No, non esiste alcun problema di antisemitismo in Harry Potter nonostante le parole di Jon Stewart [UPDATE]

Jon Stewart afferma che Harry Potter promuove stereotipi sull'antisemitismo attraverso le figure dei goblin. Poi i chiarimenti

Condividi

Harry Potter promuove tropi dell'antisemitismo? Quando di nome fai Joanne Kathleen Rowling, JK Rowling per praticità, e hai scritto una delle sage letterarie di maggior successo di sempre da cui è nato uno dei franchise cinematografici più popolari da quando esiste la settima arte, è normale che qualunque cosa tu faccia finisca sempre sotto l’occhio del riflettore.

Possono essere questioni più facete, come il cambio del colore della pelle di un tuo personaggio quando questa arriva a teatro, o più serie, come le tue posizioni sull’identità di genere molto dibattute e contestate.

Là fuori, ad attenderti, c’è una platea sterminata fatta di fan, detrattori, commentatori seriali da social e, chiaramente, anche noi della stampa. Normale che poi, a pochi giorni dall’arrivo in streaming della chiacchieratissima Reunion di Harry Potter in cui compari solo tramite una manciata di secondi tratti da un’intervista di repertorio, tu finisca per diventare una pietanza succulenta dove affondare le fauci dell’engagement diventando vittima di accuse letteralmente campate per aria.

Come nel recente caso delle frasi sull'antisemitismo della saga da parte di Jon Stewart, il ben noto conduttore televisivo (e acuto commentatore di fatti legati all’attualità) a lungo conduttore del Daily Show che ha da poco traslocato su AppleTV+ con il suo nuovo programma The Problem with Jon Stewart. A suo dire, la scrittrice britannica sarebbe colpevole di aver impiegato degli stereotipi antisemiti nella saga di Harry Potter. Ma è davvero così?

NOTA: l'articolo è stato aggiornato in serata con le più recenti dichiarazioni e chiarimenti del comico.

INDICE

Le parole di Jon Stewart

Data la delicatezza della questione, procediamo con la più classica esposizione dei fatti. Nell’ultimo episodio del suo podcast The Problem with Jon Stewart, il conduttore ha sostenuto che i Goblin presenti nei romanzi di JK Rowling non sarebbero altro che delle rappresentazioni caricaturali degli ebrei.

Testualmente:

Ecco come sai che gli ebrei sono ancora dove sono. Parlando con le persone mi capita di dire: “Hai mai visto un film di Harry Potter? Hai mai visto le scene ambientate alla banca Gringott? E indovina chi sono i tizi a capo della banca? Gli ebrei!”.

Secondo Jon Stewart, ebreo di New York nato Jonathan Stuart Leibowitz, la maniera tramite la quale vengono raffigurati Unci Unci and co non sarebbe altro che la riproposizione della classica rappresentazione degli ebrei data nel falso documentale della Russia zarista noto come Protocolli dei Savi di Sion.

Apriamo una doverosa parentesi. All'inizio del 1900 la situazione in Russia era - per usare un termine riduttivo - “frizzante” e l’ultimo Zar, Nicola II, cercò di aggirare i problemi che affliggevano il decadente impero addossando la colpa agli ebrei e alle loro macchinazioni segrete atte ad ottenere il controllo del mondo intero e l’assoggettamento di tutti i goyim. Nonostante si tratti, appunto, di un falso storico conclamato, i Protocolli dei Savi di Sion restano a oggi la base di qualsiasi movimento di teorici del complotto, della destra e sinistra più estreme, dei movimenti neofascisti di ogni angolo del globo e dei gruppi di fondamentalisti islamici.

Torniamo a Jon Stewart. Nella sua tirata prosegue:

Al che loro mi fanno “Oh, ma questa illustrazione arriva da Harry Potter!” e tu rispondi “No, è la caricatura di un ebreo da una robaccia di letteratura antisemita”. JK Rowling deve aver pensato “Possiamo metterli a capo di una banca?”. D’altronde è un mondo magico, è un wizarding world. Possiamo cavalcare draghi, possiamo avere dei gufi come animali domestici, ma chi dovrebbe essere alla guida del mondo finanziario? Gli ebrei. Possiamo averli con i denti un po’ più aguzzi?

E poi:

Si tratta davvero di una di quelle robe che, quando l’ho vista al cinema, mi aspettavo che la gente avrebbe gridato “Santa miseria, ma JK Rowling non ha davvero semplicemente messo, in un mondo di magia, degli ebrei a capo di una cazzo di banca sotterranea?”.

Quella di Jon Stewart non è la sola osservazione mossa in tal senso alla popolare scrittrice. Qualche anno fa, anche la scrittrice di libri per ragazzi Marianne Levy aveva sollevato delle obiezioni simili commentando sul Jewish Chronicle le foto della nuova ala dello studio tour londinese di Harry Potter diffuse a mezzo stampa. Gli scatti promuovevano - chiaramente - l’apertura dell’ala dedicata alla Gringott.

Qua sotto trovate il video con il segmento in questione del podcast di Stewart:

Naturalmente, basta avere un minimo di dimestichezza con il fantasy e il folklore per capire che, in realtà, i Goblin della Gringott non hanno nulla a che vedere con degli aberranti tropi antisemiti ma su questo torneremo più avanti.

Nel dare la notizia, il Times of Israel aggiunge un tweet dove viene fatto notare che, nel primo Harry Potter, quando il giovane mago e Hagrid entrano alla Gringott è possibile vedere una Stella di David (?) sul pavimento dell'edificio:

Lo stesso attivista che fa notare la cosa ammette che - spesso e volentieri - uno scrittore non ha necessariamente voce in capitolo nelle scelte di design di un film ma che, dato il potere contrattuale di JK Rowling, sarebbe stato decisamente più gradito un controllo maggiore sulla problematica.

Ora se, da una parte, è innegabile che sul pavimento dell'istituto finanziario di Diagon Alley sia presente un esagramma (un poligono stellato che, fra l'altro, appare in svariati contesti culturali e religiosi), per ragioni molto pratiche sembra paradossale pensare che Harry Potter e la Pietra Filosofale porti avanti delle istanze antisemite. Al tempo, la Warner Bros Pictures era guidata da Alan Horn, ebreo newyorkese, responsabile dei più grandi successi della major prima del passaggio in Disney. Harry Potter e Batman compresi. La saga di Harry Potter è sempre stata prodotta da David Heyman che ha realizzato una pellicola come Il bambino con il pigiama a righe perché, per lui, si trattava di un tema molto personale: suo nonno, Heinz Heyman (lo spelling originale era probailmente Heymann), era un ebreo tedesco. Economista, giornalista e commentatore di Lipsia è stata una delle ultime voci pubbliche ad andare contro Adolf Hitler all'inizio del 1933 (fonte: JJ). E, ultimo ma non ultimo, lo stesso Daniel Radcliffe è ebreo. Crescendo ha ammesso di essere un agnostico tendente all'ateismo, ma, per quanto strano possa sembrare, è possibile essere allo stesso tempo ebrei e atei. Chiedete a Woody Allen.

La mente umana segue, talvolta, degli strani percorsi, ma è abbastanza strano ipotizzare la presenza di un simile messaggio nel film di una major fondata da tre fratelli. Che di nome, prima dell'anglicizzazione in Warner, facevano Wonsal, Woron e Wonskolaser ed erano ebrei polacchi.

Ma il vero colpo di teatro, sfuggito sia a Jon Stewart che a Rafael Shimunov risiede nel fatto che le scene ambientate alla Gringott nella Pietra Filosofale sono state girate presso l'Ambasciata Australiana a Londra.

E l'esagramma faceva già parte della decorazione marmorea. Sapete perché?

Perché fra il 1903 e il 1908 la bandiera australiana era così:

I chiarimenti di Jon Stewart

Il podcast di Jon Stewart è uscito il 16 dicembre, ma la notizia è diventata virale solo ieri, dopo che la clip è stata diffusa da Newsweek. Questa sera, il comico ha pubblicato un video nel quale chiarisce con forza la sua reale posizione riguardo l'argomento:

Non penso che J.K. Rowling sia antisemita. Non la accuso di antisemitismo. Non penso che i film di Harry Potter siano antisemiti. Adoro i film di Harry Potter, probabilmente troppo per un signore della mia età. [...] Non insisterò mai abbastanza: non sto accusando J.K. Rowling di essere antisemita. Non deve rispondere a queste mie frasi. Non voglio che i film di Harry Potter vengano censurati. Era una conversazione frivola. Datevi una cazzo di calmata.

Stewart sostiene che quel podcast fosse una "conversazione scanzonata tra amici e colleghi" riguardo l'esperienza di essere un uomo ebreo e vedere i film di Harry Potter per la prima volta: l'esempio dei goblin è stato fatto per parlare di come "alcuni tropi siano talmente incastonati nella società da essere sostanzialmente invisibili, persino nel processo di realizzazione di un film".

Nel video estratto del podcast ufficiale è stata tuttavia cambiata l'anteprima: se in un primo momento aveva come titolo "L'antisemitismo di Harry Potter", ora ha come titolo un più generico "Tropi antisemiti". Certo, i titoli dei video ufficiali del podcast di Jon Stewart non vengono certo realizzati da Jon Stewart, ma questo aspetto potrebbe spiegare perché in molti hanno pensato che il suo discorso fosse assolutamente serio e non "frivolo". Ed è facile a quel punto che si creino dei fraintendimenti perché si va a toccare quello che, a quanto pare, è un nervo se non del tutto scoperto almeno parzialmente esposto secondo alcuni: quello del mito antisemita di Harry Potter. Una questione che non corrisponde alla realtà dei fatti.

the antisemitism of harry potter

Dal Κόβαλος al Goblin

Le origini dei Goblin si riallacciano a quelle dei Kobaloi, degli spiriti della mitologia greca noti per la loro propensione a ingannare i mortali associati alla figura di Dioniso, la divinità errante dell’estasi, della liberazione dei sensi e del… teatro.

In seguito il termine avrebbe contribuito alla nascita di analoghe figure del folklore del vecchio continente e dei relativi termini a esse associate, dal francese gobelin al tedesco kobold. Creature le cui caratteristiche precipue sono state tramandate come tali nel corso dei secoli fino ad arrivare ai più eclatanti esponenti del fantasy del 1900: JRR Tolkien e Dungeons & Dragons.

In Tolkien, i goblin e gli orchi possono essere la stessa creatura oppure due diverse specie a seconda del periodo e dell'opera del Professore che stiamo prendendo in esame, però le caratteristiche di questi personaggi dovrebbero essere ben chiare a buona parte degli abitanti delle terre emerse. Per lo meno in base alla popolarità dei libri di Tolkien e dei film che Peter Jackson ha tratto da – alcuni – di essi.

Quanto a Dungeon & Dragons nel Manuale dei Mostri della Quinta Edizione possiamo leggere delle tassonomie in tutto e per tutto rispettose del folklore di queste creature: la propensione a vivere in luoghi oscuri, in volte in cui accumulare ricchezze.

I Coboldi:

Sono rettili umanoidi dall'animo pavido che venerano i draghi malvagi come se fossero semidei e obbediscono a ogni loro capriccio. I Coboldi vivono nelle tane dei draghi quando possono, ma più frequentemente infestano i dungeon, dove vanno in cerca di ricchezze e monili da aggiungere ai loro piccoli cumuli di tesori.

I Goblin:

Sono piccoli umanoidi dal cuore nero che si annidano in caverne, miniere abbandonate dungeon saccheggiati e altre aree fatiscenti. Anche se singolarmente sono deboli, i goblin vvono in grandi gruppi che a volte possono raggiungere quantità soverchianti. Sono assetati di potere e tendono ad abusare di ogni briciolo di autorità che ottengono […] Sono spinti dall'avidità e dalla malizia.

Vale poi la pena notare che, nelle pagine della Pietra Filosofale, i goblin vengono descritti in maniera differente da come sono stati resi nei film della saga:

Il folletto era più basso di Harry di quasi tutta la testa. Aveva un viso dal colorito scuro e dall'aria intelligente, una barba a punta e, come Harry poté notare, dita e piedi molto lunghi.

Raffigurazioni, quelle dei goblin, che sono state usate pure in libri per l'infanzia collegati alla religione ebraica come Hershel and the Hanukkah Goblins in cui gli antagonisti dell'eroe, nelle otto notti di Hanukkah, sono proprio... dei goblin.

Insomma, siamo di fronte a un caso ben differente dalle ben note posizioni antisemite esternate nel tempo da Roald Dahl di cui vi abbiamo parlato anche noi. E che, nell'ottica della distinzione ragionata fra autore e opera, non ha impedito ad artisti come Gene Wilder o Taika Waititi (autodefinitosi ebreo polinesiano, visto che sua madre di cognome fa Cohen) di avere a che fare, in tempi diverso, con La fabbrica di cioccolato. Idem con patate per Timothée Hal Chalamet, figlio di madre aschenazita: sarà lui il nuovo Willy Wonka per il grande schermo.

JK Rowling ha sempre sostenuto la comunità ebraica inglese

In un contesto dove gli appartenenti alle comunità ebraiche dei vari paesi rischiano di essere vittime di attacchi d'odio più di ogni altro gruppo tenendo conto del rapporto fra crimini e dimensioni demografiche delle varie categorie – come potete constatare nel data center dell'FBI i crimini antiebraici nel solo 2020 sono stati 683 contro i 2871 di quelli ai danni della comunità afroamericana che però è quasi dieci volte più numerosa rispetto a quella degli ebrei americani (ovviamente va sottolineato come ogni crimine d'odio sia aberrante) - JK Rowling si è sempre schierata dalla parte della lotta all'antisemitismo.

Cosa che dovrebbe apparire già chiara dalla lettura dei suoi romanzi e dalla visione dei film di Animali Fantastici: in entrambi, abbiamo a che fare con dei villain con il pallino della razza e del sangue puri. E non né escono fuori come dei modelli da seguire, anzi, da debellare come è giusto che sia.

E non finisce di certo qui. In Bianco Letale, romanzo della saga di Cormoran Strike che la Rowling scrive sotto lo pseudonimo di Robert Galbraith, c'è un particolare villain. Un politico dell'estrema sinistra inglese la cui ossessione antisionista sfocia nell'antismitismo più puro.

D'altronde, la scrittrice ha sempre criticato Jeremy Corbyn che nei quattro anni in cui è stato alla guida del partito laburista è stato più volte accusato di molestie e discriminazioni antisemite (ecco un puntuale resoconto fatto dalla BBC con tutte le accuse mosse negli anni a Corbyn e al suo partito).

Appoggio, questo, che viene evidenziato, sulle pagine del Daily Mail, anche da Dave Rich, direttore del Jewish charity the Community Security Trust che sintetizza così la questione:

JK Rowling ha sempre supportato la comunità ebraica negli anni recenti e ha twittato spesso e volentieri contro l'antisemitismo (problema sempre molto attuale in Inghilterra) per cui risulta difficile pensare che abbia impiegato delle caricature antisemite nei suoi libri. A volte un goblin è solo un goblin.

Il problema, sottolinea Rich, nasce semmai proprio dalla presenza diffusa e subliminale di tropi antisemiti. Che porta inconsciamente a vederli anche dove magari, in realtà, non esistono. Lo stesso concetto espresso, meno chiaramente, da Jon Stewart nel suo intervento iniziale tanto che lo stesso ha poi dovuto, goffamente, cercare di asciugare il latte versato.

Continua a leggere su BadTaste