Le avventure di Rocketeer ha 30 anni: fumetti, anni '30, Indiana Jones e fallimenti
La storia di come è stato messo insieme, da dove venisse, cosa ha influenzato e come mai è fallito Le avventure di Rocketeer
Dietro a Rocketeer c’era lo stesso pensiero che stava dietro ad Indiana Jones: riprendere due-tre figure note negli anni ‘30 e ‘40 e rimescolarle in una sola per fare un film d’avventura d’altri tempi, ambientato in altri tempi ma buono per il presente, con dei bei nazisti cattivi. In più ci sarebbe stato il filtro del fumetto, là dove Indiana Jones invece era un’operazione di recupero tutto filmico. Infine c’era anche una parte del team di Indiana Jones, principalmente Joe Johnston, che in quel film aveva lavorato agli effetti speciali e qui invece era regista (dopo aver debuttato con un altro film fondato sugli effetti visivi come Tesoro mi si sono ristretti i ragazzi) e Dave Stevens che aveva disegnato gli storyboard del film di Spielberg.
Un aviatore trova uno zaino con razzo che gli consente di volare che apparterrebbe a Howard Hughes e che i nazisti stanno cercando per creare un esercito di uomini volanti. Lui non lo sa e continua a sperimentare e fare spettacoli con quello zaino volante fino a che qualcuno non se ne accorge e arrivano i primi morti. Di mezzo poi c’è anche una star del cinema, un simil-Errol Flynn che fa da spia per i nazisti in terra americana, anch’egli alla ricerca dello zaino con razzo e pronto ad arrivare al protagonista tramite la sua ragazza. Attricetta e damigella da salvare con piccolissimi scampoli di indipendenza. Non è certo Marion di I predatori dell’arca perduta, ma molto più cerbiattona sognante con grandi occhi. Se non altro qualche colpo lo assesta anche lei.
Gran finale su uno zeppelin gigante in fiamme (non si dà zeppelin al cinema che non finisca male).
A tutti gli effetti si tratta di uno dei padri del cinecomic moderno, assieme al Batman di Tim Burton, il Superman di Donner e Darkman di Sam Raimi. Rispetto a questi film Rocketeer è la versione Disney, cioè privo di asperità, molto più semplice negli schieramenti, negli archi narrativi e nelle intenzioni e quindi tutto concentrato sulla bellezza del poter fare quel che altri non fanno (componente mancante negli altri padri illustri). Del cinecomic che poi di nuovo sarà preso dalla Disney, ha il concetto di eccitazione dell’essere il protagonista, il godimento del proprio ruolo ancora senza il peso delle proprie responsabilità.
Con un casco dal design streamline e una fessura per respirare simile a quella della prima armatura di Iron Man, che in realtà il fumetto di Dave Stevens aveva rubato alle sue ispirazioni, cioè le serie di film Commando Cody e King Of The Rocket Men, Rocketeer è subito iconico, con un costume funzionale ma anche riconoscibile. Forse proprio tutta questa vicinanza al mondo dei fumetti lo tenne lontano dallo schermo per 10 anni. I diritti di adattamento furono comprati nel 1983 ma il film uscì nel 1991. Prima doveva essere un’operazione fedele, un po’ underground, in bianco e nero e indipendente, poi entrò la Disney tramite la divisione più adulta, la Touchstone Pictures, e poi proprio Jeffrey Katzenberg, il quale decise che sarebbe stato un titolo con il logo Disney, cosa che implicò 5 anni di riscritture. Il risultato è esattamente quel che un film Disney tratto da un fumetto doveva essere negli anni in cui la Marvel non ci avevano inserito anche delle forme di complessità adulta che non passino dai soliti temi adulti (violenza, sesso, avere a che fare con la parte nera di sé).
Tanto è perfetto come modello (per quanto scialbo nella caratterizzazione dei personaggi, nessuno dei quali memorabile, nemmeno il Geppetto di Alan Arkin) che poi decenni dopo Joe Johnston nel dirigere Capitan America: il primo vendicatore, ha ripreso molto da Rocketeer. Non solo c’è anche lì un Howard Hughes che fornisce la strumentazione (Howard Stark), non solo ci sono i nazisti e c’è una mescolanza tra materiale di propaganda e eroismo (in Rocketeer c’è tutto un video di propaganda fatto apposta), ma è proprio la più grande idea di un mondo di tecnologia anni ‘30 a tornare.
Visto oggi Rocketeer è anche pieno di ingenuità che sono invecchiate male, come un gorilla al soldo dello spietato attore-spia (che poi per davvero per anni è girata la voce che Errol Flynn fosse una spia nazista per colpa di una biografia piena di fatti inventati) che sembra un rimasuglio raccolto sul set di Dick Tracy, o una svolta finale in cui all’osservatorio di Los Angeles compare un piccolo esercito nazista che non si sa come sia in terra americana e dietro di loro un gigantesco Zeppelin con loghi nazisti che nessuno aveva visto fino a quel momento. Un’operazione non proprio sottile che suona più come un’aperta invasione degli Stati Uniti più che un modo per recuperare quello zaino. Ma indubbiamente è un crowd pleaser ben fatto, di gran ritmo e (cosa più importante viste le sue ambizioni) con un bel senso dell'avventura. Poteva tranquillamente essere un blockbuster. E invece.
Posizionato con un’uscita infelice nello stesso giorno di Robin Hood - Il principe dei ladri (paradossalmente proprio il tipo di film cappa e spada che nella finzione vengono interpretati da Neville Sinclair, il villain di Rocketeer), fu schiacciato e con 46 milioni di incasso superò di poco il suo budget di 35. Un fallimento a tutti gli effetti che ha tenuto Disney lontana dal genere per diverso tempo ma soprattutto l’ennesimo film a rimandare l’apertura della stagione di fumetti ancora di qualche anno.