Alien 3 e la cartuccia dimenticata - Giochi d'archivio #05

Il più particolare dei tie-in videoludici di Alien 3 è il protagonista del nuovo numero di Giochi d'archivio

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Non fosse per Netflix e l’accoppiata PlayStation 4/Nintendo Switch, quella scatola magica che risponde al nome di televisore se ne rimarrebbe sempre spenta in salotto. Eppure, questa volta, è stata la cara vecchia televisione a ispirare la nuova puntata di giochi d’archivio. Nello specifico, Rai 4.

Accade infatti che in questi giorni il canale Rai abbia deciso di trasmettere tutti i film della saga di Alien, dal primo del 1979 a Prometheus del 2012 (Covenant non ha ancora raggiunto il piccolo schermo): una buona occasione per rispolverare la memoria. Si parte col primo, grande film di Scott e si prosegue poi con la trasformazione stile caccia al mostro di Cameron e Fincher, passando poi per la piccola parentesi di W.S. Anderson (lo smargiasso crossover Alien VS Predator) prima di tornare allo Scott del prequel. Una bella carrellata per trascorrere una settimana intera in compagnia di astronavi opprimenti, ambigui cyborg e xenomorfi vagamente fallici, per un bel tuffo in una fantascienza da incubo.

[caption id="attachment_180647" align="aligncenter" width="1280"]Alien 3 screenshot I titoli del gioco[/caption]

Dopo aver ripreso servizio all'Archivio Videoludico, mi è sorta una certa curiosità: quanti sono i videogiochi dedicati ad Alien? Di recente l’ottimo Isolation; nel 2013, il controverso Colonial Marines. Nel 1996, l’affascinante Alien Trilogy. D’accordo, e poi? Girovagando per i materiali d’archivio e con qualche ricerca incrociata se ne trovano circa una trentina, sparpagliati e trasposti su numerose console. Dal mucchio spicca una cartuccina per Game Boy: il tie-in di Alien 3, sviluppato da Bits Studios e pubblicato nel 1993. Cartuccia prontamente inserita nel Game Boy d’ordinanza.

"Sorprende il fatto che la mappa, gestita da una prospettiva isometrica che consente di muoversi in verticale e in orizzontale, sia sostanzialmente esplorabile in libertà fin da subito"Ad aprire il gioco, dopo la schermata iniziale dedicata allo xenomorfo, alcuni dei protagonisti del film: dopo aver introdotto contesto e ambientazione, i nostri danno il benvenuto a Ripley, avatar che utilizzeremo nel corso dell’avventura. Siamo quindi liberi di aggirarci per la base-prigione: a interrompere l’esplorazione stringhe di testo che preannunciano l’attacco di sgattaiolanti alieni a danno di poveri innocenti. Sorprende il fatto che la mappa, gestita da una prospettiva isometrica che consente di muoversi in verticale e in orizzontale, sia sostanzialmente esplorabile in libertà fin da subito. Muoversi al suo interno evitando una morte atroce, quello è il problema: rimediare chiavi d’accesso e trovare le armi disseminate qua e là nel minor tempo possibile, in attesa che i corridoi vengano affollati da mostri assassini. Tutto si basa sull’abilità del giocatore di schivare le creature che lo inseguono, sulle armi a disposizione e sulla capacità di utilizzarle per difendersi nel tentativo di raggiungere l’uscita e salvarsi la pelle.

[caption id="attachment_180648" align="aligncenter" width="1280"]Alien 3 screenshot Sempre cazzuta, Ripley[/caption]

Se è vero che le limitazioni tecniche del Game Boy costringono gli sviluppatori a operare una ricostruzione lacunosa, d’altra parte invitano il giocatore a riempire i vuoti con atmosfere ed estetiche provenienti direttamente dalla controparte cinematografica. Complice, per quanto riguarda l’effetto di ansia e oppressione, la scelta degli sviluppatori di non inserire alcuna possibilità di salvataggio: ogni volta che Ripley viene divorata dagli alieni siamo costretti a iniziare daccapo la partita. Nello speciale pubblicato sul numero 157 del magazine britannico Retro Gamer, uno dei pochi a trattare trasversalmente le trasposizioni di Alien 3 su console, una simile decisione viene definita assurda; il gioco viene tuttavia lodato dal punto di vista grafico e il veloce commento si conclude con un "Surprisingly good". Quella per Game Boy è probabilmente una delle versioni meno conosciute tra i tie-in tratti dal film di Fincher: rispolverarla potrebbe essere un'ottima idea.

A cura di Stefano Caselli

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