interessato a far paura in senso classico ma è percorso da una sorta di inquietudine bizzarra, storta, in qualche modo palpabile. Il gioco ci vede letteralmente nei panni di uno scarafaggio, impegnato ad arrampicarsi su superfici a misura d’uomo, quindi bottiglie, libri, scaffali, piatti e quant’altro, tutti oggetti di vita quotidiana che diventano piattaforme, torri, montagne da scalare.

La struttura è sostanzialmente da gioco di piattaforme in prima persona, con dinamiche di movimento veloci, nervose, scattanti, che mi hanno fatto venire in mente una sorta di Quake III: Arena senza sparatorie, filtrato da una lente deformante. Al di là del semplice correre e arrampicarsi in giro, però, ci saranno anche altre dinamiche di gioco, che nella demo provata alla GDC erano appena accennate. Per esempio, lo scarafaggio avrà modo di rilasciare una sostanza viscosa, che potrà utilizzare per arrampicarsi sulle superfici come un ragno, andando quindi a rompere il level design e modificando in maniera radicale le dinamiche di movimento.

Chiaramente, dato il punto di vista particolare, l’atmosfera è bislacca già in partenza, ma le cose imboccano velocemente una virata verso il surreale e le metafore spalmate in ogni direzione quando si comincia a passeggiare sopra a fogli di carta volanti tra rulli per la stampa, le musiche si fanno sempre più inquietanti e ci si ritrova, sul finale della demo, davanti all’ingresso di una caldaia che sembra un enorme volto deformato. Insomma, il rischio è di sognarselo la notte.

[caption id="attachment_194899" align="aligncenter" width="1600"]Metamorphosis screenshot Metamorphosis è in arrivo su PC, PlayStation 4, Nintendo Switch e Xbox One[/caption]

Paradise Lost

Anche Paradise Lost viene dalla Polonia e utilizza pure lui una visuale in prima persona, ma le similitudini finiscono lì. Nel gioco sviluppato da PolyAmorous, previsto per l’inizio del 2020, ci si ritrova in uno scenario distopico che ha visto i nazisti sopravvivere alla Seconda Guerra Mondiale nonostante la messa in campo della bomba atomica e si affronta un’avventura di stampo narrativo incentrata sull’elaborazione del lutto. Inoltre, ci sono due protagonisti, in altrettante linee temporali, le cui azioni si influenzano a vicenda, dettando le ramificazioni della storia. Messa giù così è un po’ fumosa e infatti non è chiarissimo come sarà il gioco nel complesso, ma la demo provata alla GDC ci ha convinti.

Ci siamo ritrovati nei panni di una ragazza rinchiusa in un bunker, che affronta tutta una serie di piccoli guai da sistemare e attività quotidiane delle quali deve occuparsi. Mentre lo fa, però, comunica a distanza con la madre, in missione all’esterno per procurarsi risorse. Il problema è che la radio è mezza scassata: la voce della madre arriva, ma la figlia può rispondere solo coi clic inviati premendo un tasto sulla radio. La situazione si complica quando il bunker sembra essere sotto attacco, la madre è ancora lontana e bisogna decidere cosa fare.

Tutta la sequenza è magistrale per come parte da una situazione piuttosto tranquilla e pian piano costruisce un bel crescendo d’ansia. Tanto per cominciare, la madre chiede alla figlia suggerimenti su come comportarsi in situazioni potenzialmente molto pericolose e il timore di farla finire nei guai dando la risposta sbagliata è palpabile. In secondo luogo, l’impossibilità di comunicare in maniera diretta si fa particolarmente angosciante quando le diverse situazioni si complicano. E il finale, con il bunker sotto assedio, la madre lontana e la ragazza in preda al panico, mette davvero ansia. Ovviamente è una sezione molto breve, da cui certo non si possono trarre considerazioni definitive, ma se inventiva, scrittura, idee ed estetica di questa breve demo possono fare testo, c’è da attendere Paradise Lost con grande interesse.

[caption id="attachment_194901" align="aligncenter" width="1920"]Paradise Lost screenshot Paradise Lost è in arrivo su PC, PlayStation 4 e Xbox One[/caption]

Worse Than Death

Chi segue con attenzione la scena indie ricorderà, forse, i due giochi precedenti di Benjamin Rivers. Home era un’avventura horror con grafica 2D, dalla forte impronta narrativa e un po’ penalizzata, magari, dall’arrivo sul mercato praticamente in contemporanea con Lone Survivor: il paragone sorgeva spontaneo, anche se i punti di contatto erano appena superficiali. Alone With You era un’avventura fantascientifica dal taglio malinconico, il cui stile omaggiava l’estetica da Mega CD, il lettore di CD-ROM del Sega Mega Drive. Ebbene, dopo due giochi entrambi molto interessanti, Rivers torna all’horror con Worse Than Death.

Lo spunto di partenza, si potrebbe dire, è già inquietante di suo prima che arrivino i mostri: la protagonista ha infatti la (s)fortuna di tornare nella sua città natale dopo tanti anni, per una riunione coi compagni delle superiori. Dopo un avvio apparentemente tranquillo, fatto di ritrovi, saluti, chiacchierate e – ovvio – piccoli litigi, scoppia però il panico. La demo che abbiamo provato ci ha tenuto nascosto l’episodio scatenante, ma diciamo che la cittadina si ritrova improvvisamente invasa da creature indicibili, il sangue inizia a scorrere, le vittime si accumulano e la ragazza decide giustamente di darsela a gambe. Ma non sarà facile.

Il gioco si sviluppa come un’avventura dinamica con elementi da survival horror. Ci si muove lungo un piano 2D, esplorando ambienti, case, scantinati, foreste, alla ricerca di indizi su cosa stia accadendo ma, soprattutto, di un modo per sopravvivere e fuggire. Sparsi per le ambientazioni ci sono diversi enigmi, tipicamente legati a porte da aprire o passaggi da sbloccare, che richiedono di elaborare combinazioni, interpretare fotografie e via dicendo. In più, ci sono le creature, da cui bisogna scappare e nascondersi sfruttando le coperture offerte dagli ambienti. Una barra della resistenza indica quanto possiamo correre e rischia di farci scoprire anche da nascosti se siamo stanchi e il cuore batte troppo forte. Le meccaniche, da quanto visto e provato, sono tutte qui, ma sembrano sufficienti: gli enigmi sono ben congegnati, la componente stealth funziona senza essere pesante, la trama pare interessante e l’atmosfera, nonostante lo stile cartoonesco, funziona al punto che ci siamo presi un paio di bei spaventi, pur provando il gioco su Nintendo Switch in fiera. Insomma, da attendere.

[caption id="attachment_194902" align="aligncenter" width="1920"]Worse Than Death screenshot Worse Than Death è in arrivo su iOS, PC, PlayStation 4 e Nintendo Switch[/caption]

Andrea Maderna

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