L'Armata Brancaleone della protesta
Fanno ancora discutere le dichiarazioni dei Cento autori, che se la prendono con le lobby, ma propongono anche tesi assurde su costo del 3D e le tasse 'evase' dalle major. Di sicuro, il mondo del cinema è completamente disunito...
Fonte: Forbes
Riepilogo breve. La scorsa settimana il governo ha varato una serie di misure legate al mondo del cinema e che hanno (giustamente) deluso gli addetti ai lavori. L'errore maggiore è stato rinnovare il tax credit solo fino a giugno 2011, a differenza dei tre anni che erano stati promessi. Ovvio che con un margine di tempo così breve, è quasi impossibile per chi investe approfittare del provvedimento. Ha invece fatto molto discutere la proposta di aumentare il prezzo del biglietto di un euro e con i proventi dell'operazione finanziare le misure di agevolazione fiscale e aiutare il cinema d'autore. L'idea sembrava diventare realtà, ma poi, come ha ben spiegato Michele Anselmi sul Riformista, l'opposizione delle major e degli esercenti (che avrebbero avuto tutto da perdere da una decisione del genere) ha portato a un nulla di fatto.Tuttavia, questa confusione ha permesso di capire almeno una cosa, ossia l'isolamento dei Cento autori, fantomatica associazione che ormai si è autoeletta portavoce della protesta, senza avere alle spalle un grande sostegno. Vediamo alcune dichiarazioni pubblicate dal Riformista di Andrea Purgatori, uno dei maggiori esponenti di questo gruppo:
Ogni volta, si parla di uccidere il cinema italiano o che il cinema italiano è già morto. Toni apocalittici che vengono utilizzati da anni. Eppure, il 2010 è stato un anno fantastico per gli incassi del cinema italiano. Dobbiamo pensare che, per via dei mancati finanziamenti, nel 2011 non vedremo Femmine contro maschi, Benvenuti al nord, i nuovi film di Verdone, Zalone, Pieraccioni, ecc? Siamo seri. Sulla minaccia/invito a non farsi vedere, beh, si commenta da sola.Pochi soggetti potenti, di cui conosciamo nome e cognome, hanno deciso di uccidere il cinema italiano per difendere i propri interessi di bottega. Li invito sin d'ora a non farsi più vedere alle nostre manifestazioni, la pagheranno carissima".
Perché (il Codacons, ndr) non si è mosso prima, quando gli esercenti aumentavano fino a 12 euro il prezzo del biglietto per i film in 3D?"
Risposta semplice: il biglietto per il 3D costa di più sia per recuperare i soldi spesi per la nuova tecnologia (anche 100.000 euro), sia perché ha costi di gestione maggiori (per esempio, le lampade del proiettore vanno cambiate più spesso). E' così in tutto il mondo, anzi negli Stati Uniti il divario tra 3D e biglietto normale è anche maggiore. Poi, ovviamente, possiamo discutere del valore di certi 3D farlocchi, ma anche per quelli i costi di gestione sono gli stessi...
A questo punto, vorremmo sapere se siamo un Paese autonomo o subordinato agli interessi di lobby straniere. E soprattutto: siamo proprio certi che le major paghino in Italia le tasse come dovrebbero?"
...e ancora più forte la dichiarazione secondo quanto riportato da Silvia Fumarola di Repubblica:
Tremonti deve spiegare perché il governo accetta il ricatto di distributori americani che non pagano le tasse in Italia. Siamo in uno stato autonomo o nel multiplex di un altro Paese?"
Risposta semplice: le major straniere sono nel nostro Paese come società Italiane (srl o spa), come facilmente verificabile andando sul sito del Registro delle imprese. Insomma, le tasse le pagano in Italia ed è incredibile che chi si considera la voce di 250.000 lavoratori dello spettacolo non sappia una cosa del genere. In effetti, il problema è proprio questo: chi rappresentano i Cento autori? Decisamente, non le case di distribuzione, che hanno idee molto diverse. Sicuramente, non gli esercenti, con i quali ormai sono ai ferri corti. Peraltro, esercenti che non hanno certo scioperato in massa (anzi, non lo ha fatto quasi nessuno) un mese fa, così come i Cento autori non erano molto preoccupati quando delle promesse di finanziamenti statali a chi possiede un cinema sono state disattese, ponendo grossi problemi di sopravvivenza.
Si arriva così al paradosso per cui Cento autori (sostanzialmente, di nome e di fatto) decidono che decine di migliaia di persone che lavorano con le major (che, peraltro, producono anche titoli italiani) e nelle sale (senza considerare tutto l'indotto collegato a queste attività) sono delle lobby cattive e che non vanno seguite. Loro sì, invece, sono importanti e possono salvare il cinema italiano, grazie a finanziamenti pubblici a titoli che certo non sono ambitissimi dal mercato. Ecco, prima finirà questo brutto film surreale e prima il cinema italiano potrà tirare un respiro di sollievo...