Birds of Prey è troppo studiato a tavolino per permettere una vera "fantasmagorica rinascita di Harley Quinn"

Birds of Prey sembra scritto seguendo una check list di decisioni corrette da prendere per rilanciare il personaggio piacendo a tutti

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Il problema di Birds of Prey, o meglio Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn (Birds of Prey and the Fantabulous Emancipation of One Harley Quinn) detto anche Harley Quinn: Birds of Prey non è che per raccontare il titolo si sprecano quasi 200 caratteri. Il cambio di “nome” al film, fatto in corsa quando già era in sala da qualche settimana, non ha evitato lo spaesamento nel pubblico. Ha giovato solo agli esercenti che potevano finalmente far stare il film all’interno dei caratteri massimi visibili sui ledwall con la programmazione.  Non è un problema nemmeno Cathy Yan, promettente regista salita a bordo dell’ambizioso film dopo un solo lungometraggio. Il suo è un lavoro su commissione dove però è riuscita a buttare dentro tutta la sua personalità. Non è lo stile che manca, anzi, abbonda fin troppo! 

Per molti spettatori questo film, arrivato nei cinema italiani il 6 febbraio 2020, è l’ultimo ricordo della sala prima del lockdown. Si ripensa quindi con un po’ di amarezza, quasi a voler dimenticare, ma nemmeno questo è un problema.

Perché tutto sommato Birds of Prey non è un brutto film. È qualcosa di peggio. Cioè un’operazione programmata di restyling in cui il metacinema e gli sguardi in camera servono a dire ai fan paganti “vi abbiamo ascoltato!”. Nessuno è immune da questo, non lo è Star Wars che con l’Ascesa di Skywalker ha fatto un’ammenda di due ore. Non lo è nemmeno la Marvel che di strizzatine d’occhio ne ha fatte parecchie, dalla scena tutta al femminile di Avengers: Endgame, agli infiniti twist del Mandarino di Ben Kingsley. Ci è caduta anche la Pixar più recente con l’imbarazzante tentativo di inclusione di una "storia" omosessuale di Onward fatto per annuire a tutti, scontentando però ogni segmento di pubblico. Persino il franchise di Fast & Furious nel nono film ci ha dato tutto quello che volevamo, sbagliandolo. Si potrebbe andare avanti così per pagine e pagine...

Solo che Birds of Prey, più degli altri, sembra scritto dopo avere letto un forum qualsiasi su Reddit e avere reagito alle opinioni lì espresse. Un programma di correzione, punto per punto, per seguire le modifiche e le idee fattibili espresse dai fan dopo avere assistito alla prima apparizione cinematografica del personaggio.

Immaginiamo un dialogo nella writing room. 

"Leggi, che cosa è piaciuto ai fan di Suicide Squad di Ayer?"

"Non Joker."

"Tranquilli, abbiamo quello di Joaquin Phoenix, no problem. Altro?"

"Pare che Margot Robbie sia piaciuta!"

"Ah Harley Quinn!"

"No, non Harley Quinn!"

"In che senso "non Harley Quinn"?"

"Perché in quel film abbiamo creato un personaggio a dir poco offensivo. Una donna succube dell’uomo che le esercita violenza, incapace di agire con un pensiero proprio. Bella sì, ma nient’altro. Abbiamo fatto intuire la sua intelligenza solo per un secondo, poi l’abbiamo limitata a fare faccette e battutine francamente improponibili in un costume che è andato benissimo alle fiere del fumetto. Francamente però ha già stufato abbondantemente con quella sua finta oscurità che però più che un villain tormentato ricorda una ragazza sfortunata che vive nei vicoli senza la possibilità di cambiarsi. Insomma, diciamolo, è una scusa per inquadrarle il didietro e portare qualche adolescente in sala. Però Margot Robbie è bravissima." 

"Lei sì, ma il personaggio no. Capito. Quindi che facciamo, ci riproviamo?"

"Sì. No. Cioè funziona eh, funzionare funziona… ma rischi di non convincerli. In rete considerano Suicide Squad acqua passata. Senza sapere cosa vogliono blaterano di futuro."

"Cioè cosa proponi?"

"Non il futuro di Suicide Squad che è una grande cazzata, io parlo del futuro di Harley Quinn. Cioè: le Birds of Prey!"

Si aprono le porte della stanza degli sceneggiatori e arriva alla produzione un faldone piuttosto corposo. Non contiene una storia, ma un’operazione di marketing per migliorare la brand reputation del personaggio. Ovvero: “rendere corretto il film su Harley Quinn, ma con una bella spruzzata di pazzia. Il peggior conservatorismo che però si tinge di simpatia, di colore, di paillettes. In una parola: Harley Quinn".

Stiamo citando, ovviamente, la locura di Boris. Il monologo pronunciato da Valerio Aprea nella fuoriserie italiana. Ovvero i due minuti che ancora oggi meglio raccontano l’assurdità delle contraddizioni di gusto che stiamo vivendo.

"La Harley Quinn di Birds of Prey ci assolve da tutti i nostri mali. Amiamo i film ricercati… ma andiamo a vederlo perché ci divertono le “leggerezze” del sabato sera. Ci fa sentire la coscienza apposto! Perché questo è il suo futuro: un film fintamente anticonformista, mentre intorno c’è il nulla”. 

Ben fatto, divertente, colorato e spettacolare, ritmato, ma profondamente e inesorabilmente vuoto. Birds of Prey mette su un piatto tutte le sue, molte, idee e le offre in sacrificio alle esigenze corporate. Tutto il segmento iniziale, l’inizio animato, Harley come narratrice inattendibile e disordinata, la liberazione da Joker e la nuova vita, sono un’inversione a U in un’autostrada percorsa al contrario dopo avere sbagliato casello.

birds prey iena bruce

Cathy Yan non scompare, la sua opera prima Dead Pigs è quasi più contenuta nell’estro cartoonesco, sebbene comunque sopra le righe. È però oberata dai check point da raggiungere: fare un personaggio autonomo, circondarla da altre donne, girare un film femminista, essere però irriverente, essere colorato, ma oscuro, violento, ma per tutti, e così via. In questo ingranaggio rigidissimo ogni colpo che centra il bersaglio non impressiona mai. Tutto va come deve andare.

Così il restyling del personaggio è arrivato qui solo a metà. Bisogna attendere infatti la versione di James Gunn, questa sì veramente libera e brillante, per trovare Margot Robbie nel pieno della forma. È lì il primo esordio di Harleen Quinzel come personaggio autonomo e cinematografico. Il resto è un antipasto.

Sempre molto definita esteticamente, non è infatti mai riuscita a emergere senza parlare. In Birds of Prey ancora la sua anarchia folle e doppia (perché è sempre dipendente da un padrone, come la maschera di Arlecchino insegna) non è la ragione delle sue azioni. Anzi, la stizza, le emozioni momentanee ed estreme (come la rabbia dopo una separazione), fanno ancora un disegno di “ragazza emotiva e pazzerella” che non fa un favore alla riuscita del film.

Gunn invece la racconta nel silenzio e con le azioni nella perfetta scena della liberazione dalle catene. I movimenti sono goffi e slapstick come in una comica di Harold Lloyd. Quando l’esecuzione è completa si rivelano freddi e precisi come quelli di un killer a sangue freddo. 

Lei è appesa con le braccia in alto, di fronte c’è il suo carceriere. Si tira su, prima abbraccia la guardia con le gambe, creando così una potenziale situazione sexy. Il crack del collo dell’uomo elimina subito ogni componente erotica. Però poi la ritrova immediatamente con il primo piano ai piedi. Mentre è appesa cammina sul cadavere e prende la chiave per liberarsi. Una situazione da comica in bianco e nero, solo che lì avrebbe fatto molti tentativi, qui azzecca il primo. Appena tocca una pistola diventa poi una macchina. Uccide tutti, tra fiori, grida e sangue. Evade, e ritorna la “dolce” Harley Quinn di sempre. 

Qui c’è la vera libertà del personaggio che prende da tutti i generi e diventa qualcosa di diverso. È imprevedibile in scena, dove anche i personaggi più preparati non sanno prevedere le sue mosse, e deve esserlo anche per il pubblico. Inscatolarla dentro le esigenze programmatiche significa tarparle le ali. Gunn ha preso la versione animata di Paul Dini e l’ha messa nel suo film senza scriverla troppo. L’ha lasciata vivere affidandosi alla sua interprete. Le ha concesso di sfuggirgli di mano. Lei è così finalmente diventata il colpo di scena, l’improvvisazione controllata. La fantasmagorica rinascita di Harley Quinn non c’è stata in Birds of Prey, ma è iniziata da qui, molto lentamente. Nella direzione giusta con i mezzi sbagliati. È servito, per lo meno, a ripulire il personaggio per poi passarlo di mano e farlo nascere al cinema per la prima volta.

Birds of Prey e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn è su Netflix.

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