Golden Globes 2011: un commento

Riposizionarsi come vero premio anticipatore degli Oscar: questo sembrano dire i riconoscimenti assegnati stanotte dall'associazione della stampa estera, quasi tutti prevedibili...

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Rubrica a cura di ColinMcKenzie

Se l'Associazione della Stampa Estera voleva tornare ad acquisire un ruolo di prestigio nella corsa agli Oscar e contemporaneamente far dimenticare certe scelte assurde in fase di nomination, il lavoro è stato svolto e anche bene, come si può vedere dall'elenco dei vincitori.

In effetti, deve essere stata una delle serate più tese per gli organizzatori in tutta la storia dei Globes, tra il tentativo di sembrare in sintonia con i gusti generali e quello di far dimenticare i recenti scandali. Cosa di meglio, allora, che premiare chi è già stato riconosciuto ovunque, ossia The Social Network, che si aggiudica le statuette come miglior film, regia, sceneggiatura e colonna sonora (l'unico riconoscimento su cui sono ancora dubbioso per quanto riguarda il bis agli Oscar)?

Allo stesso modo, rischi zero per il premio a Colin Firth, che sembrava da tempo sicuro vincitore dell'Oscar e di qualsiasi altro riconoscimento su cui può mettere le mani. Molto più interessante la scelta di Paul Giamatti come protagonista comico, considerando che si dava per scontato il successo di Johnny Depp per Alice in Wonderland. Difficile dire se le due candidature per il divo abbiano disperso il voto (ma c'era ancora qualcuno che aveva il coraggio di votare per la prova in The Tourist, dopo averlo fatto in fase di candidatura?), più probabile che dopo l'imbarazzo di votare non una, ma due delle peggiori prove di attore di Johnny Depp, si sia puntato su una performance più solida.

Piccola sorpresa anche per il successo di In un mondo migliore nella categoria pellicola straniera. Visto che non avevo proprio amato gli altri contendenti (tra cui l'italiano Io sono l'amore), direi che è una decisione che non mi dispiace affatto. Tuttavia, non concordo con certi titoli come "Italia snobbata" o chi parla di sconfitta, è stato un ottimo risultato essere tra i candidati e questo solito tono per cui si pretende sempre di vincere è discutibile.

In altre categorie, di sicuro i Globes non possono neanche far finta di essere un indicatore. La Portman da qualche settimana sembra essere diventata la favorita per gli Oscar (ma voglio vedere i riconoscimenti di categoria per esserne sicuro), ma il doppio premio agli attori drammatici e comici fa sì che anche l'altra beniamina Annette Bening torni a casa con qualcosa.

Fa piacere invece vedere come i due coprotagonisti di The Fighter abbiano vinto nonostante non siano una (Melissa Leo) l'essenza del glamour e l'altro (Christian Bale) l'interprete più desideroso di fare campagna stringendo mani e facendosi fotografare assieme ai giurati.

Non mancano, comunque, i premi alle star, anche quando lasciano perplessi. Come fa notare Steve Pond, è difficile votare Carlos miglior miniserie e poi vedere che il suo straordinario protagonista, Edgar Ramirez, perde con Al Pacino, che in You don't know Jack sarà anche bravo, ma che evidentemente per gli indici d'ascolto è decisamente meglio mettere su un palco al posto di un attore venezuelano semisconosciuto negli Stati Uniti.

E allora, quale sarà l'influenza sugli Oscar di questi premi? Nessuna, per il semplice fatto che la scadenza per inviare le schede con i voti per l'Oscar era tre giorni fa e quindi tutti hanno espresso il proprio parere prima di conoscere i vincitori dei Globes. Ci vuole quindi il coraggio di Repubblica.it per scrivere ancora che sono "considerati la più importante e credibile anticipazione degli Oscar". Almeno, l'articolo lo potevano far scrivere (come avviene di solito) alla loro corrispondente Silvia Bizio, che i Globes li conosce bene. O magari le potevano far parlare dell'ennesimo scandalo che ha colpito il premio e che su Repubblica non sembra aver ancora trovato spazio (a meno che non sia stato distratto io). Magari, fare come il sorprendente Lorenzo Soria su La Stampa, che affronta alcune questioni di petto e senza reticenze, nonostante sia ancora un membro dell'associazione e in passato ne sia stato anche presidente. L'impressione, se non fosse chiaro, è che questo 2011 non sarà un anno tranquillo per la Hollywood Foreign Press Association...

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