Dai videogiochi ai giocattoli-in-video: Disney insegue Infinity
Disney Infinity: guida su come fiutare l’affare, interpretarlo a modo proprio e proiettarlo nella next-gen.
a cura di Lorenzo "Kobe" Fazio
Disney, del resto, è fatta così: se non ci arriva per prima, cerca di farlo meglio di tutti. Non avrà il primato di essersi inventata Skylanders, ma i 3 milioni di starter pack e i 12 milioni di espansioni vendute del primo Disney Infinity sono cifre che parlano da sole.
Ben al di là dei DLC e delle strategie pay to win (tanto odiate dagli appassionati di MMO e simili), quello avviato da Activision è un giro d’affari niente male che fonde la smania da collezionismo videoludico degli adulti, con l’attrazione fatale per i giocattoli dei bambini: una trappola cross-generazionale che ha imprigionato un’utenza corposa e inaspettatamente ampia. Ne è nato così un action/adventure dove per progredire è necessario sfruttare i poteri speciali dei personaggi, gli stessi che si materializzano sullo schermo, come per magia, dopo aver posizionato le rispettive statuine sul Portale del Potere: la periferica che grazie alla tecnologia NFC rende possibile il passaggio degli avatar dalla realtà fisica a quella virtuale. Con prezzi che oscillano tra i dieci e i venticinque euro, le action figures, unitamente alla vendita dei videogiochi, sono riuscite a generare un fatturato che punta con decisione verso i 2 miliardi di dollari: una manna dal cielo per un’Activision che rischiava di dipendere totalmente alle sorti di Call of Duty..
Disney, in questa caccia all’oro, si è presa del tempo per studiare il fenomeno prima di buttarsi a capofitto alla ricorsa. Ha deciso di farlo, nell’agosto del 2013, con un prodotto dichiaratamente simile, ma a suo modo peculiare. Mentre Activision ripescava dal passato remoto una mascotte dimenticata da tempo e investiva tempo e risorse nel contestualizzare il tutto in un universo immaginifico a sé stante, Disney si è limitata a riunire in un unico campo di battaglia una lunghissima serie di volti noti dal grande pubblico.
Tra un Jack Sparrow, un Ralph Spaccatutto e un Woody, il già potenzialmente sconfinato audience attratto da Skylanders si è ulteriormente ampliato: chi non ha visto almeno un episodio della saga de I Pirati dei Caraibi? Chi, nel 1995, riconobbe al volo, nello spigliato cowboy con un “serpente nello stivale”, la voce di Fabrizio Frizzi? E chi, recentemente, non ha dovuto accompagnare al cinema il proprio nipotino per vedere l’epopea del boss di fine livello a caccia di riscatto? Questo significa far valere il peso delle proprie IP, un po’ come fece Nintendo con l’apprezzatissimo Super Smash Bros.: il picchiaduro che ci permise di far combattere Pikachu contro Samus Aran.
Disney Infinity fu, né più né meno, la convergenza delle convergenze: unire due business apparentemente distanti per quanto da sempre interdipendenti, i videogiochi e i giocattoli, sfruttando un altissimo numero di brand provenienti da contesti differenti (lungometraggi animati e in live action).
Non è tutto.
Esiste un altro trend nel quale la produzione si è introdotta con decisione. Parliamo di quella precisa scelta di design partorita ed espressa con una certa compiutezza in ambito console da Media Molecule con Little Big Planet. Parliamo naturalmente della possibilità di creare (e condividere online) autonomamente ambientazioni e livelli inediti sfruttando un pratico e potente editor. Anche in questo senso gli obiettivi sono chiarissimi: offrire un “giocattolo” di una certa complessità ai più grandicelli, ideare ulteriori strumenti con cui ampliare ulteriormente l’offerta (e il giro d’affari), visto che si possono acquistare nuovi elementi comprando delle tessere specifiche.
Con Disney Infinity 2.0 il publisher non farà altro che esplorare e sfruttare ancor più approfonditamente i due cardini della saga, cercando ulteriormente di attrarre grandi e piccini.
Da una parte, dunque, abbiamo il coinvolgimento della Marvel. I nuovi starter pack prevedono eroi del calibro di Iron Man, Thor e La Vedova Nera. Prossimamente verranno introdotte espansioni che tireranno in ballo gli universi di The Avengers, Ultimate Spiderman e I Guardiani della Galassia: prepariamoci insomma a desiderare con ardore le statuine di Spiderman, Venom, Capitan America, Hulk, Star-Lord, Loki e molti altri. Dall’altra personaggi maggiormente indicati a un pubblico giovane: ampio spazio, nel prossimo futuro, alle action figures di Paperino, Aladin, ma anche di Hiro e Baymax: eroi di Big Hero 6, nuovo lungometraggio che esordirà nelle nostre sale a dicembre.
Anche il Toy Box seguirà questo andamento. Nuovi “pezzi” e feature andranno ad ampliare la libertà costruttiva concessa all’utente. Si potranno creare livelli in serie, interni di edifici e il numero di elementi è stato ampliato a dismisura. Al tempo stesso tuttavia, volendolo sarà possibile delegare buona parte delle complicazioni a una squadra di costruttori che, istruiti sul tipo di edificio o struttura che vogliamo erigere, si preoccuperanno di ogni dettaglio lasciandoci il piacere, del tutto facoltativo, di modificare solo alcuni dettagli.
Con Infinity, Disney non ha solo lanciato il guanto di sfida ad Activision: intende primeggiare e guidare il trend nella direzione che preferisce. Forte di un numero esorbitante di IP e grazie alla buona intuizione del Toy Box, con Disney Infinity 2.0 ci sono buone possibilità che questo sorpasso avvenga.
Se siete curiosi di saperne di più sul nuovo episodio pubblicato nel nostro territorio proprio in questi giorni e volete sapere se vale la pena regalarlo a qualche nipotino o regalarselo, vi invitiamo a leggere la nostra recensione che arriverà fra pochissimi giorni.