I Golden Globes e Io sono l'amore
I premi dell'associazione della stampa estera di Hollywood ci hanno regalato qualche perla della nostra stampa, che peraltro ogni tanto non specifica di essere parte in causa. E una fantastica dichiarazione del regista Luca Guadagnino...
Rubrica a cura di ColinMckenzie
Iniziamo da Silvia Bizio, che ha scritto l'articolo su Repubblica sui Golden Globes. Non ci sarebbe niente di strano, se non fosse che la Bizio fa parte dei pochi (intorno agli 80) giurati attivi ai Golden Globes. Peraltro, il pezzo inizia dicendo che Luca Guadagnino si è preso la rivincita dopo la mancata nomination italiana all'Oscar. Ecco, forse sarebbe opportuno specificare che molto probabilmente si è avuto un ruolo in tutto questo (come ha votato la Bizio? A questo punto sarebbe interessante saperlo, anche se non sembra difficile da indovinare) e comunque che si è giurati e non semplici spettatori. Forse, servirebbe anche a chi sul Manifesto ironizza così:Certo, sarebbe troppo chiedere all'anonimo/a giornalista del Manifesto di andarsi a vedere le differenze tra Academy (quasi 6.000 membri) e Associazione della stampa estera (che comprende ben 6 italiani, in percentuale tantissimi). Di certo, se i 33.000 euro del 'grande successo' (ma per piacere, media discreta, che è stata la prima lo scorso weekend solo per la povertà di nuove uscite...) In un mondo migliore sono più significativi dell'ultima pellicola di Tozzi e Medusa (quel Benvenuti al sud che ha incassato quasi 30 milioni di euro), capiamo che c'è un po' di confusione e quindi alziamo bandiera bianca. Non prima però di segnalare che, come ci viene fatto notare nei commenti, anche la Francia ha visto snobbato il suo candidato ufficiale (Uomini di dio) a favore de Il concerto, ma senza che nessuno qui gridi all'errore.I produttori (e critici quest'anno da loro assoggettati), espertoni in made in Italy, che hanno indicato in La prima cosa bella di Virzì il candidato perfetto per la notte degli Oscar, hanno ricevuto la prima secca smentita. [...] In un mondo migliore della danese Susanne Bier, grande successo del momento nelle sale (il pubblico, in questa Italia, ne capisce di più di cinema di Medusa e Tozzi?).
Ovviamente, non poteva mancare Giorgio Carbone su Libero a spiegarci che "chi vince i Golden Globes al 70% prevale anche a marzo per gli Academy Awards". In realtà, negli ultimi cinque anni, nonostante ci siano due categorie a disposizione (drammatico e comico/musical), quindi il doppio delle possibilità di 'azzeccare' anche il vincitore dell'Oscar, solo in un caso (The Millionaire) il successo qui è stato bissato anche agli Academy Awards.
Comunque, per tutti quelli che conoscono poco i Golden Globes, forse può essere utile la lettura di questo articolo del Los Angeles Times, in cui si segnalano certe figuracce discutibilissime, come il fatto che i membri sono stati portati a Las Vegas per un concerto di Cher. Sarà sicuramente un caso, ma poi Burlesque, interpretato appunto da Cher, massacrato da quasi tutta la critica (38% di pareri positivi su Rotten Tomatoes) e un flop al botteghino, è stato inserito tra i 5 migliori titoli comici/musical. Magari, il film tra vent'anni verrà rivalutato come un capolavoro, così come capiterà per The Tourist, altro titolo che soltanto i Globes hanno deciso di premiare.
Peraltro, è curioso che alcuni giornali non parlino della nomination di Luca Guadagnino. Sarà che leggendo I am Love avranno pensato che non fosse un film italiano? A proposito di Luca Guadagnino, impossibile non citare la sua straordinaria dichiarazione:
L'Italia si è rivelata una madre stranamente crudele per questo film. Io mi sento come Rapunzel. Non hanno scelto la pellicola per gli Oscar. Non credo che il film sia adeguato al mercato italiano attuale, fondamentalmente basato su commedie malinconiche incentrate su uomini che non riescono a crescere. La sindrome dei Vitelloni, ma senza Fellini. Questa candidatura ai Golden Globes è un avvertimento forte alla cultura italiana. Fate attenzione! Quando non si sostiene quello che è buono... allora l'immagine del Paese non fa che crollare. Hanno scelto un altro film, al posto di uno che è stato accolto bene all'estero, in particolare negli Stati Uniti.
Sempre modestissimo il ragazzo, adesso abbiamo capito che i problemi dell'Italia non sono un governo debole, un'economia che non funziona, la corruzione e tante altre cose futili, ma il fatto che il suo film non sia stato candidato all'Oscar. Qualcuno gli ricordi chi ha diretto Melissa P....
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