Al Ewing presenta We Only Find Them When They're Dead
Al Ewing presenta personaggi e atmosfere di Whe Only Find Them When They're Dead, la space opera creata assieme a Simone Di Meo
Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.
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Al Ewing - L'horror nello spazio non è esattamente ciò a cui stiamo puntando, ma sarà un effetto collaterale di ciò che raccontiamo. Stiamo cercando di regalarvi piuttosto grande meraviglia. L'ispirazione è arrivata da alcune delle fila che sto percorrendo nelle mie storie mainstream: idee che hanno a che fare con entità cosmiche, dei, morte, religione. All'interno di un universo narrativo condiviso hai dei limiti, dato che devi mantenerlo coerente anche per altri. Con questo progetto, potrò seguire i miei pensieri ovunque mi portino. Abbiamo un sacco di spazio per giocare.
Gli eventi si aprono nel futuro, nel 2367. L'umanità è ancora in giro ed è ancora dipendente dal consumo di risorse non rinnovabili. In particolare, rari metalli e materiali biochimici che possono essere scovati solo in un luogo, ovvero i cadaveri alla deriva nello spazio di enormi divinità intergalattiche. Passeremo i primi cinque numeri assieme a una comunità di minatori al limite estremo della galassia che, un secolo fa, è passata dallo scavare asteroidi allo scavare cadaveri con astronavi da autopsia dall'equipaggio numericamente variabile.
La vita, nelle zone più interne della galassia, è più comoda e piacevole. Qui è invece abbastanza tosta e decisamente prona all'aumento della corruzione tra le grandi compagnie. Per l'ennesima volta, l'umanità si prende più di quanto sia sostenibile e ci sono decisamente troppe navi da autopsia che vanno a caccia di troppi pochi dei.
Vedremo parte dell'uso delle sostanze recuperate nel primo numero. L'umor vitreo degli occhi è usato per i medicinali, il metallo delle armature cosmiche per bombe ed altri armamenti. Non farei fatica a immaginare che ci siano anche un sacco di oggetti di lusso prodotti con le parti recuperate, nonché cene molto costose. Mi è capitato di mangiare la guancia vitello e posso solo immaginare quanto sia più deliziosa quella di un dio.
Il capitano Georges Malik è un uomo inseguito dai fantasmi. Riveleremo parte della questione, così come i suoi rapporti con gli altri personaggi, con l'andare della storia, ma le tragedie del passato gli hanno lasciato addosso un'ossessione costante, di cui vedremo la natura nel corso dei primi cinque numeri. In qualche modo, sarà il nostro capitano Ahab.
La Vihaan II è una nave per quattro persone, quindi l'equipaggio è un po' una famiglia, tranne che per uno che ancora deve ambientarsi. Ho menzionato il capitano, Georges Malik, che conosce da una vita Alice Wirth, timoniera, incaricata di gestire la stiva e di recuperare le parti degli dei. Le quali sono recuperate da Ella Hauer, coroner, e dal gigantesco bisturi laser che controlla dalla cabina frontale della nave.
Alice è la più vecchia amica di Georges, dotata di un fascino naturale che la rende una gioia da scrivere. Ella è un po' più appuntita, non altrettanto disposta a fidarsi del capitano e a condividere la sua visione delle cose. La sua priorità è il benessere di suo fratello minore, Jason Hauer, ingegnere, che si occupa delle comunicazioni e delle riparazioni e ha un rapporto tutto suo con il capitano.
Le navi da autopsia sono scortate da altri vascelli, caccia da una persona pronti a colpire chiunque tenti un furto, cerchi di tornare alla base per vie non consentite o di vendere il proprio carico sul mercato nero. Questi tentativi succedono in continuazione e la nostra "rogue", Paula Richter, è sempre pronta a colpire duro. Anche troppo. Raramente ci sono sopravvissuti. Paula ha i suoi scheletri nell'armadio, in parte condivisi con Malik, e quando le cose andranno storte la condurranno alla decisione di mettersi sulle sue tracce in solitaria.
Qua e là ci sarà azione, così come le parti drammatiche, ma l'intento è quello di raccontare una storia dal tono più umile, che lasci spazio per respirare, soprattutto all'inizio. Le divinità decedute sono oggetti misteriosi e colmi di tragedia e dovremmo prenderci tutto il tempo per vederli davvero per quel che sono. Cercheremo di rendere la scoperta di ognuno di loro un momento speciale e Simone è stato incredibilmente prezioso, in questo senso.
Come co-creatore ha fatto un lavoro colossale di design per la serie, prendendo semplici idee e miei pensieri sparsi, per poi dar loro una forma e renderli mondi tridimensionali e vivi. Ma è stato anche brillantissimo nel raccontare i piccoli momenti emotivi e la magnificenza cosmica del contesto, facendo un lavoro oltre le aspettative da ogni punto di vista. Non avrei potuto sognare un miglior collega.
Nei fatti, la storia non è diversa da quelle che racconto per la Marvel: enorme, cosmica, drammatica. Ma sta fuori dal genere super eroico, quindi ora navigo nel mio universo personale, posso spingere quanto mi pare in qualunque direzione io voglia, senza preoccuparmi di pestare i piedi ad altri scrittori, il che è molto divertente. E credo che, nel corso del tempo, condurrà a un sacco di cose entusiasmanti.
Fonte: CBR