Ma Che bella giornata non è volgare?

Continua sui grandi mass media la contrapposizione tra commedie volgari ed educate, con la pellicola interpretata da Checco Zalone che viene promossa come esponente della seconda categoria. Eppure, nel suo film di momenti sanamente volgari ce ne sono molti...

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Rubrica a cura di Colinmckenzie

Se c'è un tema che piace molto ai giornalisti italiani nell'ultimo mese, è sicuramente quello del successo della comicità non volgare. E' un argomento di cui hanno parlato in molti (ultimo ieri Paolo D'Agostini su Repubblica, con un titolo - "La rivincita della commedia" - che porta a chiedersi quando in passato sia stata battuta), ma sicuramente chi ne ha dibattuto maggiormente è stato Paolo Mereghetti, che ha dedicato due articoli (sostanzialmente dello stesso tenore) ai successi di Aldo, Giovanni e Giacomo e di Che bella giornata, contrapposti al 'fallimento' (virgolette assolutamente necessarie) del cinepanettone. Basta leggere questo estratto per capire il tono:

Forse (gli spettatori, ndr) hanno voluto ribadire la stanchezza per una comicità troppo gridata, troppo cinica, troppo volgare [...] Non è la prima volta che una presunta gallina dalle uova d'oro - leggi Natale in Sudafrica - perde tutti i suoi poteri e che qualcun altro ne prende il posto nel cuore del pubblico".

Lasciamo stare il "perde tutti i suoi poteri" riferito a una pellicola che ha raccolto quasi 19 milioni di euro (avercene di flop del genere...). Ma è proprio vero che Zalone non fa comicità volgare? Vediamo di ricordarci tutto quello che avviene nel corso della pellicola, tanto molti l'avranno già vista (e comunque non c'è granché da spoilerare).

Si inizia, dopo pochi minuti, con una sequenza all'ingresso della discoteca, in cui il nostro Checco fa i complimenti a un cliente, mostrando con un gesto chiarissimo che si riferisce all'attività motoria che svolge con la sua accompagnatrice e poi gli dice 'coglione' (termine ripetuto in seguito nella frase "sei coglione, che cazzo ridi"). Poco dopo, vuole toccare le parti basse di un prete, gesto identico a quello che fa De Sica nei suoi cinepanettoni (e qui, per par condicio, ci si aspetterebbe lo stesso trattamento critico, che però non avviene).

Le canzoni non sono da meno, visto che comprendono frasi come "tutte le altre mi fan solo cacare" e "l'amore è quando ti diventa grosso, grosso..." (chissà a cosa si riferisce). Seguono poi espressioni come:

  • "è una cacata" (riferito a una casa)

  • "vuoi ammazzarti di pugnette per tutta la vita?"

  • "quella è zoccola proprio"

Lo scambio che suscita la maggiore risata del pubblico, che parte da una frase in codice, è questo:

"Il bagno è libero". "E vai a cacare"

Ma la sequenza più interessante è quella provocata dalla mangiata di cozze, che porta tutti gli aspiranti terroristi ad aver bisogno del bagno. In questo caso, spiegatemi esattamente perché questa scena firmata Zalone va bene, mentre se lo avessero fatto Boldi e De Sica ci sarebbero state proteste scandalizzate di giornalisti e associazioni di genitori. Ovvio che non si arriva allo stesso livello degli tsunami di merda di Natale in Sudafrica, ma non sosterrei che questo sia un esempio di cinema educato e raffinatissimo.

Ma quello che mi preme sottolineare, come direbbe Jerry Seinfeld, è: "non che ci sia nulla di male". La comicità spesso è volgare, basti pensare ai Monty Python, che ormai sono considerati un classico, ma che quando colpivano lo facevano in maniera pesante. Va benissimo essere volgari a tratti come capita a Zalone, se poi, come avviene per il comico pugliese, si riesce a risultare originali e vivaci, mentre intanto si colpisce anche qualche bersaglio scomodo (chiesa, esercito, ecc.).

Forse, il problema è nei mass media, che si sono fissati con questa contrapposizione tra cinema volgare ed educato, come se la seconda categoria fosse un merito di per sé e non, come spesso capita, un modo di ottenere consensi quando non si ha molto da dire. Senza dimenticare il solito sport italico del correre in soccorso del vincitore, che soprattutto nel caso di Benvenuti al sud (pellicola che al momento della sua uscita non era certo stata esaltata dalla critica) è molto discutibile. Ovviamente, più facile attaccare chi magari non ottiene gli stessi risultati di un tempo che invece chi può vantare un successo storico ed ecco che Zalone deve rientrare per forza nella categoria "non volgare", altrimenti tutto il discorso va a rotoli.

E chissà che non ci sia anche un'altra ragione, intuibile da questa frase dello stesso articolo di Mereghetti:

Ci sono stati molti elementi imponderabili che hanno 'remato a favore', a cominciare da una campagna stampa che non si è limitata a stigmatizzare la stanchezza del film di De Laurentiis & De Sica ma ha anche tessuto in anticipo le lodi di Zalone, preparando la bocca al pubblico".

Insomma, è anche merito dei quotidianisti se Zalone ha ottenuto risultati record? Mah, non si capisce allora come mai i tanto vituperati cinepanettoni per vent'anni sono stati stroncati senza pietà, ottenendo comunque grandi successi. Alla fin fine, a forza di suonare lo stesso disco, temo sia difficile per i giornalisti essere ascoltati con attenzione dal pubblico. Tanto, l'importane è non essere volgari...

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