Bad Movie - Guardiani Della Galassia Vol. 2, di James Gunn

Il Bad Movie della settimana è Guardiani Della Galassia Vol. 2, secondo capitolo delle avventure di Peter Quill & Co. A una seconda visione, il film è ancora più bello

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Spoiler Alert

Maternità

La madre Meredith muore. Troppo presto. Prima è stata sempre al fianco del figlio Peter Quill e dal letto d'ospedale gli ha fatto due ultimi doni mentre lui non aveva il coraggio di vedere il cancro terminare la sua opera (Gunn conosce i limiti dell'infanzia e il peso di un senso di colpa). I regali constano di una compilation musicale (guai a chi gliela tocca a Peter) e di un soprannome: Star-Lord (chi???????).

Paternità

Il padre Ego vive. Per sempre. Non è mai stato al fianco del figlio Peter Quill ma ora vorrebbe costruire dei nuovi universi con lui. In fondo la presenza del "piccolo" non è fondamentale dal momento in cui papà può fare tutto da solo utilizzando l'energia del pargolo infilzandolo e tenendolo operativo come una semplice pila come fanno le macchine con Neo (e non solo con Neo) nella realtà oltre l'apparenza di Matrix in cui il metallo ha preso il controllo sulla carne sul nostro Pianeta Terra. Il padre di Peter Quill è un Celestiale con la faccia barbuta di un Kurt Russell estremamente ambiguo. Un po' Dio come Zeus (e come lui ama ingravidare le mortali come quella volta con Alcmena da cui poi nacque un certo Ercole) o come suo papà Crono (e come lui ama fare strage di figli quando si accorge che non "funzionano" come Gamora e Nebula scoprono una volta trovata una fossa comune sul pianta di Ego). A forza di essere immortale si annoiava tremendamente. Allora ecco l'ideona: espansione. Crescere e diffondere la propria identità fino a che tutto non sarebbe stato... lui. Ecco perché piazzava quelle strane pianticelle blu di qua e di là quando pomiciava nel bosco con Meredith Quill vicino ai Dairy Queen dopo aver guidato la sua Ford Cobra per il Missouri del 1980 ascoltando Brandy You're a Fine Girl dei Looking Glass. Per Ego il tempo non esiste.
Per James Gunn, invece, sì.

34 anni dopo

Non è un caso che Gunn imponga, subito dopo un apparentemente giocoso prologo in Missouri con un Kurt Russell ringiovanito al computer e una solare Laura Haddock, quella gigantesca didascalia con una scritta così deprimente per un cinecomics come "34 anni dopo". Per il regista e sceneggiatore nordamericano è molto importante ribadire in Guardiani Della Galassia Vol. 2 che la caducità è meglio dell'immortalità e che l'umanità (sia nel suo significato letterale che metaforico) è all'altezza della divinità o quantomeno non una cosa da sottovalutare ("Fermati Peter! Uccidendomi diventerai un mortale!" cercherà di convincerlo il subdolo Ego per avere la seguente risposta finalmente fiera del figlio : "E che ci sarebbe di male in questo?"). 34 anni dopo il 1980 siamo in un prosaico 2014 in cui Peter Quill in arte Star-Lord (adesso qualcuno lo conosce e infatti addirittura il papà Celestiale ha sentito parlare di lui), Gamora, Drax, Rocket Raccoon e il Baby Groot sono finalmente diventati degli ufficiali Guardiani Della Galassia dopo le esaltanti vicende raccontate nel primo capitolo. Tutto il secondo film dedicato a questi personaggi minori della galassia Marvel racconta di rivelazioni, rivoluzioni e viaggi dell'antieroe. È esaltante come Gunn si comporti come il miglior esponente della schiatta dei registi umanisti (leggi: in grado di abbracciare l'importanza del non protagonismo) alla Robert Altman o Vittorio De Sica nel momento in cui concepisce il suo secondo blockbuster come un intricato gioco di relazioni interpersonali dove anche i personaggi minori hanno uno spazio maggiore. D'altronde questa saga si intitola come un gruppo (Guardiani Della Galassia) e non come delle individualità (Spider-Man o Captain America o Iron Man). La collettività in questa visione è essenziale.
Quindi vedremo Gamora & Nebula (le sorelle cercheranno di capirsi dopo che una ha provato a reinterpretare la famosa scena di Intrigo Internazionale di Alfred Hitchcock a modo suo cercando di fare fuori la sorella sparando come una pazza da un aereo in volo mentre l'altra scappa per la strana campagna del pianeta di Ego), Drax & Mantis (lui ha imparato a conoscere, finalmente, il senso dell'umorismo ma con il tatto... ha ancora qualche problema), Yondu & Rocket Raccoon ("Tu sei come me!" urlerà al procione il ravager rinnegato cercando di spiegare all'animale geneticamente modificato che la loro innata aggressività e scortesia è in realtà una forma di debolezza psicologica), Peter Quill & Ego (stare con papà a fare il Celestiale oppure preferire di sporcarsi le mani con la normalità?). Tra questi ricchi dualismi troveremo, e sempre in soli 136 minuti, anche degli antipatici interamente dorati come la sfortunata signora di Agente 007 - Missione Goldfinger (si chiamano Sovereign), un ravager pronto a prendere il posto di Yondu (l'amatissimo fratello del regista ancora più espanso rispetto al primo episodio e sempre ricordato come il vero autore della creazione della recitazione vocale di Rocket Raccoon rispetto al mero esecutore Bradley Cooper), la crescita di Baby Groot e la definitiva, speriamo, fine del non detto tra Gamora e Peter per l'inizio di quella che sarà una splendida storia d'amore.
Gunn riesce ad infilare in tutte queste sottotrame anche un bello spaccato sul mondo dei ravager (statuario cammeo di Sylvester Stallone) e un finale strappalacrime (in senso buono) sulla nuova liaison padre-figlio Peter Quill-Yondu.

Conclusioni

A una seconda visione ci si rende ancora più conto che bel film abbia fatto James Gunn. C'è tutto: azione, umorismo, violenza, sarcasmo, sentimento, guerra, lacrime, politica, nostalgia, prospettiva futura. Gunn riesce ancora una volta a creare il film perfetto per un'epoca in cui i genitori sono figli quasi quanto più dei loro figli. Con il primo Guardiani Della Galassia aveva introdotto i personaggi looser dentro l'universo popular Marvel e vinto con un rock'n'roll quasi marginale del passato tra le stelle del futuro con sgraziati walkman anni '80 dalle cuffie arancioni indossati su una stazione orbitante e un momento di pura demenzialità che mai avremmo potuto immaginare di vedere in un film Marvel (quando Peter, improvvisamente, ballò cogliendo totalmente di sorpresa Ronan l'accusatore).
Con questo secondo film ha spinto ancora di più il tasto sulla forza di personaggi né buoni né cattivi ma semplicemente umani e quindi in grado di sbagliare, cadere vittime del non detto (tra possibili amanti e parenti allargati), farsi prendere dalla furia o, più semplicemente, commettere degli errori.
L'immortalità (Ego) e l'eugenetica (Sovereign) sono "personaggi" per Gunn minuscoli.
La rabbia, lo sconforto, la testardaggine, la speranza, l'amore e la possibilità di cambiare idea, invece, sono per lui i veri guardiani di questa irresistibile galassia.

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