La prova del tempo: 1977, l'anno di Guerre Stellari (e non solo)
Nel nuovo appuntamento con la nostra rubrica Plus dedicata alla storia del box-office, parliamo del 1977 e del fenomeno Guerre Stellari
Guerre stellari - $221,280,994
Il bandito e la madama - $126,737,428
Incontri ravvicinati del terzo tipo - $116,395,460
La febbre del sabato sera - $94,213,184
Goodbye amore mio - $82,000,470
Quell'ultimo ponte - $50,750,000
Abissi - $47,346,365
La spia che mi amava - $46,838,673
Bentornato Dio! - $41,687,243
Io e Annie - $38,251,425
Ma ovviamente il film più interessante a livello di marketing è Guerre stellari (lo chiamerò così, spero di non confondervi): un'operazione revival che era contemporaneamente un trionfo di nuove idee, mash-up avventurosi delle fonti più disparate da Flash Gordon a Kurosawa, e tecnologie ed effetti speciali mai visti prima. Prendendo spunto dall'esperienza dell'amico Spielberg durante Lo squalo, George Lucas pretese e ottenne un contratto senza precedenti: un grosso taglio allo stipendio in cambio del 100% dei diritti sul merchandising e sui sequel. Il conseguente, devastante impatto culturale, è ancora costantemente sotto i nostri occhi. Furono decisive soprattutto le action figures, l'insistenza di Lucas nel creare una linea di pupazzetti che oltre a istigare manie di collezionismo consolidò il mondo descritto nel film stimolando la fantasia e le aspettative per i sequel: esemplare anche come per esse fu soltanto una piccola compagnia di giocattoli come la Kenner a convincersi dell'utilità dell'investimento. Ma esistono intere enciclopedie sull'argomento. Basti considerare che dopo oltre 40 anni, e ancora di più dopo la cessione dei diritti di Lucas alla Disney nel 2012, Star Wars non è soltanto un punto esemplare di riferimento, ma ancora il brand da battere quando si parla di marketing e merchandising.
Al quarto posto abbiamo un altro fenomeno che provocò un terremoto culturale non indifferente: La febbre del sabato sera. Fece sostanzialmente due colpacci: lanciò John Travolta, incarnazione moderna degli attori ballerini di una volta; ripescò i Bee Gees, che si re-inventarono padrini della disco music producendo uno dei dischi più venduti di sempre e lanciando una delle mode più potenti di sempre. Il film è tutt'ora frainteso da chi non l'ha mai visto: deve moltissimo al primo Rocky come struttura e stile, ma come e più di esso si preoccupa di descrivere e raccontare ciò che porta il suo protagonista a sfogarsi nella danza più che la danza stessa.
Vanno ancora forte i film di guerra con cast stellare: a questo turno abbiamo Quell'ultimo ponte, con Sean Connery, Gene Hackman, Robert Redford, Ryan O'Neal, James Caan, Michael Caine, Laurence Olivier... e non solo, pare l'Avengers: Endgame dei 70s, tranne che incassò la metà della Febbre del sabato sera.
Si fanno notare anche il terzo James Bond con Roger Moore (La spia che mi amava), uno dei più grandi classici di Woody Allen (Io e Annie, che trionfò agli Oscar) e Abissi, tentativo di sfruttare la scia dello Squalo di Spielberg producendo un kolossal tratto da un libro dello stesso autore.
I dimenticati
Dopo il successo di A piedi nudi nel parco e La strana coppia, Neil Simon era diventato uno di quegli autori capaci di vendere un film unicamente col proprio nome. Hollywood faceva a gara per adattare le sue opere teatrali, e lui si occupava in prima persona della sceneggiatura per garantirne la qualità. Goodbye amore mio! aveva un plot semplice: single disoccupata con figlia di 10 anni a carico è costretta a condividere un appartamento con un aspirante attore teatrale, di cui finirà per innamorarsi. È probabilmente ingiusto considerarlo "dimenticato" fra gli appassionati del genere, ma è sostanzialmente scomparso dalla memoria collettiva e fa decisamente impressione vederlo al quinto posto, a pochissima distanza da La febbre del sabato sera e a diverse spanne da tutti quelli sotto – lista che include il miglior Bond con Roger Moore e uno dei film più amati di Woody Allen. E segnalo anche Bentornato Dio!, firmato da un'altra leggenda come Carl Reiner, la cui funzione di "simpatica commedia in cui Dio interagisce con una persona qualunque" è stata oggi rimpiazzata dal più moderno e appariscente Una settimana da Dio.
I sottovalutati
Annata onestamente meno frizzante del solito. Può essere che Guerre stellari avesse trionfato anche per mancanza di concorrenza? O magari l'ha soffocata? Non ci sono veri grandi classici nelle posizioni inferiori, a parte due titoli Disney come Le avventure di Bianca e Bernie e Elliott il drago invisibile. Vi sfido a ricordarvi soprattutto di Gli eroi, road movie con Henry "Fonzie" Winkler, Sally Field e un ruolo secondario per Harrison Ford, che finì tra i primi 20 incassando più di Alta tensione di Mel Brooks, del terzo Airport e del terzo film con il maggiolino Herbie. Ancora più sotto L'esorcista 2: L'eretico, che pur recuperando gli investimenti non infiammò nessuno e soffrì di una pessima accoglienza critica. Posizioni solide invece per altre avventure con Burt Reynolds (Un gioco da duri) e Clint Eastwood (L'uomo nel mirino).
Il grande flop
Il salario della paura era il grande ritorno di William Friedkin dopo il successo epocale di L'esorcista. Secondo adattamento dell'omonimo romanzo di Georges Arnaud dopo Vite vendute di Cluzot, base imprescindibile del cinema action, il film di Friedkin soffrì di una lavorazione travagliata, diversi compromessi, un'uscita ancora smorzata dal clamore suscitato da Guerre stellari, un titolo originale fuorviante (Sorcerer – Mago). Incassò 9 milioni contro un budget di 22. Oggi è stato giustamente rivalutato come capolavoro.
E in Italia?
L'ordine degli incassi è simile a quello americano, ma al posto di Il bandito e la madama abbiamo In nome del Papa Re con Nino Manfredi. Si segnala anche un nono posto per una riedizione di Via col vento, classico exploit da attribuirsi in buona parte all'era pre-homevideo.